Personaggi ed Eventi

La libertà da sola non basta

di Rosanna Conte

.

Libertà!

Una parola bellissima e carica di incognite che per potersi realizzare nel suo significato più pregnante e autentico deve essere coniugata con altri valori.

Se così non è, rischia di rimanere qualcosa di vago, inafferrabile, e di crollare su se stessa. Specie nella società odierna, dove tutti piegano i valori ai propri interessi calpestando con tranquillità quelli altrui e un esasperato individualismo  mette in primo piano una ipertrofica libertà personale che rifiuta di pensare a come bilanciare la propria libertà con quella altrui.

Se poi passiamo dal livello individuale a quello socio-politico, la confusione regna sotto il cielo.

Le diverse libertà che caratterizzano le società aperte – libertà di pensiero, di parola, di religione, di movimento, di commercio… – sono inscritte in regole e limiti dati dalle costituzioni, ma anche qui se s’insinua il germe dell’individualismo, assorbito in maniera incongrua dalle appartenenze di interesse sociale e politico o convogliato addirittura nel nazionalismo, si aprono le porte a precedenze di libertà per sé a discapito degli altri. 

Questo valore così importante, forte, ma anche delicato a trattarsi è stato il faro guida di tante e tanti che hanno sacrificato la propria vita per ottenerlo per sé e per gli altri.

Da Socrate a Ipazia a Giordano Bruno fino alla rivoluzione francese ci sono stati martiri che hanno mantenuto viva la fiamma della libertà, emblema della dignità umana, esponendo e difendendo il proprio pensiero.


Socrate
Filosofo: Atene 470-399 a. C.


Ipazia
Filosofa, matematica e astronoma: Alessandria d’Egitto 355-415


Giordano Bruno
Filosofo: Nola 1548 – Roma 1600

Negli ultimi due secoli coloro che hanno combattuto per ottenerla, l’hanno sempre inscritta in un contesto che ne delineasse i confini, dall’aggiunta di égalité e fraternité dei rivoluzionari del 1789 alla sua funzione di chiave di volta nella costruzione di stati liberali e democratici, quindi con costituzioni che ne stabilivano e regolamentavano l’estensione e l’applicazione.

E’ per questo che le critiche al generale Vannacci sono più che ragionevoli: essendo generale delle FFAA italiane, che devono far rispettare la Costituzione italiana a cui hanno prestato giuramento, non può consentirsi di ignorarne o peggio negarne i principi e i valori dichiarandolo pubblicamente. Se non li condivide, faccia un altro mestiere e poi, ovviamente, potrà esprimere il suo pensiero.

Una piccola riflessione riguarda anche la scelta delle parole presenti nel  murale con piastrelle dedicato a Sandro Pertini.

La sua vita vissuta nella lotta per la libertà non può rimanere avulsa dall’indirizzo che lui ha dato a quella ricerca di libertà, altrimenti rischia di veicolare valori antitetici a quelli per i quali ha dedicato tutto se stesso.

I principi coordinatori di Pertini, che hanno sempre trovato corrispondenza nelle sue azioni, vanno dalla dirittura morale che non ha mai fatto sconti a nessuno e tanto meno a se stesso, alla difesa dei diritti, della dignità umana e al senso di giustizia che lo portavano sempre, anche in carcere e al confino, a difendere il più debole dalle vessazioni fasciste pagandone il prezzo personalmente. E li ha sempre messi in pratica attraverso l’impegno politico sia durante la lotta antifascista e partigiana sia nell’Italia repubblicana.

Per lui il socialismo e la libertà costituivano un binomio inscindibile e sarebbe stato un dolore immenso vedere la fine di quel partito, il suo partito, nel contesto di Tangentopoli, la fuga di tanti che si erano proclamati socialisti verso una parvenza di partito come quello berlusconiano all’interno del quale la libertà era diventata un liberi tutti, e i valori in cui Pertini aveva creduto per una vita si erano oramai capovolti.

Nel suo discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica espresse chiaramente l’idea di non isolare la libertà: …Non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà, come non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale. […] 

E aggiunse subito dopo: “Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati”

Affermazioni che ci danno la dimensione di quanto sia stato grave per la libertà che tanto invochiamo quanto è avvenuto  negli ultimi trent’anni e sta avvenendo oggi  con l’esautoramento dei valori presenti nella nostra Costituzione, in particolari i diritti umani e sociali, la giustizia, la pari dignità dei cittadini, la solidarietà.

