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Queste considerazioni che propongo a Ponzaracconta vogliono offrire spunti di riflessione affinché la risposta al voto non sia considerata inefficace e superflua tanto da scegliere l’astensione, bensì necessaria per realizzare il desiderio di vivere aspirando al proprio benessere, all’interno di una società civile.
Sono considerazioni che trovano agganci nel pensiero di studiosi della democrazia (1), ma che provengono da una mente ‘comune’ (la mia), e da esperienze usuali quanto paesane.ì
Il titolo già precisa lo ‘stile logico’ del ragionamento. Con nessuna certezza dottrinale e con una sola àncora di fede: la ragione e il suo anelito di libertà.
Senza verità rivelate dunque, piuttosto si procederà attraverso l’evidenza di problematicità concettuali e certezze umane, fittizie e perfettibili.
Ho iniziato con una negazione: “La democrazia è imperfetta”, per affermare una positività: la democrazia è perfettibile.
Questo per eliminare il campo da ideologismi e credi assoluti. La storia dell’uomo ha acclarato che i sistemi di potere (governi) indiscutibili, e perciò indiscussi, tendono a sopraffare la volontà dell’individuo e a ingabbiarla in un involucro statale centrato e fondato sull’idea di una persona o su un corpo di idee a cui bisogna soltanto ubbidire. Pena la condanna per sovvertimento dello Stato. Sia esso uno Stato Etico, o uno Stato Proletario, o uno Stato padronale.
Il “Potere” è impersonato in una volontà che si coniuga attraverso leggi e ordinamenti e che edifica un’Amministrazione servile.
Gli Stati Totalitari (Russia, Turchia, Cina, Corea del nord, Stati del Sud America, dell’Africa e dell’Asia) impediscono alla libertà individuale di manifestarsi. E dunque in essi domina la sottomissione.
Si può vivere bene sotto questi regimi? Certo, se si fa parte della casta dominante oppure si crede ciecamente nella bontà del Regime. Lo Stato si regge su ‘fedeli’, e coloro che non lo sono, sono considerati sovversivi.
La ‘democrazia’ si fonda su una impostazione diversa dai Regimi.
Si fonda sul principio che tutti i partecipanti dello Stato siano dotati del diritto di governare (se stessi e gli altri). A tale scopo si configura un organo che sia espressione diretta della volontà popolare (Parlamento). Il quale formula leggi. Il cui dettato è fatto eseguire come obbligo da un organo amministrativo coercitivo. E, affinché le leggi non favoriscano alcuni a danno di altri, si è configurata la Magistratura. Che controlla le leggi: la loro efficacia, la coerenza, la durata, la positività o negatività.
Questo Ordine complessivo (Stato) poggia sulla volontà espressa direttamente dal popolo, che delega i suoi eletti a rendere funzionante la macchina statale (Governo).
Con ulteriori principi:
a ) – il popolo nelle elezioni determina una maggioranza. Ma non tiranneggia la minoranza, che ha facoltà di esprimersi in autonomia;
b) – il fine ultimo della società democratica è che i suoi cittadini divengano ‘soggetti di diritto’ che aspirano al proprio benessere.
Come appare evidente lo Stato democratico non è mosso dalla volontà di potere della parte che si aggiudica la maggioranza, bensì dalla volontà di migliorare le condizioni di vita della società (maggioranza e minoranza). E questo implica l’ampliamento dei diritti, la solidarietà fra i gruppi sociali.
Lo implica in una visione idilliaca. Nella realtà fattuale può avvenire, ed è avvenuto, che la struttura statale si deteriori, per cui i tasselli che equilibrano i vari poteri statali vengano meno, si corrompano. Ne consegue che lo Stato Democratico non è esente da tentativi di golpe autoritario, da deviazioni malavitose, da cricche affaristiche tese al malaffare. Il Bene Comune, allora, è dimenticato, o concussato. Perché la Democrazia ha, nella sua stessa natura costitutiva, delle pecche.
Basti considerare il suo fondamento, demos uguale popolo, e crazia uguale potere, che poggia sulla quantità dei voti. Non sulla qualità. Il voto di Silverio ’u matto vale come il voto di un imprenditore di successo. La maggioranza è costituita da numeri. Gente che può essere soggetta a ricatto, a sopruso, a violenza, a promesse, a imbrogli. Come si può combattere questa deficienza costitutiva della democrazia?
Attraverso il voto consapevole e la partecipazione attiva alla vita politica.
La cosa diviene ancor più disgustosa se, astenendosi dal votare, si dà potere ad una maggioranza che non ha nemmeno la quantità, rispetto alla popolazione votante.
Altro difetto: il Parlamento, le Giunte, i Comitati, le Commissioni, sono oggi il ricettacolo di persone con pendenze con la magistratura. Come spezzare questa deriva malefica?
Attraverso il voto consapevole, la partecipazione attiva alla vita politica.
Come ridare credibilità alla sovranità popolare? Del popolo dico, non di quelli che lucrano sul lavoro dei dipendenti, e nemmeno di quelli che, col favore politico, hanno creato monopoli (nella sanità, nei trasporti, nelle imprese strategiche).
Come?
Attraverso il voto consapevole, la partecipazione attiva alla vita politica.
Sembra una giaculatoria. La utilizzo perché sono convinto che se oggi appare evidente una ‘deriva’ antidemocratica nella nostra società lo si deve alla sfiducia che si ha nel non credere che il nostro sistema di governo possa ritornare nelle mani di chi si prefigge che il ‘bene comune’ debba essere privilegiato sul ‘bene di parte’, che da decenni si persegue dai nostri politici. Che, in ciò, sovvertono finanche la Carta Costituzionale.
I principi fondanti della nostra Costituzione sono tacitamente aggirati. Ce ne accorgiamo nella vita quotidiana allorché lo Stato Sociale non sorregge più le classi improduttive (anziani e giovani), allorché nicchia sui diritti paritari di genere (maschi e femmine), allorché si distrae ove c’è da colpire la tracotanza della classe economica più potente, prende tempo contro l’evasione fiscale, spalleggia chi si approfitta del privilegio sociale.
La disaffezione, la delusione, il disimpegno generano l’allontanamento dalla vita politica. Ed essa procede verso orizzonti di democrazia opaca.
Opaca ma perfettibile, giacché è la volontà della gente a concedere il potere o a toglierlo. Occorrono consapevolezza e responsabilità.
Sono qualità in possesso di tutti. Basta utilizzarle.
Note
1 – Personaggi e relativa bibliografia di riferimento: Hans Kelsen – Norberto Bobbio – Ugo Spirito – Domenico De Masi.
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