proposto dalla Redazione
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Cecilia Strada (1), figlia di ‘quel’ Gino Strada che bene abbiamo conosciuto e apprezzato (leggi anche qui) ha pubblicato questa nota che è stata diffusa sul web e ci è stata girata da Luciano, del gruppo whatsapp “Dialettica”, con queste parole di accompagnamento: “La maggioranza del mondo condivide questa posizione ma sappiamo che non basta”.
Dieci giorni fa sono tornata a terra dopo sei settimane in nave e due viaggi nel buco nero dell’Europa, noto anche come mar Mediterraneo.
Son tornata dopo tante cose, compreso aver incontrato la morte in mezzo all’acqua in una notte senza luna; una volta ha vinto lei, 105 volte abbiamo vinto noi. Sono tornata a casa e avevo bisogno di dormire, sono tornata a terra e avevo bisogno di vita – invece ho aperto i giornali e ho trovato Israele e Palestina. Ho richiuso i giornali, e la bocca, per qualche giorno.
Io non sono un’esperta dell’area, non lo sono mai stata. Il mio non è un parere geopolitico sulla regione, è una sfinita, triste considerazione su quello che fa la guerra alle persone, comprese quelle che stanno in Italia.
Quello che è successo in queste settimane è l’ennesimo atto di una guerra. Che esisteva anche quando la ignoravamo, deliberatamente o perché “non ci si può occupare di tutto”. La guerra c’era già. Siamo noi che eravamo distratti.
Niente, niente può giustificare i massacri di civili. Hamas non ha alcuna giustificazione; nessuna sofferenza del popolo palestinese può giustificare crimini contro i civili. Il governo di Israele non ha alcuna giustificazione: nessuna sofferenza del popolo israeliano può giustificare crimini contro civili.
“Maestra, ha iniziato lui!” si dice solo all’asilo. Quello che conta, in una guerra, è chi la fa finire. È solo quella la cosa importante, finirla, e finirla nel modo giusto – cioè che non siano le basi per la prossima guerra.
Hamas mi sembra il peggior nemico del popolo palestinese, il governo di Tel Aviv il peggior nemico del popolo israeliano.
Ogni atto compiuto contro la popolazione dell’altra parte – presa di ostaggi, omicidi, pogrom, apartheid eccetera – rinforza l’avversario: Hamas spinge i civili israeliani verso le posizioni più oltranziste, il governo di Israele butta i civili palestinesi tra le braccia di Hamas. Sembra controproducente, no? Sì.
Chi ci guadagna? Da tutte le parti, classi politiche corrotte, fondamentalisti di ogni genere che ci costruiscono sopra il proprio potere, trafficanti d’armi e uomini d’affari di ogni tipo che sulla guerra, la paura, i massacri, l’apartheid ci costruiscono imperi. Chi ci perde? I civili. Tutti i civili, sempre.
La comunità internazionale deve mettersi in mezzo: ma non come a una partita di calcio, scegliendo chi tifare; mettersi in mezzo in una situazione in cui tutti i potenti hanno torto, a farne le spese sono le popolazioni, e sempre più persone moriranno – di bombe o di fame o di qualunque altra cosa – finché non la si fa finire.
Infine, amici, mi spaventano le bandierine e i “tu da che parte stai?”. Io sto dalla parte dei civili, tutti. Non è la bandiera di uno Stato che può rappresentarlo. Io sto dalla parte di chi sotto la guerra ci crepa, ovunque; io sto contro quelli che sulla guerra ci campano, ovunque. “Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”.
Un pensiero a tutte le vite perse in queste settimane, in mare e in terra.
Cecilia Strada
(1) – Cecilia Strada (Milano, 1979) è una filantropa e saggista italiana, ex presidente dell’ONG Emergency.
Figlia di Gino Strada e di Teresa Sarti Strada, Cecilia Strada si è laureata in sociologia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, e all’età di trent’anni, il 21 dicembre 2009, è stata eletta presidente dell’ONG Emergency al posto della madre, che era mancata il 1º settembre precedente. Ha ricoperto tale carica sino al luglio 2017. Nel novembre 2017 ha pubblicato per Rizzoli La guerra tra noi. Dal 2018 si occupa principalmente di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale; dal 2021 è responsabile della comunicazione per la onlus italiana ResQ People Saving People (da Wikipedia, ibidem].