proposto da Sandro Russo
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Un buon criterio per proporre una canzone per la domenica è seguire le coincidenze. Quando nella settimana trascorsa un brano, o un autore, continuano a spuntar fuori, senza neanche evocarli coscientemente, è il momento di dedicargli ‘un pezzo’.
Così è capitato con David Bowie.
Ho rivisto pochi giorni fa, per una lezione del Corso di Cinema – un ciclo dedicato a Bernardo Bertolucci -, Io e te, un film del 2012, l’ultimo diretto dal regista (1941-2018), liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti (2010).
I due personaggi fratello e sorella (stesso padre, madre diversa) si trovano a condividere per caso lo stesso spazio: uno scantinato in cui il ragazzo, adolescente, si nasconde dopo aver detto alla madre che andava in settimana bianca con la scuola, lei (di dieci anni più grande) deve superare una astinenza di eroina e non sa dove andare. Due solitudini disperate unite dal caso, da cui nasce una speranza di futuro.
Il film l’avevo già visto quando uscì nelle sale; malgrado questo, circa a metà film (nella colonna sonora curata da Franco Piersanti) mi sorprende la voce di David Bowie che canta (in italiano) la versione di Mogol di Space Oddity, “Ragazzo Solo – Ragazza Sola”. Con un testo completamente stravolto rispetto al significato del pezzo originale, ma funzionale al contesto del film (la versione originale è già presente sul sito: leggi e ascolta qui).
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La mia mente ha preso il volo / Un pensiero uno solo / io cammino mentre dorme la città./ I suoi occhi nella notte / Fanali bianchi nella notte / Una voce che mi parla chi sarà?
Dimmi ragazzo solo dove vai, / Perché tanto dolore? / Hai perduto senza dubbio un grande amore / Ma di amori è tutta piena la citta…
No ragazza sola, no / Stavolta sei in errore / Non ho perso solamente un grande amore /Ieri sera ho perso tutto con lei. / Ma lei i colori della vita / Dei cieli blu / Una come lei / non la troverò mai più.
Ora ragazzo solo dove andrai / La notte è un grande mare / Se ti serve la mia mano per nuotare / Grazie ma stasera io vorrei morire, / perché sai negli occhi miei / C’è un angelo, un angelo / Che ormai non vola più / che ormai non vola più /Che ormai non vola più
C’è lei / I colori della vita / Dei cieli blu / Una come lei non la troverò mai più.
Nel finale del film, dopo una settimana insieme, i due si separano: ognuno per la sua strada. Il ragazzo torna verso casa, una luce nuova negli occhi, gli auricolari alle orecchie. Forte (a volume alto) la versione originale di Space Oddity. Primo piano, sguardo in macchina, fermo immagine abbastanza insistito, su cui partono i titoli di coda.
Lazarus, artwork di Gavin Evans
La seconda coincidenza è un articolo di Gabriele Romagnoli da la Repubblica del 18 aprile in “La prima cosa bella”, una rubrica giornaliera in cui il giornalista annota un breve flash positivo con cui cominciare la giornata.
Nel novembre 2015 Bowie lanciò il suo nuovo singolo Blackstar, il primo estratto dall’album omonimo e, in seguito, Lazarus, anch’esso accompagnato dal relativo videoclip trasmesso in rete tre giorni prima della morte.
Lazarus è l’ultimo singolo pubblicato in vita da David Bowie.
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L’articolo di Romagnoli riguarda la proposizione teatrale, arrivata da poco in Italia, dell’ultimo lavoro di David Bowie: Lazarus, l’opera rock:
“La prima cosa bella” del 18 aprile 2023
David Bowie Il miracolo di Lazzaro
di Gabriele Romagnoli –
La prima cosa bella di martedì 18 aprile 2023 è la “resurrezione” di David Bowie, l’uomo che cadde sulla terra, nelle due ore di Lazarus, a teatro in tournée nelle città italiane. Ho sempre pensato con commozione agli ultimi anni di Bowie, quando era scomparso a New York e fotografavano la sedia vuota, lo schienale ancora caldo, nei bar dell’East Village. Abitava sulla Second Avenue, sappiamo ora, in un appartamento con gli specchi oscurati, vestiva una lunga veste da camera di velluto rosso, stivali neri e aveva lasciato crescere i capelli, vivendo come un re, il re dell’ultimo Paese ai confini del Nulla.
Tutti lo conoscevano, nessuno lo incontrava. Aveva cicatrici invisibili e una tragedia che apparteneva soltanto a lui. Comune, definitiva, eppure unica per ogni umana replica. Quando la vita è in pericolo tocca smettere di rischiare, non esiste valuta che possa comprare il tempo.
Ogni stella diventa nera, ma accettare la fine è il vero paradiso. Per questo Lazarus diventa immortale, per questo ogni volta che torna in scena in ogni angolo di mondo, volutamente imperfetto e naturalmente struggente, David Bowie è qui, per restare.