Personaggi ed Eventi

Assunta, regina di Palmarola

di Emanuela Siciliani

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C’era un tempo in cui si arrivava alla spiaggia di Palmarola e, appena sbarcati, ci si dirigeva diretti da Assunta, senza deviazione alcuna.
Erano i tempi in cui non c’era la sfilata di pinne tutte in tinta, appese fuori al terrazzo dalla Fendi – o dal suo architetto – e mai utilizzate. Tempi in cui quei pochi metri di casa e terrazza erano il Regno di Assunta e delle sue donne.

Ci fermammo una volta a dormire da Assunta. Era un evento epocale, perché con Domenico ci eravamo presi un giorno di riposo ed anche perché – e in effetti quella era stata la motivazione a lasciare le nostre incombenze – mio padre Fernando e mia madre Fosca erano parte della piccola compagnia.

Mio padre forse qualcuno lo ricorderà, seduto al tavolino a Chiaia di Luna, davanti alla grotta dove si divertiva un mondo a fare l’affitta-sdraio, tornando a casa la sera ci diceva “Sono stanco ma soddisfatto” e “Ho dei bei clienti”, lui che tutta la vita era stato impiegato.
Lo convincemmo quella volta a passare una notte a Palmarola e stare  da Assunta era scontato.

Al risveglio ci sistemammo in terrazza con Assunta, vestita del suo sorriso splendente, incorniciata dal mare e sorvegliata a vista dal Suo San Silverio, di guardia in cima allo scoglio dove riposa, che ci propose di fare colazione. Di cosa o come non ci disse, noi semplicemente ci accomodammo a gustare quel momento di pura bellezza, mattino presto, la spiaggia deserta, Domenico che già fremeva per tornare, e un profumo che usciva dalla cucina, insieme al suono gioioso di risa e voci diverse, allegre, felici direi.

Era un esperimento inaspettato quello di un piccolo gruppo di donne, capitanate da Assunta, che si erano inventate un luogo magico, difficile sicuramente da gestire ma che aveva alle fondamenta la sfida, la passione, l’allegria, la forza motrice della Regina Assunta. A Ponza vige il matriarcato e Palmarola, con Assunta e le sue donne, in quegli anni dorati ne era fulgido esempio.

Quando arrivò la padella – scurita dalle tante fritture, torturata da cotture di ogni tipo – e ci servì delle fettine di pane sottile fritto nell’olio, accompagnato da marmellata fatta in casa, al primo boccone tornai bambina di cinque anni, a casa di mia nonna, in campagna, con le galline; mia nonna che cucinava con una passione così simile a quella di Assunta. In effetti non ricordo di averla mia vista con uno straccio in mano mia nonna, era sempre in cucina. Quel sapore di pane fritto e marmellata è rimasto ineguagliato, quel ricordo, quel momento, quella donna. Assunta la grande, in tutti i sensi…
Come per magia mi aveva fatto tornare bambina, un dono veramente inaspettato, un momento di pura gioia.

Su quella stessa spiaggia mi trovai per caso proprio quell’11 settembre, quello scritto negli annali degli orrori della Storia. Un momento opposto a quello appena ricordato. Siamo sulla spiaggia di Palmarola, proprio in riva al mare, venuti con amici a passare qualche ora di svago. Assunta corre verso la riva, ci vede e ci urla l’accaduto, che ha appena appreso dal fratello che vive in America. Vorrebbe, se solo potesse, spiccare il volo e raggiungere i suoi cari, stringerli in un abbraccio, placare la paura che le ha oscurato quel sorriso radioso, forse rivolge lo sguardo al suo Santo, sarà forse lui solo in grado di sconfiggere questo Male tremendo? Scacciare la paura?

Lo avrai fatto di certo ora, Assunta, che lo hai raggiunto e sarai lì che gli racconti dei sogni, della tua gente, delle tue donne, del tuo grande amore per l’Isola, che oggi ti piange, stretta come mai forse prima in un grandissimo, caloroso abbraccio.

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