Racconti

Come fu che Ponza scoprì i kiwi (1)

di Sandro Russo

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Questo articolo da un giornale a distribuzione locale che mi ha inviato Biagio Vitiello (grazie!), oltre alla annuale raccolta che ho appena concluso nel mio campo di un ettaro adiacente al casale dove abito (Lanuvio, Castelli romani), sono l’occasione per raccontare la storia di un’avventura che si concluderà quest’anno, con questa ultima raccolta, dopo circa trent’anni di operosa (ed eroica) attività.


“La crisi dei Kiwi –
I cambiamenti climatici e l’azione di agenti patogeni ancora non ben identificabili mettono a rischio le colture locali, specie quelli del Lazio, di kiwi, una produzione importante per la regione, per l’agro pontino, per i Castelli Romani e per il litorale laziale a sud di Roma” – https://ilcaffe.tv/articolo/208686/2-milioni-di-e-contro-la-grave-crisi-dei-kiwi-nel-lazio-a-sostegno-delle-aziende-locali


Questa storia non avrebbe alcun interesse per l’isola in realtà, se non fosse che in quasi tutto quel che ho fatto nella mia vita, Ponza – e gli amici di Ponza, mai persi di vista dalla mia infanzia/adolescenza ponzese – sono stati sempre coinvolti.
Potrei scrivere a lungo delle avventure sulla neve – le annuali settimane bianche in varie località dell’arco alpino… Ponzesi sciatori? Ebbene sì! -, dei viaggi e dei soggiorni in Sri-Lanka (dove sono rimasto per due anni di seguito), coinvolgendo amici e amici di amici da un’isola all’altra…
Con modalità simili – tam tam, passaparola, attrazione per la stranezza – anche l’avventura dei kiwi ha radunato torme di ponzesi, al tempo della raccolta (per tutto il resto dell’anno le necessità del campo me le sbrigavo da solo): una riunione tra amici, raccolta e attività connesse, ma anche pranzi sul campo e cene pantagrueliche a fine giornata, con la classica spianatoia di polenta a centro del tavolo con il sugo di salsicce e spuntature di maiale che scorrevano a fiumi (preparavamo da mangiare per trenta persone!) ma con congrui (e graditissimi) contributi isolani, tipo pastiere, conigli “alla ponzese” e torte “capresi”; qualche volta arrivavano anche pizze rustiche e casatielli, per la contiguità della data della raccolta (intorno alla metà di novembre) con le Feste di Natale.
Come “ricordino” prendevano la via dell’isola – ma arrivavano fino a Bari, con Pinuccio – borsone, sacchi e portabagagli pieni di kiwi, la gloriosa Nissan di Domenico con il pianale di carico stracolmo. Che venivano consumati a maturazione avvenuta – i kiwi appena raccolti sono durissimi, immangiabili, ma vanno incontro ad un processo di auto-maturazione che a seconda delle condizioni può variare da alcune settimane a parecchi mesi (!) -; altri kiwi ancora, sull’isola, venivano trasformati in marmellate (per le mitiche colazioni del PHL – Piccolo Hotel Luisa!).

Ma come si è arrivati a tutto questo – il racconto degli inizi, del periodo florido e dell’epilogo –  richiederà una  prossima puntata…

[Come fu che Ponza scoprì i kiwi (1) – Continua]

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