Si è come in attesa: che l’ aria decida di prendere le distanze dall’atmosfera fosca; che i gabbiani tornino a insolentire nel cavo del porto; che l’autunno recida il cordone che ancora lo lega all’estate.
L’isolano si accinge a rispolverare le categorie mentali del chiacchiericcio, del pettegolezzo, e l’universo sociale si restringe al parentado, al vicinato, al cittadino.
Nel mentre che il melograno si spacca, mostrando la chiostra dei granuli rossi, e la gaggìa va ornandosi di piumini gialli, la comunità ritrova gli antichi problemi di un’esistenza che non riesce ad affermare la sua stanziarietà di contro alla precarietà, la continuità di contro alla temporaneità.
Queste sono le condizioni che hanno strutturato la nostra mentalità “isolana”, che la strutturano ognora, pur se avvolti in una ambientazione di malìa.
Perché così si mostra oggi Ponza.
Il mare che invita alla pesca e placa i pensieri, privo di ogni soffio di vento, lo stridìo del falco sono messaggi “maliosi” di cui vantarsi e godere ma… insieme diano ai Ponzesi il coraggio di esistere.
Non vogliatemene se lusingo la vita sull’ isola, lo faccio anche per risvegliare in noi la fierezza della nostra matrice. Così che Ponza- racconta continui a testimoniare il nostro esserci!
Francesco De Luca