segnalato dalla Redazione
.
Riproponiamo in chiaro, sempre da la Repubblica, l’articolo proposto ieri in link, in appendice ad altri sullo stesso tema (leggi qui).
Si sarà capito che il tema ci interessa molto da vicino, per essere stato il sito oggetto nei giorni scorsi di ben due intimazioni di pagamento per inosservanza dei diritti d’autore (riguardanti per lo più l’uso di locandine cinematografiche), risalenti fino a otto anni fa. Ben vengano delle norme meno oscurantiste e iugulatorie in questo delicata materia.
Ieri la Repubblica ha pubblicato una pagina bianca perché ormai mostrare i capolavori è diventato quasi impossibile.
Ma ora la Società italiana autori ed editori cambia rotta.
Le pagine della Cultura di Repubblica pubblicate ieri con gli spazi delle foto bianchi. Un modo per segnalare come sia diventato quasi impossibile per i giornali corredare gli articoli con le foto di opere d’arte per i costi Siae.
Oggi la risposta del presidente Salvatore Nastasi.
L’articolo di Repubblica di oggi 31 maggio 2024
L’intervista
Rivoluzione Siae “Arte gratuita sui giornali”
di Dario Olivero
Dopo la nostra denuncia sulle tariffe altissime e la troppa burocrazia sulle liberatorie per riprodurre le opere, il presidente Salvatore Nastasi annuncia:
“È diritto di cronaca fino a quattro immagini per articolo”
I tempi sono maturi per questa riforma
Per l’informazione però la vera sfida è l’Intelligenza Artificiale
«Quattro immagini gratis per ogni articolo di cronaca, su carta o online. Senza limiti di dimensioni». E ancora: «Noi vogliamo il regime più liberale d’Europa in materia». È l’impegno di Salvatore Nastasi, presidente della Siae, la Società italiana autori ed editori dopo la pagina di ieri di Repubblica uscita senza le foto delle opere d’arte.
Un’azione dimostrativa per ribadire il diritto di cronaca dei giornali messo in crisi dalla politica sempre più restrittiva della Siae.
Tariffe troppo alte per riprodurre le immagini che spesso penalizzano le istituzioni che non possono permettersi quei costi e lungaggini burocratiche per ottenere dalla Società la liberatoria delle immagini. Con il risultato che spesso artisti, opere o musei rischiano di non essere segnalati, con grave danno per loro, per i giornali e soprattutto per i lettori interessati alla cultura e non solo.
Nastasi, che fin dalla mattina di ieri aveva annunciato sul sito di Repubblica quella che è di fatto una rivoluzione nei rapporti tra autori e mondo dei giornali, ribadisce la sua posizione in questa intervista.
Avvocato Nastasi, ci voleva così poco, dunque? Un articolo di giornale?
«Stavamo lavorando da un anno a questa proposta, l’articolo di Repubblica ha mostrato che i tempi erano maturi per formalizzarla».
Un anno per capire che c’era un serio conflitto tra legittimi interessi degli autori delle opere e legittimo diritto di un giornale a parlare di quelle opere senza essere costretti a pagare o a lungaggini burocratiche infinite?
«Avete affrontato un tema delicato che investe contemporaneamente sia diritto di cronaca e libertà di stampa sia rispetto della norma vigente, anche se datata, sulla tutela della proprietà intellettuale delle immagini. Questo ci impegna ad accelerare e risolvere in maniera chiara e definitiva la questione. Nei prossimi giorni proporrò al consiglio di gestione della Società una soluzione che rispetti le norme ma che consenta di mettersi al passo coi tempi e in linea con le principali nazioni europee».
Sinceramente non ci aspettavamo una reazione così liberale. Anzi, eravamo pronti al muro contro muro come è stato fino a oggi. E invece la Siae ci ha sorpreso…
«Anch’io sono rimasto sorpreso da quanto ho letto su Repubblica: la Siae, come tutte le collecting, non è un’emanazione del governo, è stata solo costituita nella forma di ente pubblico per renderla forte e gli autori ed editori italiani sono orgogliosi della sua indipendenza».
