di Sandro Russo
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Come nasce una ‘Canzone per la Domenica’? Per caso, a volte. Una musica ascoltata durante la settimana, spesso ben nota, stra-conosciuta e ascoltata e poi… qualcosa in più, di solito frutto di una “ricerchina” in rete che permette di focalizzare una curiosità, un particolare poco frequentato e possibilmente di interesse (anche ) per i frequentatori di questa rubrica settimanale, ormai cult.
E così… Chi non ha mai ascoltato – alla radio, in televisione, al cinema, nella pubblicità – il secondo movimento del Concerto per Aranjuez, di Rodrigo. Eppure forse non tutti sanno che due versioni italiane, di cantanti eccelsi furono “bocciate” dall’Autore, Joaquìn Rodrigo (1901-1999) e dovettero essere ritirate dal commercio. Non ‘dilettanti allo sbaraglio’, ma i nostri più grandi, Mina e Fabrizio De André (!).
Ma andiamo per ordine, mettendo le notizie e i brani uno dopo l’altro (notizie prese dal web, qua e là, soprattutto da Youtube e da Wikipedia).
Il Concerto d’Aranjuez (Concierto de Aranjuez) è probabilmente l’opera più nota di Joaquín Rodrigo, uno dei compositori spagnoli più famosi del primo dopoguerra.
Fu composto a Parigi inizio del 1939 ed eseguito per la prima volta a Barcellona, il 9 novembre 1940. Dura 20 minuti e si sviluppa in tre movimenti: Allegro con spirito; Adagio, Allegro gentile.
“ Scritto ispirandosi ai giardini del Palazzo Reale di Aranjuez, a 50 km da Madrid (1), il concerto cerca di trasportare l’ascoltatore ai suoni della natura sebbene questi siano lontani nello spazio e nel tempo.
Secondo il compositore, il primo movimento è “animato da una forza ritmica e da un vigore pur in assenza dei due temi… interrompendo il suo implacabile ritmo”. Il secondo movimento “rappresenta un dialogo tra la chitarra e gli strumenti solisti”, mentre l’ultimo movimento “ricorda un ballo formale che nella combinazione di un ritmo doppio e triplo mantiene un tempo teso prossimo alla misura prossima”. Egli descrive il concerto come la cattura della “fragranza di magnolie, il canto degli uccelli e il fragore delle fontane” dei giardini di Aranjuez”.
La strumentazione è unica, dal momento che è raro trovare una chitarra solista che si confronta con il suono prodotto da un’intera orchestra. Ciò nonostante, la chitarra non viene mai coperta, pur rimanendo l’unico strumento solista per l’intera esecuzione, in quanto suona nei momenti di piano e pianissimo, mentre nei pieni orchestrali la chitarra solista è in pausa.
Ne ascoltiamo il secondo movimento, il più conosciuto.
Paco De Lucia chitarra, Orchestra De Cadoques eseguono Concierto de Aranjuez di Joaquin Rodrigo
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Non entro nello specifico di come è stato reso l’originale nelle due versioni presentate e non sono un musicologo in grado di analizzarne pregi e difetti né di entrare nel merito della decisione dell’autore di rifiutare entrambe le versioni. Per il mio giusto non coltivato e per l’apprezzamento di entrambi gli interpreti a me sembrano, ciascuna per il loro modo di proporre musica e parole, tutte due pregevoli canzoni. Poi ciascuno ascoltando ne riceverà la sua suggestione.
Della versione di Mina non conoscevo il termine trenodìa, che significa propriamente lamentazione, canto funebre, ma ci sono altre cose interessanti da sapere (2).
