di Rosanna Conte
La giornata del ricordo, che ricorre il 10 febbraio, è nata da una proposta di legge presentata nel 1995 da Alleanza Nazionale che mirava a far ottenere un riconoscimento alle famiglie dei militi fascisti caduti durante il periodo della repubblica di Salò.
Da allora partì una campagna di informazione/disinformazione che si svolse anche con manipolazioni e falsificazioni. Per tutte vale la foto qui di seguito riportata che riprende dei soldati italiani che uccidono su una foiba dei civili e che fu diffusa con didascalia inversa: gli uccisori erano i partigiani e i fucilati erano italiani.
Ma una simile proposta non poteva trovare spazio in uno stato che aveva dovuto versare molto sangue a causa della dittatura fascista e dell’occupazione nazifascista per nascere come una libera repubblica. Tuttavia il tema delle foibe poteva essere sostenuto perché si prestava ad essere affiancato a quello dell’esodo dalle coste istriano-dalmate ancora avvertito dolorosamente dalle famiglie unite in diverse associazioni di profughi.
A Ponza abbiamo avuto almeno 17 famiglie per complessive 78 persone – siamo nel giugno del 1945 – rimpatriate bruscamente da Lagosta, dove dovettero lasciare tutto. Furono costrette a scappare perché gli italiani stavano perdendo la guerra, e tornarono senza poter portare nulla con sé. Fu certamente un forte trauma che ora è rimasto solo nei racconti di famiglia.
Ma a Ponza in quel periodo c’erano anche molti profughi di guerra non ponzesi, oltre agli altri ponzesi che erano scappati dalle città bombardate e ai limiti del collasso.
Ovviamente, ognuno si ripiega sulla personale disavventura e spesso non si riesce a cogliere il contesto in cui si è sviluppata la propria sciagura. E il contesto dell’esodo forzato da Lagosta è la guerra scatenata da Mussolini per manie di grandezza, invadendo la Jugoslavia senza avere nemmeno le risorse belliche necessarie a sostenere il confronto con la resistenza locale.
Le conseguenze di ciò furono tremende perché la repressione messa in atto dopo la “vittoria” ottenuta col soccorso delle armi tedesche e ungheresi provocò stragi tremende, deportazioni di interi villaggi messi a ferro e a fuoco, decimazione della popolazione, tanto che gran parte degli 800 criminali di guerra italiani che la Jugoslavia richiese al termine della guerra per sottoporli a processo a Norimberga, agirono in questo periodo.
Testa di un partigiano infissa su un palo da un milite italiano
Internato nel Campo di concentramento di Rab
E anche a Ponza ci furono i riverberi di questa repressione, perché nel marzo del ’42 divenne Campo di concentramento dove confluirono i deportati di quelle zone, in gran parte montenegrini, ma anche croati e albanesi. Fra loro c’erano ragazzi di 16 anni e ultrasessantenni, a volte erano padre e figlio. Aperta l’isola alla funzione concentrazionaria, vi confluirono nuovamente anche confinati italiani, sebbene in numero non rilevante.
Ora, ricordare i militi caduti negli scontri fra il ’41 e il ’43 nelle zone giuliano-dalmate significa cancellare con un tratto di spugna le ragioni della storia: i repubblichini erano gli aggressori e fra loro ci furono dei criminali di guerra.
E’ un po’ di tempo che, chi non comprende il beneficio ricevuto dalle sofferenze di coloro che furono vittime del fascismo, oppure non vuole semplicemente la democrazia, si rivolge a figure che hanno dato disonore all’Italia cominciando da Mario Roatta, autore della famigerata Circolare C del 1942 che stabilì le modalità della repressione, e finendo a Rodolfo Graziani, autore della feroce repressione in Abissinia.
Mario Roatta
Ci rendiamo conto che rischiamo di rendere la giornata del ricordo un momento di esaltazione della violenza inferta invece che di quella subita e quindi di incitare a portare sofferenza invece che di indirizzare verso la pace?
Pensiamo a quanto stiamo assistendo in Medio Oriente o in Ucraina. E’ la guerra la grande nemica da combattere, il mostro da fermare.
Guernica
di Picasso
manifesto contro l’orrore di tutte le guerre
Quegli italiani che avevano acclamato Mussolini quando aveva dichiarato guerra quel fatidico 10 giugno del 1940, dal 1943 in poi non chiedevano più una vittoria o una medaglia, ma chiedevano la pace. Non pochi furono coloro che presero parte alla resistenza per riottenere la pace, per mettere fine alla guerra.
Io, questa giornata, penso che debba essere dedicata all’educazione alla pace contro tutte le guerre, debba mettere in evidenza i germi di violenza che si annidano nella quotidianità e debba denigrare tutto quanto ha determinato e determina le grandi stragi che si sono commesse e si commettono all’interno delle guerre.
Lasciamo scorrere nei nostri canali comunicativi, dalla rete alle Tv, tante affermazioni che aprono all’esclusione, all’avversione, all’odio che ci rendono pronti per aggressioni concrete. E’ stato eroso il piano del confronto pacato, tutto occupato dallo scontro all’ultimo sangue, la razionalità è stata soppiantata dal malpancismo istintivo che, oltre a giustificare e gonfiare a dismisura l’egoismo, falsifica la natura dei problemi e non consente di guardare più in là del proprio naso per una loro concreta gestione o soluzione.