Ribadita questa distanza, lei sta dando un cambio di rotta che sembrava impensabile. Che cosa l’ha convinta?
«La norma della legge del 1941 sul diritto d’autore, relativa al “diritto di cronaca”, modificata e integrata negli anni successivi, contiene una dizione che la renderà sempre soggetta a interpretazione quando recita genericamente “nei limiti del diritto di cronaca”. Negli anni, dopo varie pronunce di diversi giudici civili, in base alla forza della stampa e al contesto politico, la Siae ha cambiato spesso posizione. E non puoi far vivere gli utilizzatori nell’incertezza di quel diritto. È il momento di una posizione chiara in equilibrio tra proprietà intellettuale e libertà di stampa. Però se posso aggiungere una cosa riguardo ai giornali…».
Prego.
«Mentre noi in Italia disputiamo di questa vicenda che dal punto di vista economico è minima, il New York Times sta difendendo i suoi contenuti intellettuali dall’Intelligenza Artificiale. A questo vogliamo pensare noi, alle sfide di un mondo che cambia di continuo. È una battaglia cui non possiamo rinunciare».
Nessuno nega, soprattutto chi lavora nei giornali, l’importanza della difesa dei contenuti intellettuali, minacciati dall’IA o dalla semplice pirateria. Ma qui si sta parlando di un altro problema che investe musei, gallerie, istituzioni culturali che dopo il Covid sono stati schiacciati dall’aumento del tariffario Siae e dalla difficoltà di promuovere mostre e opere d’arte.
«Lei conosce il mio curriculum. Vengo dal ministero della Cultura.
Quasi dieci anni fa, tra i primi al mondo, abbiamo deciso di liberalizzare le immagini delle opere nei musei. Qual era la ratio? Al di là di quanto tu possa far pagare un’immagine, la valorizzazione e la promozione di quell’opera valgono spesso di più di qualunque tariffa tu possa applicare. Molto di più».
Le faccio un esempio, se posso.
«Prego».
Stiamo preparando una copertina di Robinson su un grande artista tutelato Siae. Sarà tra due settimane, abbiamo cominciato la pratica per la liberatoria da due settimane. Siamo ottimisti di risolverla ma come sempre la burocrazia ha tempi metafisicamente diversi da quelli di un giornale. Che cosa accadrà quando il suo provvedimento entrerà in vigore?
«Semplice, se è diritto di cronaca non dovrete fare nulla. Fine della burocrazia».
La burocrazia è nell’anima, non nelle procedure.
«E lo dice a me che nella burocrazia sono cresciuto? Ma guardi che è già accaduto in Siae per il deposito dei brani di musica per gli autori ed editori. Un ragazzo registra un brano e in tempo reale lo deposita e ciao! La burocrazia si scioglie come neve al sole».
Lei ha avuto questo mandato? Liberalizzare?
«I presidenti della Siae, che sono sempre stati espressione del mondo degli autori ed editori, ora si sono affidati a un personalità diversa.
Quando mi hanno offerto questo ruolo ho chiesto loro il perché di un cambiamento così radicale. Mi hanno risposto che dopo il Covid il mondo dei diritti si è completamente trasformato ed evoluto. Serviva una figura con una formazione ed un’esperienza diverse. Per questo ho accettato. È una questione culturale. Oggi la Siae deve essere più coraggiosa, il mondo è cambiato molto velocemente e noi combattiamo per la tutela del diritto d’autore nel mondo digitale. E forse è per questo che, nonostante il monopolio nel mercato sul diritto d’autore sia finito dal 2017, ancora oggi oltre centomila autori ed editori scelgono liberamente di farsi rappresentare da noi».
[Intervista di Dario Olivero – Da la Repubblica del 31 maggio 2024]