Ambiente e Natura

Green & Blue, racconti di acque (2). Riso

proposto dalla Redazione dal Supplemento di Repubblica Green & Blue

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Scorrendo i brani  presentati del Supplemento Green & Blue di Repubblica pubblicato qualche giorno fa (leggi qui), abbiamo trovato uno scritto di Antonio Pascale, nostra vecchia conoscenza. Qualche suo titolo è già presente sul sito

Tra i lavoratori delle risaie di Ceretto Lomellina, Zeme e Mede (Pavia). Quasi scomparse le mondine. In pianura padana, sotto i cappelli di paglia a cono, spesso ci sono uomini e donne originari della Cina. Foto di Giacomo Liverani.

Mille colori e mille forme di vita
di Antonio Pascale

Nelle risaie le mondine hanno creato un laboratorio popolare straordinario ma se non cambiamo, il nostro riso si impantana e nessuno lo canterà più

Se Napoli è mille colori, la risaia non è da meno: mille colori e altrettante forme di vita. Ai bodi e tra le camere rettangolari (l’unità produttiva dell’azienda) troviamo alghe e piante palustri che vivono e radicano in acqua o in essa nuotano, lasciandosi trasportare dalla corrente. Altre piante che diventano anfibie, come il giavòne – tra l’altro l’infestante principale delle risaie. Sono le stesse piante che hanno accompagnato l’uomo sin dalla preistoria, che gli hanno consentito di costruire pagliai o che sono state impiegate per la preparazione di legacci (lische e zigoli).

Le risaie sono dunque mille colori perché c’è l’acqua – 20 mila-40 mila m3 di acqua ad ettaro. Non è acqua sprecata, se non fosse impiegata per la coltivazione del riso o per colture alternative quali mais e soia, evaporerebbe o defluirebbe al mare. Poi l’acqua è riciclata nelle risaie per almeno tre volte.
Le risaie sono acqua, ossigeno disciolto in acqua, micro e macro-fauna, ma anche piante lacustri che tuttavia diventano erbe intestanti.
Chi le estirpava una volta? Le mondine. Mettendo insieme i pezzi: le risaie risuonano di storia e di canti d’acqua. Perché? Perché mondine e musica folk stanno insieme.

Nelle campagne tra Vercelli, Novara e Pavia, a partire dalla seconda metà dell’800, la lavorazione del riso assunse un carattere nuovo: alle grandi estensioni fece seguito la rottura del sistema di solidarietà tra le diverse cascine, e soprattutto una richiesta di manodopera per estirpare le malerbe. Così, decine di migliaia di donne provenienti da aree diverse della Pianura Padana e dalle colline piemontesi si spostava nel Vercellese, nel Novarese e nella Lomellina, Ora, questo periodico incontro di donne diverse ha creato un laboratorio popolare straordinario.

Perché le mondine cantavano.
Diceva Pietro Sassu: «In loro prevale la volontà di esaltare col canto la propria presenza, di alzare il canto quando il corpo è piegato sulle acque dalla fatica».
Ora, queste donne, con la schiena piegata, lontane dai luoghi d’origine – quelli contadini, dove vigevano valori e doveri repressivi – sono state capaci di trasformare il tempo della monda in un’occasione di solidarietà e uguaglianza.
Libertà e uguaglianza tra uomo e donna, legata anche alla nuova moralità laica e socialista (la lega socialista deriva dalla lega delle mondine e nasce in Padania).
Alcune canzoni della monda parlano chiaro: Siur padrun dali bele braghe bianche fore le palanche, fu portata al successo nel 1971 da Gigliola Cinguetti, con il suo album che raccoglieva canzoni popolari delle mondine (vendette un milione di copie). Ancora: se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorare e capirete la differenza di lavorare e di comandare. Oppure: Sebben che siamo donne, paura non abbiamo per amore dei nostri figli, noi in lega ci mettiamo. Poi sono arrivati i diserbanti che a molti non piacciono ma che hanno tolto le donne da un lavoro gravoso (la concorrenza asiatica può ancora utilizzare la monda manuale invece degli erbicidi).
Si potrebbe ancora approfittare di questo canto antico per cambiare musica, proporre una nuova metrica: quella della ricerca. Che parte dagli agricoltori, ed è fondamentale per costruire una nuova risaia. È necessario sperimentare strumenti moderni, vedi quelle biotecnologie che vanno sotto il nome di TEA (*), utili a creare nuove cultivar resistenti e adatte ai cambiamenti climatici. Altrimenti, invece di realizzare una risaia dai mille colori, finisce che nonostante tutta la storia passata e le forme di vita diverse, il nostro riso si troverà impantanato e senza nessuno lo canterà più.

La pagina di Green & Blue, in file pdf: Antonio Pascale. Riso

L’autore. Antonio Pascale, 57 anni, di Napoli, giornalista, scrittore e blogger, è stato ispettore del Ministero delle Politiche Agricole. Il suo ultimo libro si intitola La foglia di fico, Einaudi.

Note  (a cura della Redazione)

(*) – Si chiamano Tea, Tecniche di evoluzione assistita, e sono strumenti di perfezionamento genetico che permettono il miglioramento della frutta e degli ortaggi che, ad esempio, potrebbero grazie a esse diventare più resistenti alla siccità e meno attaccabili dai parassiti. Biotecnologie soft, che si limitano ad accelerare i processi naturali e che non vanno confuse con i ben più invasivi e quindi controversi Ogm (Organismo geneticamente modificato), e che consentiranno all’agricoltura italiana di aumentare la produzione e di renderla più sana, perché potrebbero diminuire l’utilizzo di antiparassitari [ https://www.ilgiornale.it/news/politica/arrivano-tea-biotecnologie-buone-che-daranno-frutti-e-2160295.html ]

(**) – Riso amaro. Foto di Giacomo Liverani – Maggio-agosto 2023
L’introduzione del riso nella Pianura Padana risale alla seconda metà del XV secolo. Nel corso di oltre cinquecento anni la coltivazione di questo cereale è diventata una delle principali attività agricole delle province di Vercelli, Novara, Pavia, Alessandria e Biella e questi luoghi sono diventati per molti il simbolo dell’agricoltura per eccellenza della pianura.
Cinema, musica, letteratura hanno raccontato questo cereale e la sua coltivazione come sinonimo di lavoro, fatica, produzione.
Una pianta che nasce e cresce nell’acqua e che dall’acqua trae la sua esistenza. La storia segue alcuni produttori di riso, visita l’Ente Nazionale Risi e i piani di ricerca e sviluppo per un riso resistente e mostra i grandi sistemi di irrigazione, in crisi per colpa della siccità [da Green & Blue del 6 dic. 2023, pag. 29]

Sempre da Green & Blue “Cronache d’acque” del 6 dicembre 2023:

Green & Blue, storie di acque

Green & Blue, racconti di acque (1). Il grande fiume

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