proposta da Antonio Marciano e Sandro Russo
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Il mondo, come ci sarebbe piaciuto
L’incontro con i vecchi amici del liceo dopo più di cinquant’anni si è tenuto sabato scorso 1° aprile a Roccasecca, vicino Cassino, a casa di Antonio. Abbracci, ricordi a fiume, rievocazione degli amici scomparsi… si può immaginare.
Per l’occasione abbiamo creato un “Gruppo whatsapp” per sentirci più spesso… La chat ha avuto un travolgente successo; come se tutti fossero compressi e all’improvviso avessero tante cose da parteciparsi.
Tra i tanti argomenti toccati, Antonio ha inviato questo link da YouTube al Gruppo, con la raccomandazione:
Ogni tanto ascoltate questo brano!
Wild World dei Mr Big, un gruppo hard rock statunitense formato a Los Angeles, nel 1988.
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E ha proseguito, Antonio:
Questa canzone l’ascoltavo 30/40 anni fa. Il mondo era selvaggio!?
Pensavamo che tutti insieme lo avremmo cambiato.
Ci abbiamo provato ma è cambiato poco o niente. Delusi? Anche.
Fame, catastrofi naturali, morti annegati cercando di scampare un male peggiore, guerre, attentati…
Ma che cazzo di mondo è?
Wild World è una canzone del cantante folk britannico Cat Stevens, terzo brano dell’album Tea for the Tillerman (1970). Cat Stevens lo conosciamo bene; alcuni suoi pezzi sono già presenti nel sito e abbiamo anche raccontato anche la sua conversione all’Islam. Ora si fa chiamare Yusuf Islam (leggi qui).
La canzone ha avuto varie cover; la prima e più famosa, ad opera di Jimmy Cliff, addirittura commercializzata qualche mese prima dell’originale di Cat Stevens. Quella proposta da Antonio è dei Mr Big, un gruppo hard rock statunitense formato a Los Angeles, nel 1988, abbastanza noto per l’abilità musicale dei componenti e per le armonie vocali che caratterizzano i loro pezzi.
Questi i testi inglese e italiano, dove wild, che significa anche “selvaggio’ è tradotto come “duro”, “difficile”.
Ma una buona domanda, un buon argomento continuano a lavorare sotto e la domanda di Antonio – Ma che mondo è? – si è riproposta alla visione di un film, qualche giorno dopo le chiacchiere scambiate per whatsapp.
Il film è questo, ma se pensate che il pezzo in questione faccia parte delle colonna sonora – pure ricca e varia – siete fuori strada.
Qui il trailer del film da YouTube:
Conosciamo da sempre Walter Veltroni, un politico prestato al cinema, nelle sue diverse prove di regista, di documentari e di film di fiction. Di uno di essi, Quando c’era Berlinguer, del 2014, abbiamo parlato sul sito per l’anniversario dei cent’anni dalla nascita di Enrico Berlinguer (consiglio di vedere, nell’articolo, una bellissima scena in cui Marcello Mastroianni, piuttosto anziano anche lui, parla della memoria).
E Berlinguer c’entra molto anche in questo film, perché Giovanni, il protagonista (Neri Marcorè) si risveglia dal coma dopo 31 anni da quando, a piazza san Giovanni, ai funerali di Berlinguer, l’asta di uno striscione gli era caduta in testa. Ora però il mondo in cui l’allora diciottenne si viene a trovare, è decisamente cambiato. Avrà bisogno dell’aiuto della suora (Valeria Solarino) che gli era stata a fianco nel corso della degenza e di un ragazzo affetto da mutismo selettivo (Fabrizio Ciavoni), per ritrovare il filo del presente e (possibilmente) ripensare al futuro.
Il film è tratto da un libro dello stesso Veltroni (Rizzoli; 2018), ed è ambientato a Roma nel 2015 (dice una didascalia all’inizio), perché dai fatti raccontati nel libro a oggi, sono passati altri sei anni ed il mondo, e l’Italia in particolare, sono ulteriormente cambiati.
“Quando non celebra solo la memoria collettiva di un’epoca lontana ma radicata nelle coscienze. È il racconto del presente, meraviglioso e terribile, riconosciuto con la nitidezza di occhi che lo incontrano per la prima volta. È il romanzo per ognuno di noi: per chi ha vissuto, senza mai sentirsi solo, la forza di un ideale oppure lo ha mancato per ragioni anagrafiche e ne avverte la potenza o il rimpianto” (dalla scheda editoriale).
Il film non è il migliore di Veltroni, ma ognuno da un film prende quello che si accorda con i suoi pensieri, e qui, di materiale per ripensare agli ultimi trent’anni che “ci sono passati addosso”, ce n’è d’avanzo. Ma la visione è gradevole e gli interpreti sono perfetti per la parte che il regista richiede loro. Si perde un po’, la sceneggiatura, quando vuole ricollegare la vita attuale (ritrovata) del protagonista, con gli affetti che si era lasciati alle spalle.
Ma l’invenzione letteraria del personaggio in coma per 31 anni è perfetta per rappresentare uno che è stato, suo malgrado, fuori dai giochi; mentre ciascuno di noi, nessuno escluso, della responsabilità di questo mondo che non ci piace, tendiamo ad assolverci.
Questo dovevo, come contributo all’approfondimento, ad Antonio e al ‘Gruppo del liceo’ – e per estensione a tutti i lettori – , per la canzone che ci ha proposto.
Carlo Secondino
11 Aprile 2023 at 21:48
Caro Antonio, avendo avuto due giornate campali, ho ascoltato ora la tua proposta Wild World. Ottima scelta, molto valida. Oltre a essere bella nel suo genere musicale, è interessante per il testo. Dici che non è cambiato nulla… purtroppo è cambiato in peggio, credo. In quel mondo ‘selvaggio’, rispetto a quello attuale, le difficoltà erano maggiori, è vero: ma nell’animo dei più c’era più gentilezza e ‘apertura’ a rapporti pacifici. Ora è in atto un’altra rozzezza, ben più brutta, che rischia di far retrocedere, cancellare i valori stessi che diedero l’avvio al nostro progresso…
Un abbraccio e… buona serata.
Carlo