Ricorrenze

2 giugno 1946, una data da non dimenticare

a cura della Redazione

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Il 2 giugno del 1946 in Italia è stato un giorno particolare. Quel giorno infatti si votò e se oggi non fa specie che in un giorno di giugno o in un giorno qualsiasi dell’anno si voti, non fu lo stesso per quel giorno del 1946.

In Italia non si votava da ben 22 anni. L’ultima volta era stata nel 1924, quando con la formula multipartitica si votò per la Camera dei Deputati. Poi si era imposto il regime fascista che vietò qualsiasi tipo di dibattito politico e di opposizione, votazioni incluse.
Negli anni ’40 ci fu la guerra con tutto le conseguenze che si portò dietro, la guerra civile, la disfatta militare e la fine del regime, grazie alla vittoria della compagine Alleata, in primo luogo, e poi anche alla Resistenza.
Così l’Italia si ritrovò nel 1945 ad essere un paese che doveva cominciare da capo, dopo che un ventennio di dittatura ne aveva cancellato regole e memoria.
Si partì perciò dalla cosa più importante, la forma dello Stato, da cui poi poteva discendere tutto il resto.
Innanzitutto si doveva stabilire se l’Italia doveva essere una Monarchia o una Repubblica, dopo che fino ad allora e dal 1861 c’era stata la Monarchia Costituzionale.
C’era da stabilire se a governare dovesse essere ancora casa Savoia dopo che questa aveva sostenuto e consentito il fascismo e la dittatura, e a stabilirlo poteva essere solo il popolo, attraverso il voto di tutti. Non solo degli uomini ma anche delle donne che erano state ammesse al voto grazie all’istituzione del suffragio universale.

Il 2 giugno del 1946 ci fu una partecipazione molto ampia. Andò a votare l’89% degli aventi diritto, una percentuale enorme se la confrontiamo soprattutto con i dati dei nostri giorni.
Si presentarono alle urne, dalle campagne alle città: uomini e donne, poveri e ricchi, ex-fascisti ed ex-perseguitati del regime.
I risultati furono resi noti il 10 giugno. Vinse la Repubblica con meno di 2 milioni di scarto: 12.182.855 contro 10.362.709 per la Monarchia.

Anche a Ponza fu alta la partecipazione. La Repubblica vinse con 396 voti di scarto (1376 contro 980).

Il voto restituì un paese lacerato, disunito, non ancora pacificato al punto che ci furono anche tafferugli e violenze, soprattutto a Napoli e nel Sud.
Ma paradossalmente fu proprio il re, Umberto II, a stemperare le tensioni. Detronizzato, non contestò il referendum, ne accettò il risultato e si fece da parte consentendo che la Monarchia diventasse Repubblica.

La Repubblica delle donne
di Francesco Sirleto, da Facebook

2 giugno 1946: nasce, dal referendum istituzionale, la Repubblica Italiana.
In quel giorno votarono, per la prima volta, anche le donne (dopo che avevano dato un contributo determinante alla resistenza contro il nazifascismo e alla liberazione dell’Italia), ed è giusto che la foto simbolo della nostra repubblica democratica ritragga il volto di una donna, giovane, bella, sorridente e con lo sguardo rivolto al futuro.

Il volto è quello di Anna Iberti, che nel 1946 aveva solo 24 anni.
L’autore della foto è invece Federico Patellani, che la pubblicò sul settimanale “Tempo” il 16 giugno dello stesso anno.
Soltanto nel 2016 quel volto fu identificato come quello di Anna Iberti, che era già scomparsa nel 1997.

Auguri quindi a tutte le donne e a tutti gli italiani, nel ricordo indelebile che la Repubblica e la sua Costituzione si fondano sui valori dell’antifascismo: Lavoro, Libertà, Democrazia, Eguaglianza, Solidarietà e Accoglienza, Pace tra tutti i popoli e ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, Istruzione per tutti.

Non basta un governo di nostalgici del fascismo a cancellare questi valori fondanti del nostro Stato e a riscrivere la storia.
Buon 2 giugno a tutti.

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