Scuola

I ministri, l’immigrazione e la scuola

segnalato dalla Redazione

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Le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione e del Merito sono state ampiamente riportate dai media. Non entriamo qui nello specifico della questione limitandoci a presentare in ritaglio immagine il frontespizio di un articolo su la Repubblica on line.

Riportiamo per chi vuole approfondire il relativo articolo dell’Ansa (in file .pdf a fondo pagina).
Un articolo di Concita De Gregorio da la Repubblica: “Sono io a sentirmi straniera”– , anch’esso in file .pdf a fondo pagina.

Mentre in chiaro riportiamo un articolo sempre da la Repubblica dello stesso giorno, di Djarah Kan (1993), una scrittrice e giornalista italo-ghanese, nata a Santa Maria Capua Vetere.
Infine una breve nota di Adriano Sofri – che leggiamo sempre volentieri – da Il Foglio del 3 aprile,

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Immigrazione e scuola
L’addio all’Italia di una ragazza africana
di Djarah Kan – Da la Repubblica di domenica 31 marzo 2024

Sulle scale mobili della stazione di Piazza Cavour, a Napoli, accade che una ragazzina di meno di vent’anni mi chieda di dove sia originaria. Un classico delle chiacchiere tra persone appartenenti alla diaspora africana che per caso si incrociano sulle scale mobili. È una conversazione veloce. Rimbalzo di origini e di generazioni: io Ghana, lei Tanzania. Come stai? Che fai? Dove abiti? La ragazza fa parecchie domande, ha voglia di parlare e mi dice di augurarle buona fortuna.
Sta cercando lavoro e a Napoli non è facile per nessuno, ma lei è convinta di potercela fare. Ha un sogno, mi dice. E io penso allo spazio, a lei che conquista la Luna.

Ma il suo sogno è diverso. Vuole lasciare l’Italia e non tornare più. E me lo dice senza fare drammi o approfondire, quasi desse per scontato che io capisca fino in fondo il perché di quella sua scelta che ha in sé un sentire comune. Ha addirittura abbandonato il liceo, tanta era la voglia di farla finita con questo Paese. Studierà, mi assicura. Ma non qui. Tanto, aggiunge, Valditara ha detto che ci sono troppi stranieri nelle scuole italiane. Lo accontento. Me ne vado così saranno finalmente felici di essere tutti italiani e di stare tra di loro a parlare di pizza, tradizioni e sartoria artigianali. Questo Paese è morto, mi ripete, raccontandomi dei suoi progetti.

E in quel «è morto» pronunciato da una ragazzina giovanissima riesco a sentire l’idea perdente di un’Italia che non ce la fa e che crede di vincere mutilandosi con le sue stesse mani. Tagliano dalle scuole i bambini con genitori immigrati.
Tagliano le spese per il miglioramento dell’Istruzione pubblica.

Nella mente di Valditara e Salvini, forse l’Italia non è la somma dei cittadini che la abitano, ma piuttosto la somma dei cittadini che loro vorrebbero rappresentassero l’Italia. Dunque mi chiedo con maggiore forza e veemenza se realizzano che governare questo Paese significhi avere anche a fare con noi. Questo tipo di italiani derubricati ad un’infezione che ciclicamente provoca stati febbrili dal sapore nazionalista.

Noi figli di immigrati che a Scuola ci siamo andati per imparare, sappiamo che ricevere istruzione significa armarsi di piccoli grandi strumenti per l’esercizio della libertà. E che questa stessa Scuola che salva, accoglie e talvolta è capace di riscrivere i destini di chi vive nel margine, non è stata concepita per trasformare i figli degli immigrati in piccoli Balilla della Gioventù Italiana del Littorio. La Scuola non deve insegnare ad essere italiani, ma ad essere liberi dall’ignoranza.

Questa idea di una Scuola che impone una sola identità, messa lì a ferire, ghettizzare e cancellare lo “straniero” è parte di un modo di concepire l’istruzione che per fortuna è stato ampiamente superato. Eppure Valditara, con il suo sapore amarcord, è riuscito a rivelare tutta la sua inadeguatezza nell’affrontare e valorizzare un ministero che è letteralmente responsabile del futuro di intere generazioni.

In Inghilterra, mi dice la ragazza, alcuni parenti lontani che lì hanno trovato un po’ di serenità le garantiranno un appoggio per ricominciare la sua vita da italiana-tanzaniana espatriata. E poi più nulla. Questa scintilla, che sarebbe potuta diventare incendio e nuova vita per questo Paese morente e impaurito dai suoi futuri possibili, svanirà nel nulla. E la cosa peggiore è che nessuno penserà che quella mente intraprendente, incrociata sulle scale mobili, è stata una perdita. Chi la vede pensa a un’immigrata che nei suoi pochi anni di vita non è stata che un’infezione da cancellare per ristabilire l’integrità e la salute del corpo — bianco — della Nazione.

Guardo andare via una ragazza sorridente e piena di vita e so che ce la farà. Perché quelle come lei ce la fanno sempre.

[Da la Repubblica di domenica 31 marzo 2024]

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Una nota ritaglio immagine di Adriano Sofri da Il Foglio di mercoledì 3 aprile 2024, segnalata da Tano Pirrone (cliccare per ingrandire):


Allegati .pdf:

ANSA. 28.03.2024. Dichiarazioni Valditara

La Repubblica 31.03.2024. Concita De Gregorio. Sono io a sentirmi straniera

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