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Riferisco di alcune coincidenze che in questi giorni mi hanno spinto a leggere poesie, recuperare articoli sulla poesia passati sul sito, pensarci spesso.
La “settimana poetica” è cominciata con la poesia sulle donne africane del mio amico ritrovato dopo quasi sessant’anni (leggi qui).
Che strano ritrovarsi dopo tanto tempo e trovare così tante consonanze! Ha mandato una poesia sule donne africane, poi una seconda che mi ha posto degli interrogativi (leggi qui e al commento relativo); si sa che la poesia si nutre di rimandi…
È continuata (la settimana) con un libro di Chandra Candiani trovato per caso in edicola e comprato per il ricordo che avevo di lei come poetessa. Non era un libro di poesie bensì sulla meditazione, un cammino nel dolore seguito alla morte della sorella (1).
Poi ho letto due lettere dalla pagina della Posta dei Lettori di Repubblica (dal giornale del 16 e del 17 marzo rispettivamente). Leggo sempre quella pagina; sarà per la frustrazione che patisco nel vedere la colonna dei commenti del sito disertata e inaridita. Riguardavano appunto la poesia.
Se anche la scuola dimentica la poesia
di Francesco Provinciali
Serbo un’intima gratitudine verso la scuola della mia adolescenza. Sapeva affiancare la vita, svolgeva la sua parte, con umiltà e in silenzio. Credo che la scuola abbia perduto il gusto della conoscenza, il dovere della formazione critica, lo stimolo della riflessione.
Penso alla poesia, espunta dal mondo giovanile, sconfitta da internet, dai social, che trova ancora forse solo nella scuola diritto di cittadinanza. Rifletto sulle potenzialità dello studio della poesia come fonte di conoscenza delle vicende umane, come capacità di rappresentare i sentimenti, come forma liberatoria delle capacità comunicative di ciascuno. La penso come slancio vitale. Credo che la poesia conservi ancora la sua potenzialità di affinamento della sensibilità umana e di formazione dell’intelligenza e del carattere, e resti alla fin fine, con la musica e le arti, la modalità espressiva più ricca, intima e coinvolgente.
La poesia e i miei studenti
di Paolo Del Conte
Bellissima la lettera del signor Provinciali sulla poesia, su Repubblica di ieri . Nei miei quarant’anni di insegnamento di Italiano e Storia alle medie (ho scelto di lavorare con tutti, non solo con i più bravi), ho sempre inserito nel programma di Letteratura la lettura, l’analisi e le riflessioni sui testi poetici fin dal primo anno. All’inizio titubanti o recalcitranti, gli studenti imparavano a seguirmi, via via fino alla fine della terza con crescente sicurezza e partecipazione.
Paterson, film del 2016 scritto e diretto da Jim Jarmusch, con protagonista Adam Driver (2)
Quindi le lettere per una serie infinita di richiami – cercavo Paterson, poi l’ho trovato: qui e qui – mi hanno spinto a cercare la ‘monumentale’ serie che Silveria Aroma ha dedicato, qualche anno fa sul sito, alla Poesia e ai Poeti della sua vita, circa 20 puntate, in totale! (3).
Infine l’altra sera un film rivisto a casa di amici: il film (Le invasioni barbariche, di Denys Arcand, del 2003) non c’entrava molto con la poesia, ma alla fine abbiamo detto la classica frase: “Che bello! Non se ne fanno più film così…”. E di nostalgia in nostalgia mi è venuto il mente L’attimo fuggente di Peter Weir, di cui presento qui il trailer, soprattutto per riproporlo alla memoria di chi l’ha visto.
L’attimo fuggente (Dead Poets Society), un film del 1989, interpretato dall’indimenticato Robin Williams: “Capitano, mio capitano…”
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Note
(1) – Dal libro (non è una poesia, ma come se lo fosse):
« Non voglio imparare a non aver paura, voglio imparare a tremare. Non voglio imparare a tacere, voglio assaporare il silenzio da cui ogni parola vera nasce. Non voglio imparare a non arrabbiarmi, voglio sentire il fuoco, circondarlo di trasparenza che illumini quello che gli altri mi stanno facendo e quello che posso fare io. Non voglio accettare, voglio accogliere e rispondere. Non voglio essere buona, voglio essere sveglia. Non voglio fare male, voglio dire: mi stai facendo male, smettila. Non voglio diventare migliore, voglio sorridere al mio peggio. Non voglio essere un’altra, voglio adottarmi tutta intera. Non voglio pacificare tutto, voglio esplorare la realtà anche quando fa male, voglio la verità di me. Non voglio insegnare, voglio accompagnare. Non è che voglio così, è che non posso fare altro »
(2) – Paterson – il film, la genesi, le poesie contenute in esso – sono argomento di una serie di tre articoli sul sito, dal titolo generale
Poesia, spiegarla si può, con tre sottotitoli:
– 1. Brecht, Walter Siti
– 2. Walter Siti, Paterson
– 3. Il poeta che sta dietro a Paterson e Patrizia
(3) – I risultati riportati nelle schermate e gli articoli relativi si ottengono digitando la parola chiave nel riquadro ‘Cerca nel Sito’, in Frontespizio, in testa alla colonna di sin
Immagine di copertina. Pigliamosche, da Taccuino.1 di Silveria Aroma
Roberta Petrassi
27 Marzo 2023 at 06:14
Forse oggi la poesia si pratica e si legge poco; forse il ruolo che era una volta degli scrittori-poeti è stato assunto dai cantanti, che possa piacere o no.
Qualche giorno fa sono stata a casa di mamma e vedendo l’Iliade, me la sono portata a casa mia per rileggerla; devo dire che è bello leggerla ora e non mi ricordavo che fosse così difficile comprenderla. Forse un po’ tutti dovremmo rileggerla.
silverio lamonica1
27 Marzo 2023 at 19:42
Diciamola tutta: la poesia è diventata ormai un genere letterario “di nicchia”, in quanto appassiona quasi esclusivamente gli “addetti ai lavori”.
Esaminiamo il mio caso: amo comporre sonetti, oppure mi impegno a tradurre dall’inglese poesie di autori noti e puntualmente, le pubblico su questo sito. La mia ultima “fatica”, la versione del Sonetto 98 di Shakespearea sulla Primavera, ha avuto 68 contatti (alla data del 23 marzo) come mi è stato riferito da uno dei redattori, il quale ha aggiunto che – data la tipologia della pubblicazione – è un risultato più che confortante. Quindi ben al di sopra dei 25 lettori di manzoniana memoria!
Ebbene, mi sento alquanto confortato e invogliato a proseguire nell’ardua impresa. Per cui, cari miei 70 lettori (circa) vi prometto solennemente, alla latina: “ne taceam”, non tacerò e non è affatto una minaccia, ma una cordiale promessa.