di Guido Del Gizzo
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Poco originalmente, da bambino ero appassionato di aeroplani: mio padre viaggiava molto e tornando a casa mi descriveva gli aerei di linea sui quali aveva volato.
Nomi oggi dimenticati: il Viscount, il Caravelle, il DC8 e, soprattutto, il DC3 Dakota.
Conosciuto da bambino nel lettone dei miei genitori, insieme a Errol Flynn in ”Obiettivo Burma”, rappresentava, semplicemente, il mito.
Fino alla seconda metà degli anni ’60, era ancora in dotazione di diverse linee aeree europee e io ne avevo costruito il modello in scatola di montaggio, curando in modo certosino i dettagli della livrea e delle insegne.
Il Douglas DC-3 era un aereo di linea, bimotore ad ala bassa, sviluppato dall’azienda statunitense Douglas Aircraft Company negli anni trenta e prodotto fino agli anni quaranta
Poi, in una delle mie fasi mono-maniacali, riuscii, con autentica soddisfazione infantile, a fare diversi lanci da quell’aereo, pensando a Errol Flynn e ridendo come uno scemo mentre saltavo: insomma, mi ritrovai a fare un migliaio di lanci, tra l’88 e il ’91, quasi senza farci caso.
Il Dakota è anche l’emblema dell’ultima volta che gli Americani furono universalmente identificati come “i buoni”: è la storia dei “Rosinenbomber” (letteralmente “Bombardieri di uva passa”) e del ponte aereo su Berlino Ovest, nel ’48 – ’49.
La storia è ben riassunta dall’inserto Bluenews del sito Swisscom, che riportiamo in link a fondo pagina: ve la propongo perché ha delle analogie “tecniche” con il momento storico cui stiamo assistendo…
Si trattò del primo grande confronto con le potenze occidentali nel corso della Guerra fredda: il 24 giugno 1948, i sovietici tagliarono tutte le vie d’accesso terrestri a Berlino Ovest.
Di conseguenza, fu avviata un’operazione senza precedenti, rimasta alla storia come il «ponte aereo di Berlino».
L’embargo di Berlino fu avviato nell’estate del 1948. Il 24 giugno, le truppe sovietiche sul territorio della Germania orientale bloccarono tutte le vie d’accesso da e verso la città. Da settimane, infatti, venivano posizionati ostacoli sulle strade.
Ufficialmente, Mosca dichiarò di aver istituito il blocco come «legittima difesa contro la politica monetaria aggressiva delle potenze occidentali». Quattro giorni prima, si era tentato invano di trovare un accordo tra le parti, ma le nazioni che occupavano la Germania Ovest avevano adottato una riforma valutaria, introducendo nelle zone da loro controllate il Deutsche Mark, la nuova moneta.
All’epoca, per la porzione Ovest di Berlino, distrutta dai bombardamenti, la catastrofe appariva imminente. Circa 2,2 milioni di persone vivevano ancora nella zona, in mezzo alle rovine e alla miseria del Dopoguerra. Ormai, anche i beni di prima necessità mancavano. Berlino Ovest aveva ancora a disposizione derrate alimentari per 36 giorni e carbone utile a produrre energia per 45 giorni.
Le previsioni sbagliate di Stalin
Al Cremlino, Josif Stalin immaginava che il blocco imposto avrebbe convinto inglesi, americani e francesi a lasciare la loro enclave (Berlino era in pieno settore di occupazione sovietica). Ma il governatore militare statunitense in Germania, il generale Lucius Clay, non aveva alcuna intenzione di abbandonare la città. La sua idea era di porre fine al blocco con l’uso della forza. Tuttavia, Washington non volle un confronto armato aperto.
Il presidente americano Harry Truman, però, prese anche una decisione chiara: «Noi restiamo a Berlino».
L’esercito americano trovò una soluzione pragmatica per aggirare il blocco: approvvigionare la porzione occidentale di Berlino grazie ad un ponte aereo. Il problema nacque però dal fatto che gli apparecchi da trasporto di tipo C-47 disponibili, di una capacità di carico massima di tre tonnellate, non erano assolutamente sufficienti per trasportare tutto il materiale necessario, ovvero un minimo di 3.440 tonnellate di cibo e combustibile al giorno. Ciò nonostante, i primi aerei-cargo decollarono il 26 giugno.
