trascrizione a cura di Sandro Russo della presentazione di Alessandro Alfieri al Teatro Manzoni, del 15 febbraio 2023
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Per la prima parte, incluso il video completo della serata, leggi e ascolta qui
Per la seconda parte, leggi e ascolta qui
In apertura, il video di un pezzo importante dei Nirvana, All Apologies (Tutte scuse/Tutte le scuse), cui faremo riferimento anche nel prosieguo della trattazione (6).
All Apologies (MTV unplugged)
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Testi inglese-italiano di All apologies:
Riepiloghiamo le parole chiave di questa trattazione che sono state:
Vuoto
Cinismo
Eravamo arrivati all’ultima: Morte
Facciamo un passo indietro e torniamo a Boudrillard (1), che abbiamo nominato all’inizio. Teorizzando sul “post-moderno”, il filosofo francese rileva tra le sue caratteristiche la tensione a superare le opposizioni in nome di una quiete e pacificazione superiori.
E quale è, di tutte, l’opposizione più basilare e coinvolgente? Ma proprio l’antinomia Vita/Morte .
“La morte fa parte della vita”, è un pensiero di Epicuro tanto diffuso da essere diventato un luogo comune; e ancora “Una volta finita la vita finisce anche la morte”, scrive Lev Nikolaevič Tolstoj ne La morte di Ivan Il’ič (1886).
La Morte. Si è tentato in ogni maniera di “neutralizzarla” (tradurla, normalizzarla).
Uno degli infiniti tentativi è stato quello del rock degli anni ’80 – ricordate i Queen e Freddie Mercury? ‘Teatralizzare’ la morte ha fatto parte del rock di quegli anni, della musica dei Cure, del Metal delle origini, specie un suo filone conosciuto come Death Metal (2); era ricorrente nell’iconografia del tempo (nelle copertine degli album, nella scenografia dei concerti) l’immagine del teschio. Ma tra i congeneri si possono citare film, serie tv come Ghosts, videogiochi come Lemnings e Mortal combat; gli stessi fumetti del mondo delle anime – Manga (Dragon ball). Una fascinazione per la morte, da parte della cultura e dell’arte, nell’evidente tentativo di scaricarla dal potenziale di paura e mistero che la caratterizza, affermando – senza dirlo – “la morte fa parte dello spettacolo, della messa-in-scena: non è reale”.
Che succede nei primi anni ’90?
I Nirvana, a confronto con altri gruppi, neanche avevano particolarmente ‘flirtato’ con la morte, né l’avevano rappresentata.
Ma per un’intera generazione – la Generazione X, l’abbiamo chiamata – il 5 aprile del 1994, la morte smise di essere una finzione scenica o un gioco, e divenne reale.
È in questo senso che ho parlato di “sacrificio cristico” in quanto la morte di uno ha rappresentato la salvezza per tanti.
Una intera generazione comprese che non era quella la strada: si doveva cambiare se si voleva sopravvivere.
Dalle ceneri dei Nirvana, dopo lo scioglimento successivo alla morte di Kurt Cobain, nasce l’astro dei Foo Fighters (3) proprio fisicamente, in quanto il gruppo fu fondato a Seattle nel 1994 dal musicista Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana. Dave Grohl è stato il primo a comprendere appieno il cambiamento. E in musica la band recuperò l’elemento vitalistico, più tipico del rock anni ’70. Nei testi compaiono i pronomi aggregativi “tu”, “noi” a differenza del solipsismo degli anni precedenti; c’è un’apertura alla speranza.
Ma sul versante mercantile, neanche la morte si sottrae al cinismo dei media. Il video che abbiamo ascoltato prima, All Apologies registrato in versione unplugged il 18 novembre 1993 – un’iniziativa di MTV proposta a diversi gruppi tra cui i Nirvana – dopo la morte di Cobain divenne uno dei prodotti più diffusi e ascoltati, di maggior successo del mondo del Rock. Per il mondo dello spettacolo quella morte equivaleva a fare Bingo!
È importante, in chiusura e riguardo dell’eredità musicale dei Nirvana dire qualche parola dei Pearl Jam (abbiamo già accennato ai Foo Fighters, esperimento di filiazione ‘a caldo’).