Si è persa l’abitudine di chiedere spiegazioni logiche: oggi non si chiedono più risposte argomentate sugli elementi di una discussione, ma ci si accontenta di sentire accuse che esulano dai veri perché.
E questo succede in tutti gli ambiti, anche in quelli come le foibe, un tema che gli storici hanno esaurientemente trattato, ma che viene manipolato e strumentalizzato, come si fa con l’attacco di Hamas.
Se non si comprende che la violenza espressa a qualsiasi livello è l’esito dell’humus in cui le generazioni crescono, non arriveremo mai ad evitare nuove stragi.
E’ per questo che la Giornata del ricordo non deve fomentare artatamente nuovi odi, ma va declinata come ricordo degli orrori di tutte le guerre.
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Commento del 9 febbraio 2024
Proposto sul sito da Tano Pirrone e Sandro Russo che conoscono personalmente Gianni Cuperlo e ne hanno grande considerazione.
Il suo intervento alla Camera dei Deputati, di ieri 8 febbraio 2024, sul tema della Giornata del Ricordo.
Un intervento vibrante, lungo ma necessario, per ristabilire la verità storica… e la posizione di ciascuno di noi!
<strong>Da YouTube</strong>: <em>Feb 8, 2024 #esuli #istria #Fiume</em>
“Oggi vogliamo rammentare di non cancellare il passato e non cancellare equivale a conoscerlo e soprattutto a capirlo e rispettarlo, senza fantasmi e paure. Una conoscenza che deve essere coscienza storica e civile, senza che alcune parti politiche pensino di poter piegare la storia a proprio vantaggio. Non dobbiamo calpestare più la memoria di chi ha sofferto lutti e tragedie. E non dobbiamo stravolgere mai le posizioni degli altri”.
Lo ha detto in Aula il deputato del Pd Gianni Cuperlo dichiarando il voto favorevole del Pd al provvedimento che contiene misure per promuovere la conoscenza delle Foibe. Cuperlo ha aggiunto: “Il vicepresidente di questa Camera ha accusato il Partito democratico e la mia persona di negazionismo sulle vittime delle foibe e sull’esodo di istriani e dalmati. Da parte nostra nessun negazionismo, e nessuna rimozione di quelle pagine tragiche e di quei crimini scolpiti. Il punto è che il presidente Rampelli non si fa scrupolo di vergare frasi violente e profondamente false. Oggi dobbiamo dire che qui non siedono negazionisti di parte, bensì gli eredi di quei partigiani italiani che 80 anni fa hanno riconsegnato l’Italia alla libertà e alla democrazia”.
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Tano Pirrone: l'intervento di GIANNI CUPERLO
9 Febbraio 2024 at 17:08
Proposto sul sito da Tano Pirrone e Sandro Russo che conoscono personalmente Gianni Cuperlo e ne hanno grande considerazione.
Il suo intervento alla Camera dei Deputati, di ieri 8 febbraio 2024, sul tema della Giornata del Ricordo.
Un intervento vibrante, lungo ma necessario, per ristabilire la verità storica… e la posizione di ciascuno di noi!
Da YouTube: Feb 8, 2024 #esuli #istria #Fiume
– “Oggi vogliamo rammentare di non cancellare il passato e non cancellare equivale a conoscerlo e soprattutto a capirlo e rispettarlo, senza fantasmi e paure. Una conoscenza che deve essere coscienza storica e civile, senza che alcune parti politiche pensino di poter piegare la storia a proprio vantaggio. Non dobbiamo calpestare più la memoria di chi ha sofferto lutti e tragedie. E non dobbiamo stravolgere mai le posizioni degli altri”. Lo ha detto in Aula il deputato del Pd Gianni Cuperlo dichiarando il voto favorevole del Pd al provvedimento che contiene misure per promuovere la conoscenza delle Foibe. Cuperlo ha aggiunto: “Il vicepresidente di questa Camera ha accusato il Partito democratico e la mia persona di negazionismo sulle vittime delle foibe e sull’esodo di istriani e dalmati. Da parte nostra nessun negazionismo, e nessuna rimozione di quelle pagine tragiche e di quei crimini scolpiti. Il punto è che il presidente Rampelli non si fa scrupolo di vergare frasi violente e profondamente false. Oggi dobbiamo dire che qui non siedono negazionisti di parte, bensì gli eredi di quei partigiani italiani che 80 anni fa hanno riconsegnato l’Italia alla libertà e alla democrazia”.
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https://youtu.be/P-v6mzXjNTE?si=GV9cPgBsftlj-t8o
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La Redazione
9 Febbraio 2024 at 18:58
Tutti gli anni la nostra Rosanna Conte, da storica e per conto della Redazione, appone un suo commento alla Giornata del Ricordo del 10 febbraio.
Questi alcuni degli articoli:
https://www.ponzaracconta.it/2015/02/10/oggi-10-febbraio-ricordiamo-le-foibe/
https://www.ponzaracconta.it/2017/02/11/il-diritto-allodio/
https://www.ponzaracconta.it/2020/02/10/il-giorno-della-memoria-e-il-giorno-del-ricordo/
https://www.ponzaracconta.it/2022/02/10/le-foibe-tra-ricordo-storico-e-propaganda/
https://www.ponzaracconta.it/2023/02/10/basovizza-non-semplifichiamo/