di Enzo Di Fazio
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L’epicrisi di questa domenica toccava a me, ma ho avuto importanti motivi di impegno personale che non mi hanno permesso di svolgerla. Ci impiego abbastanza tempo e non volevo farla “a tirar via”; in compenso ho assicurato a Sandro che mi sostituirà – grazie, a buon rendere! -, un piccolo contributo su alcuni degli argomenti che gli stanno più a cuore. Leggerete la sua epicrisi domattina.
E.D.F.
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Una settimana questa che sta per concludersi ricca di notizie e spunti di riflessioni derivanti dagli articoli pubblicati sul sito.
E c’è tanta Ponza e tanto interesse intorno all’isola, contrariamente a quanto di norma avviene.
Guardando il numero dei contatti che ci fornisce il contatore di accessi che abbiamo a disposizione per misurare il grado d’interesse su quanto pubblicato, certamente é la querelle scaturita dalle corse saltate dalla nave Quirino nella settimana di Pasqua ad aver avuto più lettori e acceso gli animi, mettendo tutti contro tutti. Il problema c’è e rimane, e ruota essenzialmente intorno alla inadeguatezza e vetustà delle navi.
Tra gli altri articoli della settimana che hanno destato più interesse ci sono quelli riguardanti il “futuro” porto di cala dell’Acqua e il destino del “Comprensorio 13”.
In particolare i due articoli sulla trama dei sogni pubblicato da Sandro agli inizi della settimana leggi qui e qui – cui ha fatto eco l’articolo di Guido Del Gizzo (leggi qui), che meritano qualche riflessione in più, proponendo delle indicazioni che potrebbero permettere al sogno di diventare realtà, malgrado le difficoltà obiettive esistenti e le resistenze al cambiamento che di norma ci sono quando ci troviamo difronte a processi rivoluzionari.
L’ho trovato interessante probabilmente perché anche io sono un po’ sognatore, ma soprattutto perché qualche giorno fa, tra i tanti servizi che i canali televisivi propongono sulla natura e sul territorio del nostro Paese, ne ho visto uno che mi ha particolarmente colpito perché ha raccontato proprio di un sogno che è diventato realtà.
La storia è quella del Mulinum, nato con il crowdfunding, che tutela i grani antichi di Calabria.
Prima di inoltrarci nel racconto è doveroso dire qualcosa sul crowdfunding, termine di non uso comune e di difficile pronuncia. Per spiegarlo prendo a prestito quanto scrive la Banca d’Italia nella sua rubrica economica. Troverete qualche notizia nella nota riportata in fondo alla pagina (*)
Ma ritorniamo alla storia del Mulino.
Grazie alle idee di Stefano Caccavari, un imprenditore studioso di economia colto e visionario legato alla propria terra, è nato un nuovo modo di fare agricoltura, di macinare il grano e di rafforzare il legame con il territorio e le antiche coltivazioni (per chi volesse saperne di più rimando all’articolo pubblicato il 7 ottobre del 2023 sulla rivista The Good in Town, fatti e persone che cambiano il mondo).
https://www.thegoodintown.it/mulinum-tutela-grani-antichi-calabria/
Il luogo interessato è San Floro, un piccolo borgo della Calabria, dove intorno al 2015 l’idea che si stesse creando una delle più grandi discariche europee ha provocato la mobilitazione dei cittadini che non solo ha impedito che quella discarica nascesse ma ha fatto sì che quella minaccia si trasformasse in opportunità.
In questa storia ci ho proiettato un po’ la situazione di Cala dell’Acqua e del Comprensorio 13, che da zona degradata e abbandonata qual è oggi potrebbe diventare fiore all’occhiello dell’isola e zona di sviluppo ed opportunità di lavoro per i fornesi.
L’idea di un concorso internazionale per un Borgo marinaro di cala dell’Acqua che ha partorito Sandro non è effimera.
Il successo di San Florio parte dal coinvolgimento delle persone del luogo che diventano affittuari dei terreni incolti e l’idea del recupero trova nei canali social la sua amplificazione. E quando viene lanciato il progetto successivo di recupero di un vecchio mulino in pietra (progetto Mulinum), per ritornare a fare il pane con i grani autoctoni il suo appello su Facebook trova la risposta di 100 persone, che aderiscono alla campagna di crowdfunding. Il coinvolgimento è sorprendente e in tre mesi viene raggiunta la cifra record di 500.000,00 euro. Di lì a poco i soci diventano 300 con una raccolta complessiva che ha superato 1,4milioni di euro, rendendo Mulinum il più grande caso italiano di crowdfunding nel settore agricolo, mentre altre iniziative simili stanno nascendo in altre regioni d’Italia.