Anch’essi formatisi a Seattle, nel 1991, quindi contemporanei dei Nirvana e degli Alice in chain (Seattle, 1987) sulla scena grunge.
Nonostante il loro stile differisca molto dai due gruppi suddetti, caratterizzati rispettivamente da profonde influenze punk e metal, hanno battuto la terza delle tre vie del Grunge, insieme alle due precedenti, più affine al classic rock degli anni settanta.
Tuttora in piena attività, i Pearl Jam raccolgono consensi di critica e di pubblico, continuando a influenzare numerosi gruppi rock contemporanei. Nel solco della continuità, ma profondamente diversi [anche il loro leader Eddie Vedder (4) rappresenta un elemento di discontinuità], a chiudere una stagione depressiva e con una diversa gestione del proprio passato, grazie ad una vena rock che recupera il blues e la capacità di abbandonare lo stretto personale e raccontare storie che riguardano altro e altri.
Gli anni ’90, con la chiusura della parabola umana e artistica di Kurt Cobain, rappresentano anche uno spartiacque per quel che riguarda i rapporti tra mainstream e alternative rock, e molti fenomeni anche attuali delle dinamiche del mercato possono essere compresi alla luce di quegli anni
Come congedo a questa presentazione dei Nirvana ho scelto un altro classico in video della famosa registrazione dell’11 novembre 1993; per MTV, durante una delle sessioni unplugged (acustiche, senza strumenti elettrici né amplificazioni). Come as you are (5), tra memoria e passato. Come as You Are fu anche lo slogan e il claim scelto da X Factor 2021, nuova edizione del talent di Sky.
Si cita come una delle canzoni più famose dei Nirvana. C’è un elemento acquatico che richiama la copertina dell’album Nevermind (da cui è tratto), emblema della quiete assoluta, mentre il passato ritorna con elementi di autodistruttività. Col senno di poi il video suggerisce un’atmosfera mortuaria e di addio definitivo, e come tale fu vissuto e diffuso nell’universo mondo dai fans del gruppo.
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Testi inglese- italiano di Come as you are:
Nel 2005 è stato messo questo cartello stradale all’ingresso di Aberdeen, Washington, la città natale di Kurt Cobain
Note (a cura di Sandro Russo)
(1) – Jean Baudrillard: L’Échange symbolique et la mort, Gallimard, Paris 1979; traduz. italiana. di Girolamo Mancuso: Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, Milano 1979.
Per Baudrillard il valore di scambio simbolico è la fine dell’economia poiché viene dissolto l’oggetto concreto dello scambio. Ed è quindi anche la fine del marxismo. Scompaiono le opposizioni tra verità e inganno, vita quotidiana e spettacolo. Il reale e la propria immagine si assomigliano perfettamente, sono una cosa sola. A esso si collega il “simulacro”. Se ciò che appare non ha più alcun riferimento alla realtà, ridotta ormai a un rimando di segni, è il simulacro stesso a prendere consistenza e anche valore positivo. Per Baudrillard la morte è pertanto una sfida radicale cui il sistema non può rispondere, ma al tempo stesso è un atto iperreale, un simulacro, che partecipa fino in fondo alla comunicazione spettacolare di massa.
(2) – Death Metal è un sottogenere dell’heavy metal, originatosi sul finire degli anni ottanta negli Stati Uniti d’America. Il Death Metal, pur rimanendo uno stile di nicchia, ha riscosso successo di pubblico e critica, trovando largo spazio nell’America del Nord ed Europa, grazie a Possessed, Death, Deicide, Six Feet Under, Obituary, Morbid Angel, Cannibal Corpse, considerati i pionieri del genere. Fascinazioni mortuarie sono state presenti in molti altri gruppi, anche di maggior richiamo, come i Metallica, i Black Sabbath, i Sepultura, gli Uriah Heep, gli stessi AC/DC.
(3) – I Foo Fighters sono un gruppo musicale rock alternativo statunitense fondato a Seattle nel 1994 dal musicista Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana. Il gruppo deriva il proprio nome dal termine foo fighter, espressione usata per indicare, durante la seconda guerra mondiale, gli strani avvistamenti aerei riferiti da alcuni piloti alleati, simili a quelli che generalmente vengono chiamati UFO.
