di Sandro Russo
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Il mio amico Giovanni, Giuann’i Ggiulie Matrone, che per un periodo della sua vita passava tutti i week-end a Ponza facendo il pendolare con Roma mi raccontava che nelle stagioni giuste identificava i ponzesi sul treno dai baccelli di fave che sporgevano dalle borse o dai mazzetti di fresie tenuti nel taschino, a portata di naso, per contrastare i cattivi odori del treno.
In altri tempi avevamo identificato la predilezione dei ponzesi per le fave quasi come una caratteristica genetica (Passioni botaniche ponzesi: Le fave e Le fresie; volendo si può passare in rassegna tutta la serie; vedi lo screenshot a fondo pagina)
Per onorare la parte ponzese del mio DNA, come tutti gli anni ho piantato anch’io le fave (e già che c’ero anche i piselli); ma non più a filari sterminati come in passato – però la citazione dei campi di fragole forever mi piaceva, da usare come titolo – solo un corto filare pe’ divozzione.
La fuoriuscita delle piantine mi ha fatto ricordare un episodio carino da raccontare.
Ettore, un mio amico di tanti anni fa – un’amicizia nata addirittura da universitari, alla Casa dello Studente e mantenutasi negli anni (sono stato anche padrino di battesimo di suo figlio che ora è grande e grosso) – viene da una famiglia numerosa del sud e alcuni suoi fratelli sono emigrati in America. Ha mantenuto rapporti sporadici, ma si sa che malgrado la buona volontà un po’ ci si perde.
Quattro o cinque anni fa sono venuti a trovarlo dagli States un fratello e una sorella che erano ormai in pensione e hanno fatto anche una tappa da lui a Roma.
Ettore mi ha telefonato che aveva piacere di farmeli conoscere e di stare con loro un giorno insieme, in campagna da me.
Molto volentieri… Abbiamo mangiato e parlato di tutto, poi mi sono ricordato che avevo appunto questi filari di fave e piselli… se volevamo coglierli insieme e se ne portavano via quanti volevano.
Siamo scesi nel campo e… si sono illuminati. Si sono messi a lavorare di buona lena, da veri esperti raccoglitori. Specialmente la signora, la sorella di Ettore; si era raccolta la veste davanti a mo’ di parannanza e sembrava una macchina raccoglitrice di piselli: agguantava, coglieva, smistava e passava avanti. Si sono fermati a due ceste abbondanti, tra fave e piselli.
Sono andati via carichi e felici, ma non è finita qui.
Qualche mese dopo ho risentito Ettore e gli ho chiesto dei suoi parenti.
Non ci crederai – mi ha detto – Hanno girato mezza Italia per incontrare il resto della famiglia; qui a Roma ho fatto vedere loro il Vaticano, il Colosseo, fontana di Trevi, tutto quello che immaginavo potesse colpirli, da americani che sono diventati… e mi hanno detto che la cosa più bella che hanno fatto in Italia, è stata quella raccolta di fave e piselli a casa dell’amico mio. Quella resterà sempre nei loro ricordi.
Ti volevo ringraziare, per questo.
La prima delle tante schermate che si ottengono impostando sul sito la ricerca per “Passioni botaniche ponzesi” (cliccare per ingrandire)
La copertina di Strawberry fields forever, dei Beatles, del 1967