Certo Cala dell’Acqua e il Comprensorio 13 hanno bisogno di ben altre risorse, in termini di investimenti. Ma alla base del progetto di San Floro ci sono innanzitutto passione, coinvolgimento, dedizione, impegno e rispetto del territorio, tutti elementi che hanno reso possibile trasformare un’idea in una realtà vincente, dimostrando come tradizione e innovazione possono coesistere. Tutti elementi che a Ponza, pur presenti e depositati in singole persone, dovrebbero essere coltivati e veicolati verso una realtà vincente. E questo può avvenire solo se si ricorre alle competenze degli esperti, a quelle delle Università e al coinvolgimento degli isolani, con particolare riguardo ai giovani locali, cui fa riferimento Arturo Gallia nel suo commento all’articolo “Ponza, un po’ di storia vissuta del Comprensorio 13”, affinché le giovani generazioni possano diventare custodi del proprio territorio e attori del proprio futuro.
Travalicando i confini dell’isola ci si imbatte, poi, nei problemi del mondo che comunque arrivano sull’isola grazie ai media, alle tv, ai social, ma anche grazie al sito Ponzaracconta.
Far finta di niente significa solo comportarsi come gli struzzi quando nascondono la testa sotto la terra. Cosa diversa è porsi delle domande, cercare di sapere e nei limiti del possibile avere delle risposte. E poi atteggiarsi di conseguenza senza farsi travolgere da pensieri nichilisti. Perché altrimenti non viviamo più.
Einstein insegna. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato”
Chiamo in causa Einstein per fare qualche considerazione sui “pensieri” di Sandro e Tano che con i loro contributi “Da dèi ad animali” e “Ho cominciato a scrivere un commento … poi è lievitato” pongono all’attenzione dei lettori temi di carattere religioso, filosofico, esistenziale stimolati dalle brutture del tempo che stiamo vivendo per via delle guerre e soprattutto per via delle azioni violente e disumane di cui si stanno macchiando gli uomini.
Viene da chiedersi: dove possiamo trovare la forza per superare l’angoscia che ci provoca tutto quello che di brutto ci capita intorno?
Il credente, come osserva Sandro, la trova nella fede. Più difficile il percorso di Tano visto che si inabissa nel pensiero filosofico.
Forse, riallacciandoci a quanto detto per il recupero di Cala dell’Acqua, un modo c’è e sta nel dare forza e senso alla speranza,
Nelle società antiche la speranza era venerata come una dea. Nella mitologia greca Elpis era la personificazione dello spirito della speranza. Nell’opera del poeta greco antico Esiodo la speranza è tra i doni che erano custoditi nel vaso regalato a Pandora,
La leggenda del vaso di Pandora racconta di quando la donna, non resistendo alla curiosità, scoperchiò il vaso che non doveva in nessun modo aprire, facendo uscire tutti i mali che si disseminarono nel mondo.
Eppure, gli Dei, impietositi, lasciarono agli uomini proprio la speranza. Quel sentimento strano cui spesso ci aggrappiamo (perfino il Papa lo fa) per superare i momenti bui. Ma la speranza da sola non basta, va alimentata e supportata con la volontà, con la conoscenza, con l’azione (come suggerisce Einstein).
Da qui desumo che il modo migliore – il titolo di un’epicrisi di Sandro, di qualche settimana fa, era dedicata a un mondo migliore – per superare i momenti bui, come quello che stiamo vivendo, va trovato in sé stessi e nella capacità di svolgere un proprio ruolo, evitando di seguire le masse ma alimentando ciò che di buono c’è in ognuno di noi e ciò che si ritiene essere giusto. Tanti singoli comportamenti virtuosi e propositivi fanno volume e possono aiutare a cambiare il mondo.
Nota
(*) – Il crowdfunding è un canale di finanziamento alternativo rispetto a quello rappresentato dalle banche o dagli altri intermediari finanziari. L’effettivo finanziamento di un progetto, infatti, non dipende dalla valutazione fatta da un singolo intermediario in base alle proprie strategie di finanziamento ma dalla capacità dei proponenti di convincere un numero sufficiente di investitori a rischiare i propri fondi nel sostegno diretto dell’iniziativa…
(…) Le piattaforme di crowdfunding possono essere utili a due categorie di soggetti: da un lato ci sono i promotori di un progetto che cercano fondi per avviarlo o portarlo avanti, dall’altro gli investitori che vogliono far fruttare i propri risparmi investendoli in progetti generalmente caratterizzati da rischi e rendimenti elevati. Esattamente come in un mercato, sulle piattaforme online si incontrano la domanda e l’offerta di fondi”