Dissalatore

Dissalatori e trivelle

riceviamo in Redazione da Guido Del Gizzo, Marina di Cala dell’Acqua, con richiesta di pubblicazione

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Gentile Direttore,
la vicenda della trivella a Cala dell’Acqua impone delle riflessioni che chiamano in causa Marina di Cala dell’Acqua srl, per i rapporti intercorsi tra la società (da noi acquisita nel 2022) e Acqualatina SPA , dal 2016 in poi: solo recentissimamente abbiamo verificato come, al progetto definitivo del dissalatore temporaneo a Cala dell’Acqua, siano state allegate delle indagini geognostiche commissionate da Marina di Cala dell’Acqua srl.

Non esiste traccia documentale di accordi tra le due società, né ci sono mai stati neanche segnalati, in fase di trattativa: ne discuteremo in altra sede.

Tuttavia, posso riferire, da testimone, di affermazioni fatte, queste sì in fase di trattativa, che ipotizzavano un qualche tipo di accordo con l’amministrazione comunale per l’ottenimento di possibili volumi di cubatura nel comparto 13, in cambio della cessione di posti barca e della gestione del cantiere da parte del Comune: ad oggi, Marina di Cala dell’Acqua srl non è interessata ad alcun tipo di sviluppo immobiliare e non vi è traccia documentale nemmeno di tali accordi, ma è scontato che, in un qualche momento, sia stata affrontata, sia pure superficialmente, la questione del futuro del comparto 13,  retrostante il costruendo porto.

Registriamo che le richieste di prevedere l’attracco dell’aliscafo e di localizzare 80 posti barca di piccola dimensione, intorno allo scoglio della Tartaruga, sono state recepite nel progetto definitivo: d’altronde, come sarebbe stato possibile immaginare di realizzare un intervento di tale portata sull’isola, senza una sostanziale identità di vedute sullo sviluppo dell’area?

E’ d’obbligo una precisazione: ad oggi, Acqualatina SPA ha maturato il pieno diritto a realizzare il dissalatore temporaneo e Marina di Cala dell’Acqua srl intende difendere il proprio a procedere per la realizzazione e gestione del porto turistico.

Dal 2016 ad oggi, il mondo è cambiato: l’attenzione ai temi ambientali è esplosa, così come è diventata inevitabile la partecipazione a reti e circuiti internazionali.

Il nostro interesse al comparto 13 riguarda esclusivamente la miglior valorizzazione possibile del nostro investimento: ma è, per l’isola e per i suoi amministratori, un’opportunità formidabile di sinergie, operative e strategiche, precisamente sui temi dell’innovazione ambientale, delle reti di ricerca e sviluppo, della promozione internazionale.

Tutto questo, però, richiede un progetto e un programma di intervento: come per muovere le trivelle.

In vista di un probabile prossimo incontro con il Comune di Ponza, per verificare la possibilità di una ricomposizione bonaria della vicenda del porto a Cala dell’Acqua, nei giorni scorsi abbiamo aggiornato il programma di lavoro relativo alle indagini geologiche necessarie alla realizzazione dell’intervento.

Alla luce di nuovi elementi documentali, solo recentemente divenuti disponibili, siamo arrivati alla conclusione che i carotaggi in mare inizialmente previsti (e autorizzati lo scorso giugno dall’attuale amministrazione) non sono necessari: occorre invece effettuare un unico sondaggio profondo, nell’area dove sono attualmente posizionati i gruppi elettrogeni di emergenza, per disporre di un “indice stratigrafico” fino alla profondità di 50 metri e verificarne la corrispondenza con un solo carotaggio in mare, alla radice del molo di sottoflutto.

In ogni caso, non effettueremmo gli interventi, funzionali alla fase realizzativa, prima di aver progettato e realizzato l’area di cantiere: e per realizzarla, occorre prima procedere alla messa in sicurezza della falesia, alla bonifica dell’area e alla realizzazione delle piste di transito.

Può anche accadere, come nel nostro caso, che interventi ritenuti razionali dieci anni fa, oggi debbano essere messi in discussione: ad esempio, le strutture commerciali previste nel progetto, a discapito dell’area destinabile al cantiere, potrebbero essere realizzate nell’area immediatamente retrostante il porto, come sarebbe logico.

Ma, per fare questo, di nuovo, serve un progetto d’area: occorrerebbe dare seguito alla Delibera di Giunta Regionale n.2251 adottata precisamente quarant’anni fa, il 3 maggio 1983, cui non è mai stato dato seguito e che riportiamo, testualmente, a futura memoria:

essa prescrive infatti

“ che il comprensorio 13 venga escluso e stralciato dall’approvazione del PRG”,

“ che, in conseguenza di ciò, il comprensorio in questione assuma la destinazione di Zona Destinata al Recupero Urbanistico ed Ambientale”

“che l’approvazione delle norme concernenti il comprensorio medesimo viene demandata al successivo atto di questa Giunta Regionale che dovrà essere emanato sulla base di un progetto di sistemazione planuvolumetrico di iniziativa comunale o privata, riferito all’intero comprensorio e completato di specifiche norme di attuazione che prevedano le opere di ripristino ambientale e la loro temporalità, nonché ovviamente le singole destinazioni di zona e le prescrizioni necessarie per l’attuazione”.

Insomma, si dovrà dire con chiarezza cosa si intenda fare di quel pezzo di mondo, anche per evitare di spostare macchinari troppo pesanti su strade che non possono reggerli.
E scoprire, magari, di averli portati nel posto sbagliato.

Cordialmente

Guido Del Gizzo

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