Quella sera, a Milano, era caldo…
di Guido Del Gizzo
“L’Antologia di Spoon River”, di Edgar Lee Masters (1), è una raccolta di poesie scritta tra il 1914 e il 1915. Secondo gli esperti, è una delle opere più significative della nuova letteratura americana e io l’ho incontrata a sedici anni, grazie a De Andrè (2) e Fernanda Pivano.
Masters intendeva rappresentare lo spirito della sua America, raccontando le storie nascoste, dietro gli epitaffi delle tombe di un paesino immaginario della provincia americana, per rappresentare attraverso di esse il “macrocosmo” americano.
La poesia che segue non è tra le mie preferite, ma è certamente tra le più emblematiche: tuttavia, ve la propongo perché oggi è il 15 dicembre – un Anniversario da ricordare… sempre la mia fissazione per le date – e Licia Pinelli ha voluto che fosse posta sulla tomba di suo marito Giuseppe.
Carl Hamblin
La macchina del Clarion di Spoon River fu distrutta
ed io spalmato di pece e coperto di penne,
per aver pubblicato questo il giorno in cui gli Anarchici
vennero impiccati a Chicago:
“Vidi una donna bellissima con gli occhi bendati
eretta sui gradini di un tempio di marmo.
Grandi moltitudini passavano davanti a lei,
sollevando la faccia ad implorarla.
Nella mano sinistra teneva una spada.
Brandiva quella spada, colpendo a volte un bimbo, a volte un operaio,
ora una donna che tentava sottrarsi, ora un folle.
Nella destra teneva una bilancia;
nella bilancia venivano gettati pezzi d’oro
da quelli che schivavano i colpi della spada.
Un uomo con la toga nera lesse da un manoscritto:
“Ella non rispetta gli uomini”.
Poi un giovanotto col berretto rosso
balzò al suo fianco e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia erano corrose
dalle palpebre imputridite;
le pupille bruciate da un muco latteo;
la follia di un’anima morente
le era scritta sul volto –
ma la moltitudine vide perché portava la benda
.
Giuseppe Pinelli è la diciottesima vittima della strage di Piazza Fontana, volò giù da una finestra del 4° piano della Questura di Milano, il 15 dicembre 1969.
Nessuno, tranne i presenti, sa cosa sia realmente successo.
Una sola cosa, però, è assolutamente certa: Pinelli era negli uffici della Questura in conseguenza di un reato, commesso da- o con la connivenza di- organi deviati dello Stato; lo stesso Stato che, avendolo preso in custodia, avrebbe dovuto garantirne l’incolumità.
In questi decenni, ho sempre trovato stucchevoli le discussioni sulla presenza o meno, in quella stanza del commissario Calabresi al momento della caduta: è una questione semplicemente irrilevante.
La caccia agli anarchici partì più velocemente della cattura di Lee Oswald dopo l’assassinio di Kennedy, la teoria del “malore attivo”, del giudice D’Ambrosio (3), vale quella della “pallottola magica” della Commissione Warren (a proposito dell’assassinio del presidente Kennedy – ndr) e Indro Montanelli fu all’altezza dei media americani dell’epoca: poi disse che si era sbagliato, ma ci mise un po’.
Dobbiamo rispettare le sentenze e la verità processuale: non perché si debba essere sempre d’accordo, ma perché dobbiamo rispettare le regole che quelle sentenze hanno prodotto, la struttura delle nostra convivenza civile.
Anche quando ci troviamo difronte a uno come Zuncheddu, 32 anni di carcere a gratis.
Ma questo non significa che dobbiamo esserne convinti, se la logica ci porta ad altre considerazioni e la realtà quotidiana smentisce, a volte dopo decenni, la verità ufficiale.
La fuga di Kappler ad esempio, nel 1977, non fu un’evasione, ma un accordo tra stati, cui aderirono maggioranza e opposizione dell’epoca, PCI compreso.
“Il malore attivo” di Pinelli, il pentimento di Marino, o la partecipazione di Mambro e Fioravanti alla strage di Bologna, sono verità giudiziarie che dobbiamo rispettare, in primo luogo per le vittime delle vicende e i loro familiari.
Ma se la strage di Bologna fosse opera di esponenti dell’estrema destra diversi dai condannati, si aprirebbero ipotesi ancora più inquietanti e attuali; se dubitassimo del pentimento di Marino, dopo diversi giorni di permanenza in una caserma delle forze dell’ordine, più che di giustizia dovremmo parlare di un definitivo regolamento di conti, nella migliore delle ipotesi: di insabbiamento tombale della questione, nella peggiore.
