di Francesco De Luca
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C’è allegria nel riso di un bambino e ce n’è nel frullo ovattato degli uccelli appostati nei rami dell’oleandro in attesa di scendere al suolo e cibarsi delle briciole di pane, sparpagliate dal vento che stamane si impone nella vita degli isolani.
Già il levante fresco ha impedito al mezzo veloce di lasciare il porto per raggiungere Formia e forse impedirà ogni collegamento. Forse… perché sull’isola l’andamento del meteo non è dominabile. E questo condiziona ogni pensiero, anzi, lo dimensiona nel senso che lo struttura, gli dà una forma. Quella della precarietà e della mutevolezza.
Due categorie che la mente ha individuato per assoggettare la realtà. Gli uomini vivono nella precarietà ma la aborriscono e, fin quando vi riescono, la negano, la sotterrano, la ignorano. E la mutevolezza? Lodata in sede teorica viene osteggiata nella pratica. Perché il mutevole non dà affidamento, non si presta a divenire fattore su cui puntare per dominare.
Ma, in fondo, cosa vuol dominare l’uomo? Vuol dominare l’esistenza. Pervenuto alla vita in modo fortuito, in tutto ciò che è, non vuole soltanto apparire ma anche stazionare, permanere.
Sono i grandi temi che la filosofia ha sondato fin dagli esordi pre-socratici: essere e divenire, forma e sostanza. Ed è evidente come, nel contrasto fra questi poli concettuali, l’esistenza degli uomini gode la compagnia di altre presenze. Come la grazia, l’allegria, la bellezza.
Hanno esse la stessa importanza per gli uomini? Sono ancillari rispetto alle categorie razionali?
Dico la mia opinione: l’esistenza trapassa fra ruoli, posizioni, valori di vario genere, per cui mi appare fuorviante affermare che la salute (quella fisica) sia più importante dell’umore, o che la fede in dio sia più fondata del piacere carnale, o che il sorriso di un bambino sia meno importante di una medicina curativa.
Ponza oggi è isola isolata perché non si effettueranno collegamenti navali col continente. Apparirà eccessivo portare la quotidianità ponzese alla ribalta. Ponza non è “l’ombelico del mondo” e tale non lo farà diventare nessun articolo di Ponzaracconta. Ma è indubbio che il complesso delle circostanze meteo e psichiche modula una visione del mondo.
Il frullo degli uccelli nel becchettare le mollichine di pane offre alla psiche una chiave di lettura della realtà.
Quella intrigatissima… eppure, qui, esemplificata al massimo. Tanto che il sorriso del bimbo si interfaccia al sole che riesce a bucare le nuvole, e lo stesso schiumare delle onde, così nefasto per la navigazione, diviene panna, diviene inconsistente presenza che dà sollievo all’animo.
Le guerre, seppur orride, sono relegate a sfondo. Così come gli odi fra i popoli, e le divisioni politiche.
Si gode della simbiosi con il tempo: ci si interroga sulla violenza, se ne disprezzano gli orrori, si sorride sornioni delle gaffe dei politici nostrani, si è lordati di tutte le brutture perché se ne condivide la responsabilità, ma la dimensione in cui il tempo scorre privilegia la coscienza.
La precarietà, la mutevolezza di ciò che prende forma nella realtà, qui, possono essere dominate dalla grazia, dall’allegria, dalla bellezza.
Nel salire le ‘grariate’, fra i vicoli deserti, il vento di levante amplifica le voci dei bimbi, e l’allegria riempie i vuoti. Sia di spazio, sia di cuore.
NdR: le foto sono di Rossano Di Loreto