proposto da Sandro Russo
.
Non possiamo evitare di pensare ai due grandi conflitti in corso nel mondo – Ucraina-Russia e Palestina-Israele, entrambi sconvolgenti e forieri di conseguenze per tutti, anche per le nostre piccole esistenze, anche per i nostri piccoli mondi.
Per quanto sia impegnativo, doloroso e anche respingente, continuo a tenermi informato su quello che succede e per gli aspetti importanti mi impegno a farne parte ai lettori di Ponzaracconta.
Riprendo le comunicazioni con questo articolo pubblicato su la Repubblica di ieri.
S. R.
Medio Oriente
L’onda lunga del 7 ottobre
di Moisés Naím (*)
Dopo il massacro, le strade di molte città del pianeta si sono riempite di gente che protestava contro Israele e appoggiava Hamas
I terremoti sono tragedie umane e sorprese geologiche. Producono enormi sofferenze tra le persone e colossali perdite materiali. Oltre a questo, svelano cose nuove riguardo ai recessi più profondi del pianeta. Per gli scienziati, un sisma apre finestre nuove per scrutare quello che succede al centro della terra.
Il 7 ottobre dello scorso anno in Israele è avvenuto uno sconvolgente terremoto umano, che oltre a causare un immenso dolore ha fatto capire tante cose su ciò che tanti pensano ma pochi dicono. Ora sappiamo, per esempio, che l’antisemitismo è un fenomeno più diffuso e internazionale di quanto sembrasse. È sempre esistito, ma dopo la Seconda guerra mondiale e l’ampio riconoscimento internazionale di quello che ha significato l’Olocausto le dichiarazioni e i comportamenti antisemiti normalmente erano ripudiati o (come sappiamo ora) occultati o dissimulati.
Non più.
Poco dopo il massacro del 7 ottobre, le strade di molte città del pianeta si sono riempite di gente che protestava contro Israele e appoggiava, sorprendentemente, gli assassini di Hamas.
Così il governo di Israele, invece di contare sull’appoggio dell’opinione pubblica mondiale, si trova di fronte a un ampio rigetto da parte di Paesi, organizzazioni e gruppi che lo vedono come il fumo negli occhi. Questa repulsione in larga misura esisteva già, ma il terremoto l’ha resa chiaramente visibile. Il sisma ha messo in luce anche le falle delle forze armate e dei servizi segreti di Israele, abitualmente considerati da alleati e rivali come i migliori del mondo.
Non più. Non hanno previsto quello che è successo il 7 ottobre, hanno tardato molto per mettere in piedi una controffensiva per soccorrere e proteggere i suoi cittadini e riprendere il controllo del territorio invaso da Hamas o liberare gli ostaggi sequestrati dai terroristi. Il bombardamento di Gaza, con le sue immense perdite umane e materiali, ovviamente contribuisce al deterioramento della reputazione internazionale delle forze armate e del governo di Israele.
Nei giorni che seguono un terremoto di regola si verificano scosse più deboli, ma anch’esse rivelatrici. Per esempio, il massacro ha svelato come funzionano alcune delle università più prestigiose del mondo. In un’audizione di fronte al Congresso degli Stati Uniti, la presidente di Harvard e quella dell’Università della Pennsylvania hanno fatto di tutto per non rispondere alla domanda se nei loro atenei fosse consentito invocare lo sterminio di un certo popolo. Entrambe hanno rifiutato di rispondere alla domanda. Ed entrambe sono state costrette a dimettersi di fronte alle reazioni scatenate dalle loro dichiarazioni. Va detto che l’abbandono della presidente di Harvard, Claudine Gay, è stato dovuto anche al fatto che i suoi nemici politici hanno sviscerato testi accademici di cui figura come autrice e che includono capoversi interi copiati e utilizzati senza citare l’autore originario.
Ma il movimento tellurico non si è limitato a fornire nuove informazioni sulla mediocrità del processo seguito dalle più importanti università statunitensi per scegliere i loro dirigenti: molto più grave dell’imbarazzo suscitato dalle autorità universitarie di Oltreoceano è stato il catastrofico comportamento di Bibi Netanyahu.
Il primo ministro israeliano aveva costruito tutta la sua immagine politica come paladino della sicurezza di Israele: il più falco tra i falchi. Il terremoto del 7 ottobre ha messo a nudo la vacuità di questa postura politica. In realtà, mentre Hamas si dedicava a trafugare ogni dollaro o euro che arrivava dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea o dal Qatar per destinarlo ad armare e addestrare i suoi terroristi, Bibi Netanyahu aveva un’altra ossessione: consolidare il suo potere e indebolire i contrappesi istituzionali che potevano metterlo a repentaglio. Mentre Hamas costruiva un’impressionante rete di centinaia di chilometri di tunnel sotto la striscia di Gaza per alloggiare e far spostare i suoi militanti e immagazzinare le sue attrezzature, Bibi Netanyahu dedicava le sue energie a espandere gli insediamenti in Cisgiordania per mano delle voci più estremiste e scioviniste della sua coalizione.
Il più falco tra i falchi ha fatto finta di niente di fronte agli allarmi lanciati dai suoi servizi di sicurezza, che l’avevano avvisato che Hamas stava addestrando i suoi uomini sottoponendoli a esercitazioni diverse dal solito.
L’indifferenza di Netanyahu era motivata dal desiderio di mantenere divise Gaza e la Cisgiordania, ognuna sotto un’autorità differente, e per riuscirci era necessario che Gaza restasse sotto il controllo di Hamas. La sua responsabilità politica per l’attacco del 7 ottobre è incontestabile.
Il vecchio antisemitismo dissimulato ha ricevuto dunque nuova linfa dal terrorismo di Hamas e dagli errori di un governo israeliano che ha perso progressivamente la sua natura democratica.
E questa, in fin dei conti, è la più profonda fra tutte le verità portate alla luce dal terremoto del 7 ottobre: affidandosi a un governo che mina alla base le istituzioni democratiche, Israele mette a repentaglio non solo la sua democrazia, ma anche la sua sicurezza.
[Da la Repubblica del 30 gennaio 2024 – Traduzione di Fabio Galimberti]
(*) – Moisés Naím (Tripoli, 1952) è uno scrittore e giornalista venezuelano, membro dell’International Economics Program del Carnegie Endowment for International Peace.
Fra le altre pubblicazioni, gli scritti di Naím sono apparsi sul New York Times, Washington Post, Newsweek, TIME, Le Monde, Berliner Zeitung e molte altre testate, rendendolo in uno degli editorialisti esperti di economia internazionale e geopolitica più letto degli ultimi anni (informazioni tratte da Wikipedia, ibidem – ndr)