Di De André che dire? La tematica dell’amore perduto è uno dei suoi portanti, ci ha dedicato canzoni e intere raccolte e molte sue parole, a ripensarci, sono entrate nel lessico corrente. Di questa canzone ricordavo a distanza di decenni, la frase de i verdi anni che passano cantando…
Mina – Trenodia (remastered 2018)
2 note: Primo singolo della PDU, etichetta fondata assieme al padre a Lugano, il 1º dicembre 1967, pubblicato il 19 dicembre 1967. Commercializzato a fine del 1967 e ritirato dal mercato all’inizio del 1968, è tra i più rari e ricercati dai collezionisti, nonostante le 25.000 copie vendute nei primi giorni. Joaquín Rodrigo, autore del famoso Concerto d’Aranjuez di cui il brano è un libero adattamento, non approva pubblicamente il lavoro di arrangiamento operato da Augusto Martelli. Questo obbliga la PDU a ritirare il disco e a ristamparlo in breve tempo, sostituendo la facciata principale con “La canzone di Marinella”. Mina lancia la canzone durante il suo spazio radiofonico “Pomeriggio con Mina”, condotto assieme a Giorgio Calabrese, che è anche l’autore del testo, e all’impresario e amico Elio Gigante. La registra anche in un video per lo spettacolo di fine anno “Signori, l’anno è servito”, ma di quella clip non è rimasta traccia nelle teche della Rai. “Trenodia” è l’unico brano della discografia italiana di Mina a non essere stato ancora digitalizzato. Nel 2018 viene stampato su vinile (abbinato a “I discorsi”) in poche copie per Record Store Day. Testo di Giorgio Calabrese, arrangiamento di Augusto Martelli.
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Le due edizioni dell’album Fabrizio De André Vol I
La versione di Fabrizio De André
Caro amore/Spiritual è il 13º singolo discografico del cantante italiano Fabrizio De André, pubblicato nel 1967 dalla Bluebell Records. È il primo 45 giri in cui il nome di Fabrizio De André compare in copertina per intero. Entrambi i brani vennero poi inclusi nell’album Fabrizio De André Vol. 1º.
Caro Amore è presente solo nella prima edizione di Volume I. Verrà sostituita, nelle ristampe successive, da La Stagione del tuo Amore a causa di un problema di diritti d’autore sulla musica.
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Note
(1) – Il Palazzo Reale di Aranjuez, a 50 km da Madrid, fu la residenza di primavera del re Filippo II nella seconda metà del secolo XVI, in seguito ricostruito a metà del secolo XVIII per Fernando VI.
(2) – Joaquín Rodrigo (Sagunto, 1901 – Madrid, 1999), è stato un compositore e pianista spagnolo. Musicista classico, è noto principalmente per il suo Concerto d’Aranjuez. Rodrigo era nato a Sagunto ed era cieco dall’età di tre anni per via della difterite. Studiò musica con Francisco Antich a Valencia e con Paul Dukas a Parigi. Dopo un breve ritorno in Spagna, si trasferì ancora a Parigi per completare gli studi e specializzarsi in musicologia, prima con Maurice Emmanuel e poi con André Pirro.
(3) – Tre-no-dì-a – Etimologia dal greco trenodìa, composto da thrénos ‘treno’ e odé ‘canto’. Significato: Canto funebre, lamentazione; lagna, piagnisteo
Non tutti sanno che il treno non è soltanto il convoglio ferroviario: nella letteratura greca antica è il nome di un canto funebre, di una lamentazione – nota anche come ‘trenodìa’ (variante molto opportuna per non fare confusione col treno-mezzo). Classicamente si articolava in una rispondenza fra cori o fra un coro e dei singoli: celebre è il treno nel XXIV libro dell’Iliade per i funerali di Ettore, ma è una lamentazione che troviamo nell’opera di molti autori greci, da Pindaro, a Simonide, a Eschilo.
Oggi, non senza una certa ironia, la trenodia si affranca volentieri dalle solennità funebri dell’antichità e passa a indicare la lagna, il piagnisteo – specie di gruppo. Etimologicamente non c’entra niente col treno mezzo di trasporto, che è invece affine a ‘trainare’ [www.unaparolaalgiorno.it].