di Francesco De Luca
Il riferimento è all’articolo: Il lieto fine non esiste (ndr)
Domanda – Come non esiste? Un buon cittadino giudica lieto ogni fine disposto dalla magistratura. Bisogna confidare sulle sentenze dei giudici altrimenti vacilla il nostro essere cittadini di uno Stato democratico.
Risposta – Sì, questo è vero, però se si nutre malumore perché si ritiene che la sentenza abbia sbagliato…
D(omanda) – Alt… il malumore di cui parli non è di natura giuridico-legale. E’ di natura morale, nel senso che si ha la sensazione che sia stata compiuta una sopraffazione da parte di qualcuno sulla popolazione.
R(isposta) – Sì, tanto è vero che se ne parla in giro e si può immaginare che anche un parroco possa invitare i fedeli a non nutrire rancori e a convenire con la sentenza.
D – Si sta immaginando…
R – Assolutamente sì, si sta facendo studio con implicazioni legali, religiose e morali.
D – Ognuno può dire la sua e l’eventuale sollecitazione del prete può iscriversi nella categoria morale, anzi nella morale cristiana. Non è così?
R – Sì, anch’io penso che sia così. La qual cosa distingue la morale cristiana dalla morale tout court.
D – Cosa vuol dire? Che il fatto di ritenere la sentenza giuridica non generatrice di letizia…
R – Vuol dire che la morale tout court intravede un sopruso commesso, e se ne duole…
D – No, no… nessun sopruso, altrimenti il giudice lo avrebbe rilevato.
R – Nessun sopruso… lo ammetto… ma uno sgarbo sì. Altrimenti tutti avrebbero osannato alla parola del giudice.
D – Uno sgarbo morale, di quelli che, di solito, chi ha il potere riversa, in virtù del suo potere, su chi è supino. E costui lo individua, scalpita, ma lo deve inghiottire. Bisogna pure aggiungere che il disprezzo morale non ha nome, non ha volto, non ha espressioni. Si manifesta con l’indifferenza e col distacco. Di contro, chi è moralmente colpevole deve provare vergogna soltanto verso se stesso. E’ questo il limite della pena morale e il suo patimento. Tutto il corpo sociale lo schifa. E lui lo sa.
R – E lui lo sa.
D – Sono parole dure, da censore… e nessuno ha la funzione di censore della sua comunità. E tuttavia bisogna essere chiari nei propri giudizi morali perché il confine con l’omertà è vicino. Il non prendere posizione morale sui fatti che accadono intorno, il farsi i fatti propri, è già dare ragione a chi pratica lo sgarbo. La magistratura tutela l’assolvimento delle leggi in vigore. Dà la sicurezza.
R – Il parto del proprio giudizio morale dà piacere.