Canzoni

Una canzone per la domenica (265). Miss America sconosciuta

di Pier Guagnetti

Capita spesso che cantanti o gruppi musicali dalle scarse qualità ricevano uno straordinario successo, capita qualche volta che un artista straordinario riscuota scarsi successi.
Quasi unico è il caso di una cantante di enorme talento che incide un disco che vedrà la luce anni dopo, che non avrà successo e che smetterà (anche per questo) di produrre altra musica; in quel caso accade che, a distanza di anni, quel talento non riconosciuto ritorni prepotentemente e sorprendentemente alla luce.
Il 24 agosto del 1999 i R.E.M., famosissimo gruppo rock di Athens (Georgia), durante un concerto a Toronto rendono omaggio sul palco a Mary Margaret O’Hara, definita da Michael Stipe, leader dei R.E.M., “un patrimonio nazionale canadese”:


“Ma chi è questa?”, si domandano gli spettatori, nessuno se la ricorda, ma se lo dice Michael Stipe [sui R.E.M. e Michael Stipe, sul sito, leggi e ascolta qui], deve essere brava o forse deve esserlo stata una volta. Sì una volta sola, ma non era stata brava, era stata magnifica.
Dieci anni prima era uscito un suo disco, l’unico, intitolato “Miss America”. Dopo quel disco non era seguito nulla. A dire il vero il disco era stato inciso parzialmente e con innumerevoli difficoltà nel 1984, poi era stato dimenticato, la casa produttrice Virgin lo aveva messo nel gruppo dei dischi “troppo difficili”, difficili da produrre, difficili da capire, difficili da vendere.
Mary aveva firmato il contratto con la Virgin Records nel 1983, ma “Miss America” non fu pubblicato fino al 1988, inutile dire che non ci fu nessun tentativo di promuove l’album.
Il carattere di Mary non era dei più accomodanti, anche sul lavoro era imprevedibile e puntigliosa, improvvisava sempre e rendeva difficili anche i brani più rilassati e semplici. La sua musica era nervosa, il canto spezzato, complicato, prima sussurra, poi grida, insomma non facile da comprendere. Il suo ascolto è complicato, inafferrabile e spiazzante; devi riascoltare il brano più volte prima di credere di averlo capito.
I pochi commenti al disco non sono lusinghieri, e a dire il vero non sono nemmeno tanti, c’è chi dice che sia un po’ pazza, incapace di gestire sé stessa e il rapporto con gli altri.

Mary sembra non preoccuparsi, dirà che con quel disco è riuscita a dire musicalmente tutto quello che voleva dire, non aveva più bisogno di fare altro. In effetti da allora ha solo pubblicato un disco di canzoni natalizie e ha collaborato alla colonna sonora di un film, non aveva bisogno di comporre altro.
La mancanza di altri album paradossalmente ha alimentato il mito di Mary Margareth O’Hara, quei pochissimi che attendevano un suo nuovo lavoro rimasero per sempre delusi.

Difficile dargli torto, in “Miss America” c’è quasi tutto. Intanto è un album senza compromessi, senza nessun cedimento alla moda del tempo, libero e “strano”. Strano perché quando fatichi a catalogare una canzone o un artista, quando non riesci a comprenderlo ma senti che c’è qualcosa che ti attrae allora lo chiami strano. “Miss America” è cosi, così come Mary.


Degli undici brani, uno più strano dell’altro, meritano un ascolto ripetuto “To Cry About” che apre il disco e “Body’s In Trouble” dove l’uso irripetibile della voce di Mary incanta.

To Cry About

Take a walk
Take a walk
Take a walk
Take a walk
You take a walk
I’m by your side
Take my life, I’ll give you mine
You, you give me something
To cry about
You’re in my heart
I’m in your hand
You drop me off
I miss you and you
You give me something to cry about
Oh, in a pinch you listen to me
You are any scene wants to see
To see
There will be a timed disaster
There’s no you in my hereafter
I still feel for you after you go
You, you know better than to cry
Cry about
You’re in my heart
I’m in your hand
You drop me off
I miss you and, oh you
You give me something
Oh, this is your art
This is you and
You pick up your cross
Strike up the band
I still fall for you after you go
And you, you know better than to cry
Cry about
Cry about
Cry about

Body’s in Trouble

Oh, just want to push somebody
Your body won’t let you
Just want to move somebody
Body won’t let you
You want to feel somebody
Body won’t let you
Who, who, who do you talk to?
Who do you talk to?
Who do you talk to?
When your body’s in trouble
The body’s in trouble
The body’s in trouble
When your body’s in trouble, who?
Oh, you just want to run somebody
And a body won’t let you
You want to let somebody
And a body won’t let you
You just want to kiss somebody
You want to feel somebody
And a body won’t let you
Oh who, oh who, who do you talk to?
Who do you talk to?
Who, who do you talk to?
Oh, who do you talk to?
When a body’s in trouble
Oh, the body’s in trouble
Who who who do you talk to?
Oh who oh who oh who
Who, who

Sono sicuro che dopo aver ascoltato attentamente Mary vi sarete domandati sconsolati come me: “Mary, ma perché hai inciso solo quel disco tanti anni fa?”

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