E Giuseppe Pinelli sarebbe stato sfortunato, nel posto e nel momento sbagliato.
Il questore di Milano, in quei giorni, era Marcello Guida (sul sito, leggi qui): quel Marcello Guida che nel 1937 fu nominato vice direttore della colonia penale di Ponza, nel 1939 della colonia di confino politico di Ventotene e poi, promosso commissario, ne divenne direttore.
Ma che caldo, che caldo faceva, quella sera a Milano…
Immagine di copertina
Piazza Fontana a Milano: Lapide in memoria dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto mentre era in stato di fermo, accusato di esser responsabile dell’attentato terroristico di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Egli fu poi riconosciuto innocente e scagionato da ogni accusa. Questa lapide è stata posta dal Consiglio comunale di Milano (fotografia presa il 12 dicembre, 2007 – fonte Wikipedia).
Note
(1) – Sul sito è riportata un’altra poesia di Edgar Lee Master con qualche informazioni sull’opera:
Dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. George Gray
(2) – Non al denaro, non all’amore né al cielo è il quinto album di Fabrizio De Andrè pubblicato nel 1971 contenente nove testi per la stesura dei quali il cantautore si è ispirato ad alcune delle poesie contenute nell’opera “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters. “The Hill (La collina)”, la prima canzone, funge da prologo e parla della gente morta a causa di malattie, incidenti sul lavoro o risse che riposa nel cimitero di Spoon River.
In Italia la prima edizione dell’opera uscì il 9 marzo del 1943, la traduzione fu curata da Fernanda Pivano, cosa che tuttavia ella pagò con il carcere dato che, come lei stessa dichiarò: “Era superproibito quel libro in Italia. Parlava della pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare (…), e mi hanno messo in prigione e sono molto contenta di averlo fatto”
(3) – Su Marcello Guida, sul sito: una schermata dell’indice. Sulla vicenda di Piazza Fontana e Marcello Guida in particolare scrive Sandro Vitiello: “La Storia ci consegna un quadro chiaro di quello che avvenne in Italia negli anni settanta. La strategia della tensione fu pensata e gestita da pezzi dello Stato in combutta con organizzazioni di estrema destra, figlie di quel fascismo di cui l’Italia non si è mai completamente liberata.
Basti pensare che il questore di Milano nei giorni di piazza Fontana era quel Marcello Guida che durante il fascismo era direttore del confino di Ventotene. Pertini – allora presidente della Camera – in visita a Milano si rifiutò di stringergli la mano perché Pertini non dimenticava e perché Pertini non credeva che Pinelli si fosse suicidato.
(4) – Un articolo selezionato dalla redazione tra tanti – del 15/12/2014 di di Helga Marsala, da www.artribune.com , fornisce dettagli aggiuntivi rispetto sul “caso Pinelli”. Qui in file .pdf: L’anarchico Pinelli, ucciso da un ‘malore attivo’, di Helga Marsala
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Appendice del 16 dic. 2023 (cfr. Commento di Sandro Russo)
Non avevo capito (me l’hanno fatto notare) che il titolo dell’articolo era la citazione di una canzone (attribuita a Ivan Della Mea) scritta immediatamente dopo i funerali di Pinelli, sull’aria del canto “Il feroce monarchico Bava”, a cui ne seguirono diverse altre con minime varianti. Fu composta da quattro compagni anarchici, la sera del 21 dicembre 1969, presso il Circolo Gaetano Bresci di Mantova.
“Quella sera a Milano era caldo” è il titolo di un glorioso vinile che raccoglie molti canti anarchici di autori vari
Tra questi, da YouTube, La ballata del Pinelli:
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Sandro Russo
16 Dicembre 2023 at 13:11
Non avevo capito (me l’hanno fatto notare) che il titolo dell’articolo era la citazione di una canzone (attribuita a Ivan Della Mea) scritta immediatamente dopo i funerali di Pinelli, sull’aria del canto “Il feroce monarchico Bava”, a cui ne seguirono diverse altre con minime varianti. Fu composta da quattro compagni anarchici, la sera del 21 dicembre 1969, presso il Circolo Gaetano Bresci di Mantova.
“Quella sera a Milano era caldo” è anche il titolo di un glorioso vinile che raccoglie molti canti anarchici di autori vari.
Tra questi, La ballata del Pinelli, riportata in link a YouTube nell’articolo di base.
Ascoltandola, mi sono ricordato di averla sentita qualche volta agli spettacoli di Dario Fo e Franca Rame (anzi pensavo che fosse loro).