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Una foto racconta… (55). Incontro con Frankenstein a Ginevra

di Patrizia Maccotta

 

Passando per Plainpalais, a Ginevra, ho fatto la conoscenza di Victor Frankenstein e della sua creatura sull’immenso piazzale asfaltato che era prima una pianura.

Mary Wollstonecraft Godwin Shelley ha inventato – nel 1816 – la storia che l’ha resa celebre: la creazione da parte di un uomo, Victor, di un essere perfetto dotato di un’intelligenza superiore. Ma l’essere risulta essere un mostro. Rifiutata dalla società in cui vive, la Ginevra del XVIII secolo, sola, infelice, questa creatura dotata di forza sovrumana diventa un omicida. Nel corso della sua esistenza acquista un’anima e, pertanto, una coscienza, ed è condannata a soffrire. Dopo avere ucciso il suo creatore prova un senso di colpa così forte che si suicida.

Come non pensare alla creazione dell’Intelligenza Artificiale, IA, proposta all’uomo – ma si sa, i Greci portano doni – per offrirgli dei vantaggi. Sapranno i suoi inventori tracciare un limite alle “qualità” di Chat Gpt? Una frontiera da non oltrepassare? I governi sapranno vigilare? Oppure la specie umana sarà costretta a conoscere un’altra vita o addirittura non sarà più  necessaria?

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