Personaggi ed Eventi

A volte la morte e il dolore sbagliano i tempi

di Guido Del Gizzo

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Mi scuso in anticipo con tutti quelli che farò arrabbiare
G.D.G.

Ci sono persone che sbagliano clamorosamente la tempistica della propria morte.
Peppino Impastato, ad esempio. Si fece ammazzare dalla mafia proprio il giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, il 9 maggio 1978: ci vollero dei giorni perché, tranne i familiari, qualcuno ci facesse caso.

Peppino Impastato

Oggi lo ricordiamo in molti, “I Cento Passi” (2000, di Marco Tullio Giordana) è un bel film (sul sito leggi e ascolta qui), ma ricordo distintamente lo sgomento che provai quando lessi il trafiletto sulla notizia, in quinta o sesta pagina, ché quella volta c’erano ancora i quotidiani.

Francesco Nuti in Willy Signori e vengo da lontano

Oppure Francesco Nuti, morto lo stesso giorno di Silvio Berlusconi, lo scorso 12 giugno: un bravo attore, autore e regista, innovativo e interessante, che ci ha lasciato cose parecchio più serie di Ciao Darwin, di cui parleremo più avanti.

Anila Grishaj (Foto di Giuliano Pavan)

Ma il tempismo peggiore è stato quello di Anila Grishaj, aveva 26 anni ed è stata schiacciata da un macchinario, sul quale stava lavorando, lo scorso 15 novembre a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso : proprio mentre, a neanche un’ora di macchina da lei,  a Vigonovo, tutta l’attenzione del Paese era tutta concentrata su un’altra giovane donna, Giulia Cecchettin, che da qualche giorno era scomparsa da casa e che due giorni dopo è stata trovata morta, uccisa dal suo fidanzato, l’ennesimo femminicidio… abbiamo tutti seguito, quasi chilometro dopo chilometro, gli spostamenti di una “Grande Uno” di colore nero.
“Un fatto epocale, un momento di svolta nella coscienza collettiva”,  ha dichiarato un’autorevole commentatrice al telegiornale.
Quella di Anila è una morte di serie B, non ne parla nessuno e poi non è stata neanche originale: in Veneto, quest’anno, sono già 60, le vittime sul lavoro.

Ci sono molti modi di fare politica e molti modi di fare l’attore.
Si può fare fatica, “per affrontare i problemi fino in fondo”, come diceva Rossana Rossanda, oppure no.
Ci si può spendere per obbligare il pubblico a confrontarsi con il cuore dei problemi, oppure no, restando lievi sull’ironia.

Paola Cortellesi è la perfetta rappresentazione del politicamente corretto: intelligenza, ironia e poca fatica, un bel monologo al David di Donatello (intelligente, ironico e garbato) buono quasi per tutti, signore in lungo, uomini in smoking.
È parecchio più complicato, invece, parlare di quelle come Anila: e qualcuno si ricorda di Luana D’Orazio?
Non c’è un colpevole facile da indicare, non serve un’educazione all’affettività in età scolare, i talk shows sull’argomento non servono a niente, non c’è niente da capire.
Morte immediata per schiacciamento delle vertebre cervicali, si dice uguale al femminile e al maschile.
Non c’è un film su persone come loro.

Luana D’Orazio

Ci siamo abituati alla denuncia di “emergenze”: ma di cosa stiamo parlando?
Di un problema grave, che si è esteso rispetto alla sua prima manifestazione, che interessa una moltitudine di persone, che richiede uno sforzo eccezionale?
I femminicidi? Certo.
Ma delle “morti bianche”, che ne facciamo? Più di tre al giorno, in media.

E dei migranti in mezzo al mare? Quanti ne muoiano davvero, non lo sapremo mai, e non finirà presto.
Poi non voglio parlare di cambiamento climatico, per scaramanzia.

Intanto c’è chi ci vive, nelle altre emergenze e raramente si vede preso in considerazione.
Un esempio?
Provate a mettervi nei panni di una donna che ha deciso, con tutte le paure e il dolore del caso, di ricorrere ad un’interruzione di gravidanza nelle Marche, che attualmente detiene il primato dei medici “obiettori di coscienza”, proprio nelle strutture che dovrebbero garantire l’applicazione della legge 194: purtroppo, l’applicazione della legge oggi rappresenta l’eccezione, non la regola.
Nei consultori e nelle strutture dedicate, concepite per aiutarla ad affrontare la situazione nel modo meno peggiore possibile, incontra invece l’Associazione pro Vita e Famiglia, quelli del bambolotto a forma di feto, distribuito al convegno di Verona, ricordate?

Pro Vita e Famiglia, onlus

Su Fanpage di tre giorni fa, c’è una breve sintesi della storia dell’associazione che tutti si sono sperticati a difendere dall’aggressione subita, durante la manifestazione dello scorso 25 novembre: ma, mentre la Presidente del Consiglio la difendeva, nessuno ha provato a spiegare che la violenza subita, sempre condannabile, è poca cosa, rispetto a quella praticata da Provita e Famiglia contro migliaia di donne ogni anno, in tutta Italia.
Date un’occhiata qui: www.fanpage.it/politica/chi-ce-dietro-provita-famiglia-e-perche-lassociazione-antiabortista-e-diventata-cosi-influente/

L’irruzione nella sede della CGIL (a Roma il 9 ottobre 2021) è stata un insulto alla democrazia, mentre l’esistenza di Provita e Famiglia è un insulto all’illuminismo, oltre che alla democrazia: c’è differenza.

Difficile raccontarlo al David di Donatello, (guarda e ascolta qui, video in Commenti) si rischia una forte perdita di popolarità: così come quasi nessun commento negativo, a parte Avvenire e pochissimi altri, ha preso in esame Ciao Darwin 9 (leggi in Commenti a Per Giulia, per Elena), la trasmissione televisiva che più di ogni altra celebra i peggiori stereotipi sulle donne… prodotta da una donna!
Questa storia del paternalismo è come se si volesse combattere la segregazione razziale, senza preoccuparsi di abolire la schiavitù.

E, a proposito di monologhi, nello stesso 2018 ce ne fu un altro: altro tema, altro interprete, altra stoffa.

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1 Comment

1 Comments

  1. Antonietta D'Aliesio

    3 Dicembre 2023 at 22:10

    Interessantissimi Guido e Sandro (come sempre d’altronde), grazie

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