Politica

La legge negata, di Impagliazzo e Del Gizzo

a cura della Redazione sono qui sintetizzati in un unico articolo due commenti di Tonino Impagliazzo e Guido Del Gizzo

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Questo articolo del 22 ottobre: A proposito di Ambiente…, ha suscitato commenti importanti che qui riportiamo uno di seguito all’altro.

Tonino Impagliazzo – Commento del 24 ott.2023

Caro Del Gizzo, ho apprezzato il tentativo di far convergere i due modi diversi con cui io e Biagio avevamo espresso l’unicità della sostanza e la scarsa attenzione alla riqualificazione della tutela ambientale. E sento la necessità di mettere in evidenza che l’elemento scatenante nel mio articolo non può essere ridotto unicamente ad una “scarsa sensibilità ambientale” ma deve essere piuttosto ricondotto ad una “deprimente assenza ambientale” che vede coinvolti i livelli più alti dello Stato, e intendo dire: il Parlamento, i Gruppi Politici, il Ministero dell’Ambiente, le Associazioni Ambientaliste, le Associazioni delle piccole Isole ed altri che, a vario titolo, hanno consentito di cancellare di fatto la Legge Salvamare (approvata solo due anni fa) e ridotto l’efficacia della Legge 152/2006 (che disciplina la tutela delle acque interne e dei reflui urbani).

Il trasferimento delle competenze sulle acque dallo Stato alle Regioni e, successivamente, alle Province, che avrebbe dovuto implementare l’azione della tutela, ha prodotto di fatto effetti opposti lasciando emergere arroganza e sete di interessi che sarebbero poi esplosi consentendo ai nuovi gestori di poter distruggere “Valori e Principi” fondanti del vivere civile e della tutela ambientale.
L’ istituzione delle ATO, che avrebbe dovuto mitigare/compensare il peso della rappresentanza in sede provinciale dei territori Montani e delle piccole Isole da un lato e dei grossi agglomerati urbani dall’altro, ha riservato ai primi un peso assembleare insignificante, pari all’0,01% , e ai secondi un peso in ragione del numero degli abitanti con poteri corrispondenti alle proprie necessità e decisioni, scelte programmatiche e piani territoriali in totale dissenso con i territori Montani e le piccole Isole.
La presenza dei piccoli comuni in sede Provinciale è risultata unicamente formale e mai utile per determinare interventi strutturali e tecnici, visto che spesso sono emersi criteri non condivisi dagli stessi abitanti delle piccole Isole.

Caro del Gizzo, il racconto è suscettibile di ulteriori arricchimenti con il riferimento ad un episodio alquanto anomalo che riguarda la selezione del gestore ATO4, laddove venne stabilito che, se il concorrente avesse posseduto titoli per impianti e tecnologie industriali destinabili alla dissalazione, gli sarebbe stato attribuito un punteggio aggiuntivo. E questo, con il passar degli anni, mi ha fatto comprendere che in Europa non vi erano aziende meglio qualificate della Compagnie Generale Des Eaux (risultata poi vincente al Bando di Gara della Provincia di Latina)

L’art. 10 del decreto Siccità è uno schiaffo ai cittadini delle piccole Isole che si sono battuti in questi anni per la tutela di un patrimonio straordinario, inducendoli a rinunciare all’utilizzo di una parte del territorio marino circostante, destinato ad attività lavorative, e a limitare lo spazio destinato alla fruizione turistica; è uno schiaffo al Ministero dell’Ambiente il quale ha meticolosamente vigilato, con scelte e regolamenti, per la istituzione delle Aree Marine Protette e le Riserve Naturai Statali; è uno schiaffo alle Associazioni ambientaliste che in questi anni hanno partecipato a incontri e dibattiti, esprimendo sollecitazioni e orientamenti per la tutela degli habitat naturali terrestri e marini e alle Associazioni dei Comuni delle piccole Isole che, in questi anni, hanno svolto convegni e raduni per la tutela ambientale ritenendo questa la migliore bandiera della propria identità.

Guido Del Gizzo – Commento del 24 ott. 2023

Vale davvero la pena di riflettere sulle cose che ha scritto Tonino Impagliazzo, come sempre preciso in quello che afferma.
Camarrilla, in spagnolo, è sinonimo di “piccolo parlamento” ed indica lo studio privato del Re, la “piccola stanza” riservata, nella quale si concludono accordi tra interessi diversi e privati.

Il termine “camarrilla” fu utilizzato da Trotskij, negli anni ’30 dello scorso secolo, per indicare la “guerra per bande” politica tra socialdemocratici e partiti centristi.
Caro Tonino, questo è proprio il tempo delle camarrillas.

Ovunque: tanto sull’isola – storicamente – quanto al governo, gli accordi sostanziali vengono presi in luoghi diversi da quelli pubblici, deputati a questa funzione.
Lei descrive quello che, di fatto, si configura come un colpo di mano, sia pure eseguito a norma di legge.
L’esigenza che lo ha generato è facilmente intuibile: la fretta.

Molto più che per la sostanziale ignoranza e disattenzione all’ambiente, che caratterizza la larga maggioranza della classe politica italiana, l’attuale parlamento – non solo il governo  – passerà alla storia per essere quello che avrà sprecato una grande opportunità di sviluppo per il nostro Paese, il PNRR, tra conflitti di basso cabotaggio politico, interessi spudorati e stupidità.

Il “si salvi chi può” è già suonato da tempo e ognuno cerca di imbastire le frottole che racconterà per dire che ci aveva provato, ma i lacci, i lacciuoli, la burocrazia ostile di quelli di prima, gli ambientalisti, la guerra….
Siamo in campagna elettorale e, all’interno della maggioranza, c’è uno scontro all’arma bianca per le prossime elezioni europee.
La legge Salvamare era un ostacolo alla fretta, il decreto Siccità è la furbata per aggirarla: in gioco c’è la realizzazione di infrastrutture che sono state individuate come progetti più facilmente realizzabili, perché gestiti da imprese private.

Però, dal suo scritto, sembra emergere una dialettica tra buoni e cattivi : il Ministero dell’Ambiente e le associazioni ambientaliste, tra i primi, e il governo e le istituzioni,  tra i secondi.
Non mi risulta che il ministro Picchetto Fratin si sia incatenato al portone di Palazzo Chigi per non far passare il decreto siccità, né che le associazioni ambientaliste abbiano fatto altrettanto.

Il lavoro serio di contro-informazione, si sarebbe detto una volta, lo fanno solo le persone come lei perché, alla fine, conta sempre la coscienza individuale.
Le persone sensibili all’ambiente non possono dotarsi di gruppi armati che aspettino i cattivi sotto casa: ogni tanto ci penso, ma non si può fare.
Quindi ci resta solo ciò che la legge ci consente: la partecipazione, che, quando esiste, fa davvero miracoli.

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