La strumentalizzazione, a volte becera a volte raffinata, dell’idea di libertà ci ha dato una Repubblica antitetica a quella auspicata dal nostro amato Presidente.
È per questo che non bisogna lasciarla da sola.

2 Comments

2 Comments

  1. Emilio Iodice

    8 Settembre 2023 at 14:04

    Questo è uno splendido articolo e faccio i miei complimenti a Rosanna per averci fatto riflettere sul concetto di “libertà” e su cosa significa, soprattutto quando si confronta con la libertà individuale e la tutela dei deboli e delle minoranze. Una società veramente democratica pensa innanzitutto ai deboli prima di considerare i forti. Questo fu il caso di Abraham Lincoln.

    Pensò e parlò molto della libertà e di cosa significasse ai suoi tempi e di cosa significherebbe per noi oggi. Il passaggio seguente proviene da Caleb Paxton che scrive su LIBERTAS, una rivista online che promuove l’unità e la libertà americana.

    Abraham Lincoln Sulla Libertà

    Come può una nazione che canta come inno “la terra dei liberi” essere così divisa politicamente? Si potrebbe sostenere, forse, che le divisioni sono un segno della nostra libertà – che poiché siamo liberi, possiamo discutere e dividerci sulla politica. Forse si potrebbe sostenere che la divisione politica è ciò che appare quando viene ascoltata la voce di tutti. Ma sappiamo tutti nel profondo che non è ciò in cui realmente crediamo.

    La visione di LIBERATUS è la guarigione attraverso la libertà, e questo non è il primo periodo della storia americana in cui abbiamo bisogno di guarigione e di una conoscenza più profonda della libertà per arrivarci.

    Nel 1864, e naturalmente negli anni circostanti, Abraham Lincoln ragionava sulla stessa domanda. A pagina 627 del suo libro A. Lincoln, Ronald C. White, Jr. racconta un discorso tenuto dal presidente a Baltimora: (Puoi leggere il discorso completo su TeachingAmericanHistory.org.)

    Nella ritrovata disponibilità di Lincoln a parlare fuori Washington, accolse con favore l’invito a tenere un discorso a una fiera sanitaria a Baltimora il 18 aprile 1864. La Commissione Sanitaria era diventata un’organizzazione principale tra gli aiuti ai soldati, e Lincoln decise di dare la sua mano presidenziale nella raccolta di fondi per Esso…

    Nel suo discorso, Lincoln fece osservazioni convincenti sul significato della libertà. “Il mondo non ha mai avuto una buona definizione della parola libertà, e il popolo americano, proprio in questo momento, ne ha bisogno”. Lincoln credeva nelle definizioni chiare. “Noi tutti dichiariamo a favore della Libertà; ma quando usiamo la stessa parola non intendiamo tutti la stessa cosa”. Lincoln spiegò: “Per alcuni la parola libertà può significare che ogni uomo faccia ciò che vuole con se stesso e con il prodotto del suo lavoro; mentre per altri la stessa parola può significare che alcuni uomini facciano ciò che vogliono con altri uomini e con il prodotto del lavoro di altri uomini. Lincoln sottolineò la tragica verità che queste due “cose incompatibili” erano chiamate con lo stesso nome: libertà”.

    Ha sottolineato il punto con una metafora il cui significato nessuno poteva perdere. “Il pastore scaccia il lupo dalla gola della pecora, per cui la pecora ringrazia il pastore come liberatore, mentre il lupo lo denuncia per lo stesso atto come distruttore della libertà, soprattutto se la pecora era nera”.

  2. Emilio Iodice

    8 Settembre 2023 at 14:13

    Vorrei aggiungere che oggi, 8 settembre, quando l’Italia dichiarò la fine della guerra con gli alleati nel 1943 è simbolico. Dalle ceneri dei conflitti nati da quel giorno fatale, nacque la Repubblica Italiana. Era simile alla guerra civile in America che divise la nazione tra tirannia e democrazia e alla fine creò una nuova nazione che è ancora in evoluzione e un lavoro in corso come faro di libertà e uguaglianza.

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top