La Redazione
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Riceviamo in redazione una nota dalla Libreria Feltrinelli di Napoli sulla presentazione di un libro, e ci aggiungiamo del nostro
– ricordando un articolo di qualche giorno fa da la Repubblica, di Marino Niola, a proposito del più recente libro di Rumiz – data la nostra lunga frequentazione con le sue opere (cfr. una delle tante schermate a fondo pagina)
Segnaliamo qui di seguito i prossimi eventi a cura della Feltrinelli di Napoli – Feltrinelli Librerie piazza dei Martiri, Napoli
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Il grande fuoco nelle viscere dell’Italia. Il nuovo libro di Paolo Rumiz
di Marino Niola – Da La Repubblica del 21 novembre 2023
Il racconto di una discesa negli inferi del nostro Paese seguendo la linea dei terremoti e dei vulcani
L’Etna in eruzione (immagine dall’articolo di la Repubblica on line)
Un viaggio nelle viscere d’Italia, dove le profondità della terra confinano con quelle dell’inconscio nazionale. Ci voleva un grande narratore come Paolo Rumiz per raccontarci una discesa agli inferi del nostro paese seguendo la linea dei terremoti e dei vulcani. Dalla Sicilia al Friuli. Negli sprofondi della terra e in quelli dell’immaginario, dove la dimensione tellurica e la dimensione sismica fanno un sol corpo con quella misterica. Incidendo il corpo dell’Italia ma anche l’anima degli italiani.
Da una parte faglie, ipogei, crateri, caldere, soffioni, miniere, catacombe. Dall’altra sensi di colpa, ex voto, litanie e scongiuri contro la vendetta della terra offesa, violata, perforata, sfruttata. E che si manifesta ancora sotto le sembianze di demoni del sottosuolo, di monacielli, di santi antisismici, di Grandi Madri e di Madonne nere. Il risultato è un libro bellissimo come Una voce dal profondo, in uscita oggi da Feltrinelli.
Le pagine di Rumiz alternano fasi effusive ed esplosive. E il fuoco delle parole si condensa in immagini indimenticabili di donne, capaci di volare sulle acque, di trasformarsi in animali. Sogni e incubi di un mondo dove ci si sente arroccati su un vulcano in sonno, in contiguità con il Grande Fuoco.
E dove anche il pane può dare alla testa se il frumento è impastato con l’Erba jonica e con la Claviceps Purpurea, parenti del Lsd. Una panificazione psichedelica da terra in trance, dove il mistero è di casa e dove nulla è naturale come il soprannaturale. In questi ipogei dell’anima, ogni casa ha sul retro l’accesso a una grotta che amplifica il mormorio dell’Ade.
Rumiz registra puntualmente ogni mormorio, con accenti da cronista dell’abisso.
«Ci fu un vento da scuotere le montagne ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu il fuoco ma il Signore non era nel fuoco». Le parole dell’autore fanno corpo con quelle del Libro dei Re, o con l’Apocalisse di Giovanni, dove il sacro usa gli elementi naturali come costumi di scena per manifestarsi o per nascondersi. E fa sentire la sua voce solo quando la natura si contrae ingobbita e immobile in un inviolabile mutismo. E allora parlò il tuono, avrebbe detto T. S. Eliot. «È come un canto – scrive Rumiz – e lo puoi sentire solo quando fa silenzio. Di notte».
Questo rimbombo di lontananze immemorabili, gli abitanti delle Eolie lo chiamano u trenu, che non ha niente a che vedere con la ferrovia. È una parola che affiora direttamente dalla lingua remota della poesia greca. E significa lamento, canto luttuoso. Come la nenia ondivaga delle sirene, che di questi mari fecero la loro tana.
Rumiz ci porta in giro nelle regioni ctonie dove ancora vivono e lavorano gli dèi in esilio. Perché sotto l’intero Tirreno meridionale si nascondono i superstiti del mito, i giganti di fuoco. Al largo del Cilento c’è Palinuro, acquattato come un ramarro affiorante.
Da Stromboli ai Campi Flegrei, al di sotto delle acque si distende un tappeto di terre ardenti, che l’autore esplora seguendo una mappa speciale, la Carta strutturale cinematica, un capolavoro del CNR che riporta puntigliosamente tutto quel che si agita nel sottosuolo.
Ma per raccontare fino in fondo le potenze e le presenze che abitano quelle abissali segrete, la scienza è necessaria ma non sufficiente. Bisogna mescolarla con il mito, che non misura ma evoca, non quantifica ma amplifica, non certifica ma significa. E proprio per questo riesce a farci intendere la lingua che si parla nell’Aldisotto. Come fa Galilei, il padre della scienza moderna, quando ricorre al calcolo matematico per spiegare che la porta degli inferi si trova a Cuma, nel bel mezzo dell’epicentro vulcanico dei Campi Flegrei. Proprio lì Rumiz va ad incontrare Pino, uno scienziato suo ex compagno di liceo, che adesso vive sul Lago d’Averno, appollaiato sull’orlo della caldera. E appoggia il suo stetoscopio sul Profondo, di cui ausculta le voci e scruta le presenze. «La sua mente era scientifica ma, chiacchierando con lui mi accorsi che non disdegnava navigare con me nel mare aperto del mito».