(4) – Eddie Vedder (1964), cofondatore, frontman e principale paroliere dei Pearl Jam è annoverato fra gli esponenti più rappresentativi del movimento grunge. Music for the Motion Picture: Into the Wild è l’album di debutto come solista di Eddie Vedder e costituisce la colonna sonora del film Into the Wild – Nelle terre selvagge (di Sean Penn 2007).
(5) – Si dice che il titolo Come as You Are sia ispirato ad un cartello che Kurt ha visto all’entrata di un ostello (ad Aberdeen, la città in cui è nato), in cui andava spesso a dormire da ragazzo per scappare dalla sua famiglia disfunzionale.
«E’ una canzone sull’accettazione di sé e degli altri» ha detto Butch Vig, «Non importa quanto sei rovinato e strano, puoi essere te stesso ed essere accettato per quello che sei». Kurt Cobain canta la sua incapacità di nascondersi dietro alle convenzioni, «E a quello che la società si aspetta da te» e fa la sua dichiarazione di indipendenza contro l’assimilazione ripetendo un ritornello inquietante: “And I swear I don’t have a gun”, “giuro di non avere una pistola”, un modo di dire che significa non aver nulla da nascondere.
Come as You Are diventa un pezzo simbolo della band e della visione artistica ma anche umana di Kurt Cobain. Lungo la strada che porta verso la sua città Aberdeen, da cui non ha fatto altro che cercare di fuggire, nel 2005 è stato messo un cartello in suo onore: «Welcome to Aberdeen, Washington. Come as You Are».
(6) – Il doppio addio in All Apologies e una lettera. Un doloroso fil rouge lega la lettera d’addio (v. sotto, in ritaglio immagine) e l’ultimo singolo uscito prima della morte di Kurt Cobain, che non ha mai corretto il testo composto nel’90, che parla di rassegnazione e sembra (pre)annunciare la fine. Curiosamente, perché il brano fu scritto nel 1990, quando Cobain non aveva ancora messo su famiglia e forse, quando compose la canzone, non aveva nemmeno ancora incontrato Courtney [da Cecilia Uzzo del 5 aprile 2019 – https://www.gqitalia.it/show/article/kurt-cobain-lettera-addio-all-apologies].
La mattina dell’8 aprile 1994 il cadavere di Kurt Cobain viene rinvenuto da un elettricista nella sua villa sul lago Washington. Stando alle indagini e ai referti autoptici, il cantante si è suicidato con un colpo di fucile alla testa. Nel suo corpo sono state inoltre rinvenute massicce quantità di eroina. Accanto al cadavere viene ritrovata una lettera di addio alla sua famiglia e al suo pubblico.
La lettera d’addio di Kurt Cobain /cliccare per ingrandire)
Sandro Russo
7 Marzo 2023 at 16:59
Con questa terza parte ho ultimato la trascrizione della lezione sui Nirvana tenuta da Alessandro Alfieri al Teatro Manzoni il 15 febbraio scorso. Trascrizione laboriosa (in tre puntate per un’ora circa di video YouTube, senza le clip musicali), ma che sono contento di aver portato a termine e pubblicato.
Ringrazio Alessandro per avermi fatto conoscere questo gruppo – i Nirvana e il loro tempo, l’inquadramento socio-culturale del Grunge – da cui mi ero sempre ritratto.
Come ho già avuto occasione di dire, il mio interesse/ascolto attivo di musica finiva con i gruppi del Prog-Rock inglese, e un po’ anche i Queen (più famosi); ma sicuramente i Nirvana erano restati fuori. E le morti precoci e tragiche dei loro leader – Freddie Mercury e Kurt Cobain – non avevano certo propiziato l’approfondimento.
Nella trattazione di Alessandro si può seguire un filo continuo nel tempo – attraverso Elvis Presley, i Beatles, i Queen e i Nirvana, che sostanzialmente hanno rappresentato la colonna sonora della nostra vita – logico e consequenziale, che ho trovato estremamente stimolante e arricchente.
Lorenza Del Tosto
8 Marzo 2023 at 00:19
Alessandro (e Sandro), grazie mille per questa opera nobilissima e geniale. Veramente utile e preziosa