di Tonino Impagliazzo
Il 24 novembre scorso Latina Oggi ha riportato la notizia che a Ventotene, sotto l’area del dissalatore, nella zona del campo Sportivo sono stati rinvenuti dei reperti archeologici
Qui sotto l’articolo in ritaglio-immagine
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La lettura dell’articolo porta a fare tutta una serie di considerazioni.
- La realizzazione di Impianti Industrialiper la dissalazione risale a circa 40 anni fa ed appartiene ad una decisione autonoma dell’Amministrazione Provinciale di Latina senza preventiva consultazione delle Amministrazioni Comunali dei Comuni insulari.
- Negli anni1977, per quanto riguarda la Riserva marina, e 1999, per quanto riguarda la Riserva terrestre, il Comune di Ventotene chiese, previa consultazione popolare, al Ministero dell’Ambiente ed ottenne l’ Istituzione di una AMP (Area Marina Protetta) e di una RNS (Riserva Naturale Statale), attualmente vigenti.
- Nel giugno 2023, con il “Decreto Siccità”, e più in particolare con l’Art. 10, sono stati vanificati tutti gli sforzi dei cittadini e degli Amministratori delle isoleche avevano osservato, per la tutela dell’ambiente e delle risorse marine e terrestri, divieti e norme dello Stato che limitavano l’utilizzo di aree destinate alla pesca ed al turismo. Il Decreto Siccità attualmente consente la non applicabilità della Legge Salvamare, e quindi l’esonero dal produrre la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), per i dissalatori con produzione di acqua inferiore alle 200 tonnellate al giorno. Ciò vuol dire che tutti gli impianti presenti nelle piccole isole italiane, a volte anche sedi di riserve protette dello Stato, si trovano nella possibilità di aumentare i valori delle sostanze inquinanti, disciplinati dalla Legge n° 152/2006, scaricati in mare.
- Dal corrente anno pende presso il Tribunale di Latina un giudizio per definire se l’acqua prodotta dal dissalatore provvisorio di Ventotene sia “acqua per uso umano”, oppure non idonea e non conforme alle leggi 307 e 357 dello Stato.
La scelta attuale del luogo, per la produzione di acqua dissalata con impianto industriale, oggi indicato come definitivo e più volte ostacolato dalle precedenti Amministrazioni, nasce dalla perversa tracotanza di trascurare e non accettare suggerimenti e consigli utili, continuando a preferire una metodologia da retaggio patriarcale che intende imporre scelte e decisioni in maniera univoca e, forse, più diretta a favorire l’interesse soggettivo che quello generale.
L’acqua prodotta in questo biennio da Impianti industriali provvisori è risultata il più delle volte non idonea all’uso umano, come richiesto da due leggi dello Stato (n°307/1947 e n°357/1956)
Le più recenti conoscenze tecnologiche sulle interconnessioni sottomarine, consigliano che l’approvvigionamento dell’acqua per uso umano e della corrente elettrica per le isole possa essere realizzato agevolmente con cavi sottomarini, in analogia a quanto già attuato dal Ministero delle Infrastrutture per la banda larga.
Ciò determinerebbe per tutte le piccole isole italiane:
– minori costi rispetto alla produzione locale, influenzata dalle spese per il trasporto del gasolio e da quelle per la manutenzione;
– idonei quantitativi di acqua e di energia elettrica rispetto alla domanda con riflessi positivi nei periodi estivi in cui le presenze aumentano notevolmente;
– abbattimento degli inquinamenti terrestri e marini da CO2, che rappresentano oggi un parametro negativo nella scelta di un luogo turistico e nell’attenzione che si dimostra verso la fruibilità del territorio e, più in generale, verso la tutela dell’ambiente.
Per Ventotene, in particolare, si tratta anche di tutelare un patrimonio archeologico di una terra piccola, ma viva ed autentica, verso la quale è doveroso avere rispetto affinché se ne possa salvaguardare il patrimonio storico, culturale e naturale a favore delle future generazioni.