Ischia

Il condono perpetuo e il caso di Ischia

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

C’ è oggi (ieri per chi legge, ndr) su Repubblica Napoli un interessante articolo sul condono edilizio nella città metropoli di Napoli. Titolo: “Condono, 20 mila richieste bloccate, il comune contro la Soprintendenza”.

Nell’isola d’Ischia divisa in sei comuni le domande al 2015, circa 10 anni, fa erano 27010 (studio Conte-Rispoli-Di meglio “il governo del territorio per il futuro dell’isola d’Ischia” testo fondamentale oggi dimenticato ma di cui conservo copia n. 1 di 5 documenti fondamentali della mia biblioteca). Ecco perché insisto per un piano, che chiamo “assetto territoriale” e mi schiero contro la Soprintendenza, da abolire per questo “parere vincolante” se si vuole applicare pienamente il testo unico sugli enti locali.

Le domande di condono del 1985 sono 11.962 e quelle del 1994 sono 8.244. Quelle del 2003, che non possono essere approvate in ogni caso poiché quel condono non può essere applicato ad Ischia, sono 6.804.
Ritengo che oggi la battaglia bisogna farla sull’ assetto territoriale poiché in 18 anni abbiamo avuto in misura crescente 5 catastrofi naturali in misura crescente: 2006 Monte Vezzi, 2009 Casamicciola, 2017 Casamicciola, 2022 Casamicciola.

La priorità oggi per chi vive ad Ischia è la “sicurezza ambientale” e la bellezza paesaggistica occupa il secondo posto. Bisogna mettere in sicurezza il territorio anche a scapito di ferite al paesaggio. Se occorre un “consumo di suolo” per una necessaria edilizia residenziale pubblica in aree a mitigazione sismica ed idrogeologica bisogna avere il coraggio di scegliere perché la politica è scelta e le scelte sono sempre discutibili e presentano sempre risvolti negativi.

Il metodo usato dal Commissario alla ricostruzione ed all’emergenza on. Giovanni Legnini non parte dall’assioma che non c è una “regola” urbanistica imposta da un piano regolatore generale (prg) in vigore nell’intera isola d’Ischia con lo sguardo rivolto in prospettiva verso l’applicazione di un piano della ricostruzione (pdr) con valore pieno di fusione tra “tutela passiva” e “tutela attiva” che la regione Campania per legge avrebbe dovuto fare da almeno 5 anni e non ha ancora fatto.
É un metodo di ricostruzione a macchia di leopardo fondato sulle richieste di “volontaria dislocazione” e volontaria “ricostruzione” da parte del singolo cittadino colpito mentre la ricostruzione pubblica è solo impegnata su quello che già esiste e non punta minimamente alla “riqualificazione” ed ad una diversa edificazione. Legnini opera senza un prg di partenza e senza un pdr di arrivo. Non ha preso in esame un intervento di edilizia residenziale pubblica in maniera netta e precisa.

Questo metodo sta portando di fatto ad una desertificazione demografica, sociale ed economica di Casamicciola che di fatto ha perduto circa 3mila abitanti degli 8mila che ancora risultano all’anagrafe mentre il suo vecchio sistema economico impostato sul termalismo e sull’antico artigianato della ceramica é terribilmente in crisi per non dire estinto con conseguenze disastrose sull’indotto commerciale.

Mi fermo qui. La discussione continua.

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