di Francesco De Luca
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Un inverno mite. Bizzarro perché inframmezzato da giornate di vento impetuoso. E le navi interrompono la comunicazione isola-continente. E fra gli isolani si cancellano gli incontri. Quelli appariscenti. Perché poi in chiesa si va lo stesso. Meno gente e meno emotività. Al negozio alimentare ci si va per i cibi base… latte, farina, pane… ma con piglio mesto. Una visita e via.
Eppure nei campi la vite, qualcheduna, ha lanciato foglioline verde-chiaro da quel bozzolo rappreso al limite del tralcio. E i pruni hanno aperto qualche bottone floreale. Sono fiorellini accennati e bianchicci.
Filomena li indica per dimostrare che l’inverno declina, e il sole si riprende i luoghi. E riscalda le membra indolenzite di Pasquale, il marito. Si crogiola in quel tepore, col capo chino, come a voler immagazzinare il calore, il più possibile.
– Aizza’sta capa – lo rimbrotta la moglie, con l’affetto che, in vecchiaia, diventa più delicato e confidenziale.
Più delicato… perché è amore nella sua veste attenuata, morbida, conciliante. I due, Filomena e Pasquale, stanno insieme da cinquant’anni. Di passione, di complicità, silenzi ed affanni. Oggi c’è comprensione, tolleranza, silenzio e pazienza. Affetto confidenziale, come i loro rapporti.
Una saetta nera trapassa nell’azzurro. È un guizzo di rondine. Nemmeno si riesce a discernerla. È sola, e fugge via, inseguita, forse, da perturbazioni meteo.
– Che si mangia oggi? – chiede l’uomo. Filomena è indaffarata a spandere i panni sul filo steso.
– Mannaggia ’sti recchie ca ’n’ce sentono cchiù. Faccio fasule e menesta (fagioli e scarola).
La casa è all’interno di un caseggiato, su un pianoro prospiciente al porto. Per lo più vuoto, ci abitano soltanto loro due. Bisogna attendere l’estate perché le finestre siano tutte aperte e da esse sentir provenire strimpellii di chitarra e canzoni. Di solito sono gruppi di ragazzi che affittano i locali e vivacizzano il rione. Dormitorio esclusivo di vecchi, oggi.
Quali reazioni negative innesca l’invecchiamento della popolazione? Dallo schermo televisivo sentenziano foschi scenari. Giacché l’invecchiamento non è controbilanciato dalla presenza dei giovani. È nella sproporzione il difetto e la causa delle nere previsioni.
I vecchi sono preziosi lì dove ci sono i giovani a mettere in pari i piatti della bilancia. Perché all’entusiasmo giovanile fa da contrappeso la prudenza dei vecchi. Vuoi nel campo imprenditoriale vuoi in quello sociale.
Una società di vecchi è incapace di affrontare le novità provenienti dal futuro.
E c’è anche un altro fattore da considerare: la gioia di vivere. Nei giovani il desiderio di affrontare la vita con entusiasmo è tanto, mentre in una società di vecchi circola maggiormente la rassegnazione e, talvolta, la paura del domani.
In quest’isola, perennemente in attesa, l’inoltrarsi di marzo immette nell’animo un inizio di sollievo.
Gli isolani sembrano scrollarsi il torpore dell’inverno e si adoperano a risistemare le case per l’affitto estivo. Per le stradine si muovono operai, e pure i bambini vanno a scuola da soli. Non più accompagnati con le auto dai genitori.
Sofia passa davanti all’abitazione di Filomena e Pasquale. Sull’uscio di solito bivacca un gatto rossiccio. Ha prescelto quel luogo e Filomena lo gratifica lasciandovi bocconcini.
– Come si chiama? – azzarda Sofia.
– Non so… noi lo chiamiamo Baffo.
– Lo posso accarezzare?
– Se non scappa vuol dire che gli sei simpatica…
La bimba timorosa arrischia una timida carezza, e Baffo si strofina sotto la manina.
Qualcosa di nuovo sembra si realizzi. Anzi d’antico.
Immagine di copertina. Cani e gatti anziani (da: https://www.zooexpert.it/)