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Ho ricordato che oggi è il giorno dell’Africa ai miei (ritrovati) amici del Liceo di Cassino, e ho ricevuto feed back succosi e vari…
Anna ha postato un video di Cico Giramundo: “è un amico di mio figlio, l’ha composta mentre aspettavano il carro attrezzi che li andava a recuperare sull’autostrada… (la bomba è naturalmente quella caduta su Montecassino)”.
Alcune delle immagini del video si riferiscono appunto a Cassino e dintorni.
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Carlo, quello del volontariato di sette anni in Kenia, che già conosciamo – leggi qui – mi ha fatto avere una poesia, che fa il paio con quella delle donne d’Africa per l’8 marzo.
Bambino dell’ultimo villaggio
Dopo aride colline
ti ho incontrato
sul limitare della savana,
bambino dell’ultimo villaggio.
Correvi per viottoli rossi a piedi nudi,
temprati alla roccia infuocata,
usi al sentiero spinoso.
Non lontano greggi a brucare e armenti,
nel verde di piogge recenti.
Capanne vocianti d’intorno,
fumanti nel blu del mattino,
che il sole fremente
prendeva oltre i monti a dorare.
Agitavi festoso, a saluto, la piccola mano.
Ma la stessa d’un tratto,
contro il volto pudico,
tendevi ad accatto:
non dei vecchi saggi costume
ma frode di mendaci maestri,
tradita l’antica fierezza.
Disobbedisci, bambino, a chi disviare ti addita.
L’uomo del progresso altro non t’offre
che il suo freddo scontento.
E’ venuto furtivo
con strumenti perfetti
a delimitare spazi, innalzare insegne.
Ha divelto, scavato;
deturpato l’incanto
dell’immenso giardino.
Ha offeso la verginale natura
con neri nastri d’asfalto.
E lo struzzo, ora, fugge
al suo apparire.
L’elefante, adirato,
più forte barrisce.
E non si accosta,
la dignitosa giraffa,
a salutare l’ospite ostile.
E’ divenuto scontroso l’impala,
bramisce impaziente
e saettando scompare.
Bambino che scorrazzi la valle,
a sera non degnare d’uno sguardo
chi ha gioito nell’Eden
e tuttavia ne fugge,
aspirato da inesorabili fauci,
dove mai l’ingranaggio s’arresta,
dov’è compiuta la morte del tempo;
ma indugia i tuoi occhi nel sole
che rapido scende e dilegua
nella sconfinata piana.
Nella notte,
prima che il sonno ti vinca,
non evocare il rombo dei motori,
ma porgi alla savana l’orecchio,
e del suo re ascolta il ruggito.
“Questo” progresso,
prima che il vero tu scopra,
a morte avrà ferito la Terra.
Disobbedisci,
bambino dell’ultimo villaggio.
Allerta indignato
gli altri bimbi del mondo,
ormai vacillanti
nel terrifico andare su esili fili,
tesi fra giganti d’acciaio di città malate.
Ridisegnate insieme il futuro,
reinventatelo voi
il progresso.
Che non tolga ai petti
il respiro,
e non spenga sui volti il sorriso.