di Pasquale Scarpati
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Caro cumpa’ Sandro e cari della Redazione
Recatomi sull’isola per una festa di comunione, ho avuto le sensazioni che partecipo ai lettori.
Un caro saluto da Pasquale
Il risveglio
L’Isola, sonnacchiosa, dopo un lungo torpore si risveglia. Si siede ai piedi del letto, sbadiglia e stende le sue braccia, tra il Porto e S. Antonio. Un brusìo sommesso lungo corso Carlo Pisacane o la banchina vecchia, ancora addormentata con i suoi occhi ancora non del tutto ancora aperti.
Un po’ di vivacità quando attracca la nave. Come api che gironzolano intorno all’alveare, così le persone si affollano intorno all’imbarco e ronzano piccoli veicoli. Qualcuno, come se avesse ancora una voce assonnata, risponde a qualche forestiero che pone delle domande. Un giovane chiede di affittare una barca; si avverte, però, che non ne ha molto dimestichezza. E’ incerto nel rispondere alle domande di chi affitta, per cui quello, accennando a ‘u casecavall’, gli dice: “Guarda! Quello lì è uno scoglio, non un palo!”. Sorrido tra me e me dell’ingenuità dell’uno e dell’arguzia dell’altro.
Qualcuno prepara già alcune leccornie; altri gestori, fuori dal loro negozio, chiacchierano tranquillamente tra loro, raccontando… Nei loro volti non si nota né la frenesìa del fare (quella che mostrano durante la stagione estiva) né la stanchezza di fine stagione.
Io mi godo l’Isola e le persone.
Noto, ma solo dall’esterno, la chiesa messa a nuovo e mi rammarico dell’antico albero abbattuto. Con le persone abbiamo modo di parlare lungamente: del passato, del presente ed anche del futuro. Solo ora è possibile e forse durante la stagione autunnale. Durante l’inverno bisogna cercarle con il “lanternino” come faceva Diogene (quelle che ci sono!). Qualcuno già assapora la salsedine sul far della sera, nel mare davanti alla spiaggia di Sant’Antonio. Ora lo può fare perché non molti sono i natanti ormeggiati e non c’è ancora il via vai dei motori che sputano benzina o nafta!
L’intermittente pioggia di domenica 19 maggio non mortifica la bella funzione religiosa organizzata da padre Francesco per la prima comunione di appena sette bambini.
Entro in chiesa e mi stupisco che sia così piccola come guscio di noce. I canti si spandono nelle piccole navate e le tenere voci dei bimbi che leggono, ad uno ad uno, le loro promesse inteneriscono il cuore. Si è talmente emozionati che il sacerdote deve chiedere più volte, ai presenti il silenzio ed il raccoglimento. Ma si percepisce comunque un brusìo ed una certa carica emotiva. È festa, e ne anticipa un’altra , quella più solenne.
Tutti si augurano una “ stagione” favorevole e aprono le ante dei balconi e delle finestre, fino a pochi giorni prima rinserrate, quasi ad accogliere chi viene a godere il primo Sole. Molti anzi, durante il percorso in nave, già si sdraiano sulle panche a petto nudo quasi ad assaporare e/o a prendere il più piccolo frammento di luce. Un gruppo di turisti, nei pressi d’u ruttone’i ciancoss ci saluta come se fossimo delle vecchie conoscenze. Lo possono fare perché non distratti dalla calca né dalle loro “gomitate”.
Rispondiamo con viso allegro e soprattutto calmi, rinfrancati, entusiasti per l’accoglienza e rilassati. La frenesia è lontana, oltre il mare.
L’Isola mostra in questo periodo il suo lato più attraente soprattutto per chi vi è nato e vi ha trascorso parte della sua vita. Tutto sembra calmo, anche l’ennesimo botto: quello di Cala Fonte. Sembra il suono di una tromba attenuato dalla sordina o di un tamburo di una batteria “strofinato” da un paio di spazzole!
Ora è vietato fermarsi, ora è vietato congetturare ed argomentare: a metà del mese di maggio bisogna agire!
Dopo… chissà!
Ponza, la giornata del 22 maggio 2024