di Pier Guagnetti
New York, una sera di marzo del 1939. Una serata musicale in uno dei tanti cafè della città si sta per concludere uno spettacolo. Sul palco una giovane cantante nera sta per cantare la sua ultima canzone della serata.
I camerieri, neri pure loro, smettono di servire ai tavoli, le luci si spengono, una voce particolare, cruda, e intensa inizia a cantare.
“Southern trees bear strange fruit,
Blood on the leaves and blood at the root,
Black bodies swinging in the southern breeze,
Strange fruit hanging from the poplar trees”.
«Gli alberi del sud danno uno strano frutto,
sangue sulle foglie e sangue sulle radici,
un corpo nero dondola nella brezza del sud,
strano frutto appeso agli alberi di pioppo.»
Nella sala il gelo. Alla fine del brano le luci si riaccendono, nessuno applaude, tutti sono stravolti – Ma che cosa abbiamo ascoltato – tutti si stanno domandando.
Poi dopo un lungo silenzio un primo timido applauso, e poi tutti ad imitare quel temerario. Era appena stata eseguita la prima canzone di protesta sociale eseguita su un palco negli Stati Uniti.
La canzone si chiamava “Strange Fruit” l’aveva cantata Billie Holliday. Lo strano frutto del titolo era il corpo di un uomo dalla pelle scura che penzolava impiccato da un bellissimo albero. In quegli anni il linciaggio dei neri americani era consuetudine, la maggioranza dei bianchi del sud degli Stati Uniti era favorevole a quella pratica disumana.
“Strange Fruit” nella sua magnifica potenza lirica e compositiva svela il sipario su quella aberrazione, una semplice canzone con la sua straordinaria potenza simbolica squarcia le coscienze con efficacia superiore ad un comizio, ad una denuncia scritta. La forza della musica a volte arriva dove nessun’altra riesce ad arrivare. Merito anche di Billie, della sua voce, della sua arte. Le parole del brano mettono in contrasto la natura con i bellissimi alberi del sud degli Stati Unito e la disumanità di quei luoghi dove gli uomini appendono quei frutti, “frutti” senza vita.
Un critico musicale disse che l’interpretazione del brano da parte di Billie Holliday era così intensa che ti sembrava di stare sotto quel maledetto albero.
“Strange Fruit” prima di diventare una canzone era stata una poesia. Abel Meeropol l’aveva scritta anni prima dopo aver visto una fotografia di una doppia impiccagione nello stato dell’Indiana.
La Poesia-Canzone non fu mai un brano utilizzato per propagandare una lotta o un impegno politico, era un vero grido di dolore, faceva male non solo a sentirla ma anche a cantarla.
“Strange Fruit” ha fatto male anche a Billie, la cantante ricevette minacce dall’Ufficio Narcotici della città, era dedita all’uso di alcool e droghe ed era un perfetto bersaglio per una azione di ritorsione. A Billie fu proibito di ricantare “Strange Fruit”, inutile dire che si rifiutò e che in tal modo parti una crociata pubblica contro di lei capace di bloccare la carriera artistica di una delle cantanti jazz più brave e famose del tempo. Rimase in carcere per un anno e mezzo e poi le fu impedito di cantare nei locali dove veniva servito alcool (a quel tempo tutti). Altri suoi colleghi si rifiutarono di cantare la canzone per paura di ricevere lo stesso trattamento.
Il razzismo, l’eroina e “Strange fruit” finirono per rovinare la straordinaria leggerezza di una magnifica e sensibile artista
“Strange Fruit” nel 1999 è stata definita da TIME “canzone del secolo “.
Testo originale
Southern trees bearing strange fruit
Blood on the leaves and blood at the roots
Black bodies swinging in the southern breeze
Strange fruit hanging from the poplar trees
Pastoral scene of the gallant south
Them big bulging eyes and the twisted mouth
Scent of magnolia, clean and fresh
Then the sudden smell of burning flesh
Here is fruit for the crows to pluck
For the rain to gather, for the wind to suck
For the sun to rot, for the leaves to drop
Here is a strange and bitter crop
Testo in italiano
Gli alberi del sud hanno uno strano frutto,
Sangue sulle foglie e sangue alle radici,
Corpi neri oscillano nella brezza del sud,
Uno strano frutto appeso dagli alberi di pioppo.
Scena pastorale del prode sud,
Gli occhi sporgenti e le bocche contorte,
Profumo di magnolia, dolce e fresco,
Nell’improvviso odore di carne che brucia.
Ecco il frutto che i corvi beccano,
Che la pioggia coglie, che il vento succhia, che il sole fa marcire, che gli alberi fanno cadere,
Ecco un raccolto strano e amaro.