Canzoni

Una canzone per la domenica (244). What a wonderful world… nonostante tutto

di Luisa Guarino

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Qualche giorno fa nel corso del telegiornale hanno presentato un servizio in cui si celebravano i 55 anni del famosissimo brano di Louis Armstrong “What a wonderful world”: un’occasione da cogliere al volo, ho pensato. Ma i colleghi giornalisti a volte sono un po’ approssimativi: informandomi meglio infatti ho potuto appurare che la canzone è uscita nel 1967 e quindi il 55° compleanno l’ha già festeggiato, però era in autunno, perciò siamo ancora in tempo. Scritta da Bob Thiele, con lo pseudonimo di George Douglas, e da George David Weiss, la prima parte della melodia di “What a wonderful world” è pressoché identica, con andamento ritmico lievemente diverso, a quella di un antico e notissimo motivetto per bambini, cantato su testi differenti: nei Paesi di lingua inglese “Baa, Baa, Black Sheep” o “Twinkle, Twinkle, Little Star”; in Francia “Ah! Vous dirai-je, maman”, ovvero “Quand trois poules vont aux champs”; e in Italia “Brilla, brilla la stellina…”.

What a wonderful world” è stata intesa dai suoi autori come un invito alla scoperta del piacere della vita. Dai toni ottimistici e rilassati, la canzone esalta la bellezza del mondo e della diversità fra i popoli, oltre a costituire un invito a non diffidare del futuro. Fu pensata come un antidoto al crescente clima di tensione politica e razziale negli Stati Uniti, ed è stata scritta appositamente per Louis Armstrong, che faceva molta presa sul pubblico.

Pubblicato come già detto agli inizi dell’autunno 1967, il brano arrivò in prima posizione nella “Official Singles Chart”, facendo di Armstrong, che aveva all’epoca 66 anni, l’artista più anziano a conquistare la vetta della classifica nel Regno Unito, figurando magnificamente anche in Austria, Irlanda, Norvegia e Svizzera. Ma fu solo dopo che venne inserito nella colonna sonora di “Good Morning, Vietnam” (pellicola cult interpretata da Robin Williams) che il singolo riuscì a entrare nella Billboard Hot 100 dell’aprile 1988.

Ancora una volta il binomio musica e cinema risulta dunque imprescindibile e vincente. “Good Morning, Vietnam” è stato diretto nel 1987 da Barry Levinson e interpretato, come già detto, da un indimenticabile Robin Williams, e da Forest Whitaker, J.T. Walsh e Bruno Kirby.
Racconta della permanenza a Saigon, durante la guerra del Vietnam, del disc jockey dell’aviazione americana Adrian Cronauer, a cui viene affidata la conduzione della radio, che gli regala una grandissima popolarità, ma anche non pochi detrattori fra i suoi superiori. Siamo a Saigon nel 1965 e Cronauer arriva in Vietnam dopo aver svolto il lavoro di disc jockey a Creta, riscuotendo grande successo, con il compito di risollevare la radio locale dell’esercito. Fin dal primo appuntamento Adrian, che apre le trasmissioni con l’urlo stentoreo “Gooood Morning, Vietnam!” sconvolge programmi e regole della stazione radiofonica. Come commento musicale per immagini terribili di attacchi, imboscate, massacri e uccisioni, il film utilizza proprio quel “What a wonderful world” di Louis Armstrong, dalle note dolcissime e dalle parole rasserenanti, che invitano alla pace e alla bellezza, a gustare i colori e le cose belle della vita.

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Un abbinamento che sorprende e toglie il fiato, proprio come un pugno nello stomaco.

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