Un’operazione senza precedenti nella storia
L’esercito americano chiese altri apparecchi per rafforzare il ponte aereo e ottenne in breve un aiuto dalla flotta britannica. Le potenze occidentali si prepararono così in poco tempo ad un’azione che si annunciava prolungata. Secondo gli accordi in vigore, americani, inglesi e francesi avevano a disposizione tre corridoi aerei larghi trenta chilometri che partivano da Amburgo, Francoforte e Monaco, sorvolando zone controllate dall’esercito dell’Urss per raggiungere Berlino. L’azione avviata fu di ampiezza straordinaria, e permise la sopravvivenza di una grande città. Qualcosa senza precedenti nella storia.
Complessivamente, gli aerei a elica trasportarono a Berlino una quantità di merci equivalente a quella che si sarebbe potuto caricare su 15.000 treni. Compresa una porzione di una fabbrica e molto combustibile. I francesi costruirono il nuovo aeroporto di Tegel a tempo di record e i britannici atterrarono sul fiume Havel e sul lago Wannsee con degli idrovolanti.
Il 16 aprile 1949, il trasporto segnò un nuovo primato: in un solo giorno, i piloti effettuarono 1.398 voli e trasportarono 12.940 tonnellate di materiali e viveri nella città circondata.
Divisione di Berlino e della Germania
Il blocco fu il preludio alla divisione di Berlino e della Germania: il 12 maggio 1949, mentre Mosca disponeva la fine dell’embargo, gli alleati occidentali approvarono la Costituzione della nuova Repubblica federale tedesca. Poco tempo dopo, ad Est, con l’approvazione del Cremlino, fu creata anche la DDR, la Repubblica democratica tedesca.
La notizia di ieri è che Americani e Egiziani stanno paracadutando viveri alla popolazione di Gaza: nulla di simile al ponte aereo su Berlino, ma è un inizio e se gli aerei lanciano viveri invece che bombe, è già una buona notizia.
Quella volta, la conseguenza fu la divisione di Berlino e della Germania in due stati e fu una tragedia, durata fino al 9 novembre 1989.
Questa volta, la divisione del territorio palestinese in due stati, invece, sarebbe una benedizione e l’unica soluzione di buon senso.
Come Stalin settantacinque anni fa, Natanyahu pensa che infierire sulla popolazione civile sia una possibile soluzione del problema: come Stalin, ha commesso un tragico errore e gettato i semi per future tragedie.
Qualche giorno fa però, sono tornati i “Rosinenbombers”, e non è una cattiva notizia.
Fonte di alcune foto e notizie riportate nel testo:
https://www.bluewin.ch/it/index/blocco-di-berlino-70-anni-fa-i-rosinenbomber-sorvolavano-la-citta-115826.html
Sandro Russo
9 Marzo 2024 at 09:34
Molto interessante, non ne sapevo granché. Sulle vicende guerresche ho sviluppato una certa idiosincrasia, ma è un mio limite e apprezzo le belle storie.
Lo scatto di inventiva in condizioni di emergenza, provare l’inosabile, il mai fatto prima, è una delle poche cose apprezzabili degli umani.
Strano che non ne abbiano tratto un film.
Della stessa Operazione Dunkerque sapevo le ovvietà, fino al film di Nolan (*).
La disperata situazione delle forze alleate, isolate a nord del cuneo tedesco, costrinse i comandi anglo-francesi, dopo alcuni fallimentari tentativi di contrattacco, a ordinare un ripiegamento verso le coste della Manica; qui le truppe alleate superstiti (oltre 400000 soldati) vennero in gran parte evacuate via mare attraverso il porto di Dunkerque, perdendo tutto l’equipaggiamento e i materiali ma sfuggendo alla cattura
(*) – Dunkirk è un film del 2017 co-prodotto, scritto e diretto da Christopher Nolan. Ambientato durante la seconda guerra mondiale, il film racconta dell’evacuazione di Dunkerque nel maggio del 1940