Insomma, un viaggiatore incantato come è l’autore comprende benissimo che per intendere il sermone del fuoco, per decifrare i segnali misteriosi delle potenze che si agitano sotto la parte meridiana d’Italia, quella che John Ruskin definiva una terra spasmodica, bisogna munirsi di strumenti più potenti dei numeri e delle cifre. In realtà, un viaggio nel “mondo di Sotto” richiede un bagaglio particolare. Amuleti come «un Vangelo etiope in pergamena, annerito dal fumo di candele e intriso dall’odore di mille mari». Un viatico che l’autore si porta dietro come un aiutante magico. Insieme a un cornetto regalatogli da amici partenopei. Ma anche mappe stratigrafiche e un computer. Per «leggere la folle topografia dell’Italia del Sud attraverso le immagini satellitari».
Insomma, esorcismo e illuminismo, tecnologia e mitologia. Coniugando vista e visione, come un rabdomante, che cammina con i piedi sulla terra e i sensi sotto. O come uno sciamano, capace di convocare gli spiriti dei giganti che dormono sotto il mare e l’Appennino e costringerli a rivelarsi.
E non a caso, l’incontro decisivo con quelle voci di dentro avviene a Napoli. Che è il vero baricentro o, meglio epicentro, del viaggio di Rumiz. Perché in quel teatralissimo intrico urbano e umano, dove anche in pieno sole bisogna farsi largo nella ressa delle ombre, il dialogo col profondo non si è mai interrotto. Ecco perché Partenope, affollata sopra e sovrappopolata sotto, è la sintesi geologica dell’identità italiana.
Il libro – Una voce dal profondo di Paolo Rumiz (Feltrinelli, pagg. 288, euro 18)
[Di Marino Niola, da la Repubblica del 21 novembre 2023]
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La prima della tante schermate ottenute effettuando la ricerca sul sito per “Paolo Rumiz” o per “Rumiz”
La Redazione
28 Novembre 2023 at 16:30
La Redazione propone un secondo invio da Librerie Feltrinelli – Napoli in occasione della presentazione del libro di Rumiz (il 3 dicembre p.v.)
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“Un viaggio nuovo comincia, nell’Italia degli abissi, dei vulcani e degli antri dove nascono i terremoti. Una storia di terra, acqua e fuoco che stavolta parte dal profondo Sud, il cuore del Mediterraneo”.
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“Ma che ne sanno della Voce del Profondo gli abitanti delle terre quiete, piallate da milioni di anni? Che ne sanno dell’urlo di Persefone, la Nera Signora, nelle pallide lande dove la terra non trema, non ribolle, non erutta e non genera spaventosi maremoti? Questo viaggio lungo la linea di faglia della Penisola entra nel sommerso più buio dell’identità nazionale e diventa un sismografo delle sue paure e rimozioni. Una storia, dove si intrecciano incursioni piratesche, estati roventi e nevicate fuori stagione, naufragi, guerre, invasioni, fortunali, processioni e paure da fine del mondo. Un modo per prestare orecchio alle vibrazioni più intime di un’Italia piena di ex voto e sensi di colpa, presagi e scongiuri, litanie e filastrocche, demoni e madonne”.
Dal Belìce all’Etna, dal paese fantasma di Romagnano al Vesuvio, dal terremoto di Bologna alla ricostruzione di Venezia e del Friuli, in compagnia di geologi, vulcanologi, storici dei terremoti, sismologi, geofisici o sopravvissuti, Paolo Rumiz ci guida in un viaggio fra scienza, mito e storia. Un mondo dove la memoria è prevenzione, dove i disastri edilizi sono un divorzio dai luoghi, dove capita che i preti dal pulpito chiedano di essere protetti “dagli architetti”, e dove può esserci persino chi ha nostalgia di terremoti d’inizio Novecento.
“Sono figlio di una terra che trema”, scrive, “le appartengo, e voglio vederci dentro. Entrarci, con la mia lampada di Aladino”. E noi con lui.
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L’autore
Paolo Rumiz ha scritto per “la Repubblica” e “Il Piccolo” di Trieste. Viaggiatore infaticabile e uomo di frontiera, con Feltrinelli ha pubblicato numerosi libri, tra cui ricordiamo Appia (con Riccardo Carnovalini; 2016), Il filo infinito. Viaggio alle radici d’Europa (2019), Il veliero sul tetto. Appunti per una clausura (2020) e Canto per Europa (2021).