Dibattito

La teoria del caos e i marinai

di Guido Del Gizzo

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La teoria del caos
“Teoria che studia il comportamento dinamico di sistemi deterministici caotici.
Questi sono modelli la cui evoluzione deterministica, e dunque perfettamente prevedibile date le condizioni iniziali, è però molto sensibile a variazioni, anche minime, di tali condizioni”.
“Tra le altre importanti conseguenze di tale teoria, vi è la consapevolezza della difficoltà di distinguere fra sistemi a evoluzione intrinsecamente aleatoria e sistemi deterministici caotici, nei quali l’imprevedibilità non è intrinseca ma discende dalla incapacità di misurare con la precisione necessaria
le condizioni iniziali”.
[Dall’Enciclopedia Treccani]

Viviamo in un tempo di sistemi deterministici caotici, per dirla con la Treccani, ma accidenti se non lo sono davvero: nell’ordine, la crisi climatica, le crisi migratorie e la crisi economica internazionale.
Ognuno dei tre argomenti è difficile da affrontare, preso singolarmente, ma sfido chiunque a fare previsioni affidabili su ciò che l’interazione tra i tre sistemi potrà produrre, senza scadere nel catastrofismo inutile o nell’ottimismo da struzzi.

È probabile che l’estate appena trascorsa sia stata più fresca di quelle che ci attendono, così come la stagione turistica, che non è stata esaltante, rischia di essere migliore di quelle cui andremo incontro: su quest’ultimo punto, però, non ha senso scomodare la teoria del caos.

La riduzione della capacità di spesa era facilmente prevedibile; la pressione turistica concentrata in un lasso di tempo circoscritto è un dato storico; il progressivo abbandono di un’identità isolana è in atto da tempo; la riapertura, dopo il Covid, di destinazioni turistiche concorrenti era scontata.
I Ponzesi, comprensibilmente, si concentrano su temi come gli effetti dell’applicazione della Bolkenstein sulle loro attività, a partire dal prossimo anno… ma siamo certi che sia una questione determinante?

Lo scorso gennaio, un traghetto, rotti gli ormeggi, è stato costretto ad intraprendere una sgradevole traversata verso la terraferma, perché Ponza non ha un porto degno di questo nome e la manovra di ri-ormeggio impossibile o troppo rischiosa: peccato che il sindaco, che era a bordo, proprio in quelle ore avesse emesso una comunicazione allo scopo di bloccare la realizzazione del porto a Cala dell’Acqua.

Ponza ha bisogno di un porto, ha bisogno di creare un’area di sviluppo aggiuntiva a quella esistente, per riposizionare la propria offerta, ha bisogno di un lavoro serio di riorganizzazione dell’offerta turistica e di una vera campagna di comunicazione per raccontarla, in modo mirato, sui mercati.
Poi deve iniziare un percorso di rilancio dell’identità e della cultura locale, perché questo è l’argomento di vendita che oggi manca all’isola e, contestualmente, far ripartire delle produzioni locali.

La critica agli amministratori è lecita, ma in questo caso sono i Ponzesi ad essere responsabili del proprio destino: e i Ponzesi sembrano non curarsene.
Intorno, c’è un mondo complesso che cambierà in modo non prevedibile, ma i marinai, in queste condizioni, hanno più capacità degli altri esseri umani.

Chi vive a terra ha l’illusione di potersi fermare e trovare riparo da qualche parte: i marinai sanno che ci si muove sempre, che non c’è riparo in mezzo al mare e che per mettersi al sicuro, bisogna darsi da fare per arrivarci, o ci si perde.

Tutto intorno all’isola, le leggi del caos governeranno per un lungo periodo il cambiamento climatico, le migrazioni e l’economia: non è retorica da dopocena, è quello che sta accadendo, anche se qualche furbacchione parla di centri di detenzione, blocchi navali e lotta planetaria ai trafficanti di esseri umani.

In queste condizioni si sopravvive acquisendo informazioni e analizzandole, il più rapidamente possibile: come i marinai, di nuovo, hanno imparato a “leggere” il mare e il tempo e a comportarsi di conseguenza.

L’esperienza aiuta, ma dovremo affrontare cose nuove.
Sappiamo di avere bisogno di approdi sicuri sull’isola, che non ci sono, ad oggi.
Sappiamo che l’isola è completamente dipendente da forniture esterne di merci, di qualsiasi tipo, di acqua, di servizi essenziali (sanità, rifiuti).
Sappiamo che la produzione di energia è ferma alle modalità del dopoguerra, ma il primo, nemmeno il secondo.
Sappiamo che c’è un problema di messa in sicurezza del sistema idrogeologico.
Sappiamo che l’anno prossimo ci sarà in giro ancora meno gente disposta a pagare ciò che oggi viene offerto sull’isola: la soluzione sarà aumentare i prezzi?

Rispetto a ciò che ci circonda, l’unica certezza che abbiamo è che gli imprevisti sono la cosa più probabile.
Sarebbe utile parlarne, ragionare, capire che ne pensano gli altri e cosa siamo disposti a fare.
Che ne pensano, “i marinai ponzesi”?

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