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Nasce come commento a Serra (leggi qui), ma strada facendo è diventato un articolo da pubblicare a se stante
la Redazione
Leggo Serra sempre con attenzione e, a volte, istintivamente, con atteggiamento paternalistico: ha sempre dieci anni meno di me e nella sua memoria lo scenario è quello del nord, mentre il mio è quello (almeno fino al 1950) della classicità.
Continueremo a discutere di fascismo non si sa ancora per quante generazioni: io credo non soltanto perché ha segnato in modo memorabile la nostra carne sociale, ma anche perché nasce dalle profondità della nostra storia (la tipicità fascista, intendo, non le solite dozzinali dittature occidentali) costruita, la nostra storia, con difficoltà, ricucendo i vari quadri con le budella delle vittime e appiccicando l’uno con l’altro col sangue dell’infinita schiera delle vittime innocenti. Il fascismo fu un fenomeno originale italiano, con molte similitudine ad ogni dittatura, ma con lineamenti italici inequivocabili.
Non sempre e completamente siamo stati capaci di allontanarlo, modificando la nostra organizzazione socio economica (prima di tutto di idee e di convinzioni politiche ed etiche) e ne abbiamo usato ad libitum turandoci il naso, ma godendone i frutti.
Francia Germania, Inghilterra non hanno avuto Roma e la sua pesante eredità della Chiesa cattolica. Nelle loro civiltà sono riusciti ad organizzarsi sin da prima dell’anno 1000 e la comunità, la Nazione è riuscita a formarsi e a consolidarsi, contribuendo oggi a farne Stati con grandi capacità operative (produttive e diplomatiche), mentre noi arranchiamo fra una sinistra da operetta ed una destra che sta in mezzo ad un guado, con una moltitudine di ignari e di ignavi, con poche teste pensanti, al servizio, non so quanto consapevole di interessi conservatori, che ci tengono e ci terranno lontani dal mondo di domani, perpetuando la distanza e la subalternità dell’Italia.
Ognuno ha le sue ragioni e sogna il mondo che si è costruito, il mondo ideale, che la propria storia ha contribuito a costruire. Ma oggi, ancora una volta siamo ad una svolta storica da cui non si potrà tornare indietro: l’Italia, l’Europa, l’Occidente tutto è in una crisi profonda e diventa ogni giorno di più sensibile agli attacchi concentrici che gli arrivano dei suoi grandi nemici. L’Italia è prigioniera di una visione riduttiva e marginale; l’Europa si è castrata portando nel mucchio dei soci, Stati di nuova formazione senza alcuna prudenza e razionalità nelle regole del giuoco; gli Usa sono in gravissima difficoltà nello scontro elettorale fra Biden e Trump: la sconfitta democratica può aprire la falla da cui entrerà il futuro peggiore. Tutti aspettano questo Big Bang: i popoli ex colonizzati, la Russia, la Cina, l’Islam integralista.
Che fare? Questo non lo so con precisione, anche perché in Italia sono venute a mancare le fonti di ispirazione liberal-socialista, capaci ancora ieri di elaborare soluzioni, aprirsi a nuove strade, stringere proficue alleanze, discernere gli amici dai nemici.
Nell’enorme bolla mediatica tutto ha lo stesso colore, tutti sono nemici, l’Io trionfa senza pietà. Chi è ancora lucido e capace di elaborare viene additato come matto sopravvissuto, e le orde sfilano in nome di un progresso da operetta.