di Francesco De Luca
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Di recente si è scritto sul Sito del disagio giovanile a Ponza, e nell’epicrisi di domenica Enzo Di Fazio intorno a questo manifesto sentimento ha costruito tutto il suo intervento. Opportunamente.
Se si visita Ponza in questi tempi si costata un ‘disagio’ generale. Perché? Perché viene evidenziandosi in modo perentorio come la bellezza, la vivibilità, la gradevolezza di un luogo non sono qualità insite nel luogo stesso bensì nell’uomo che guarda e giudica. La natura è come è, a farla bella o spregevole è il giudizio dell’uomo. La sua presenza, la sua conoscenza, la sua coscienza.
Per cui la presenza o l’assenza degli uomini attribuiscono ai luoghi bellezza o disprezzo, merito o vergogna.
Ora, di questi tempi (in gennaio) di gente a Ponza ce n’è poca. La qual cosa genera ‘disagio’ ai Ponzesi stessi. A tutti.
Si è detto qualcosa sui giovani, ma un palpabile disagio è presente negli anziani e nelle donne. In tutti insomma.
Deserte le strade, senza vivacità gli spazi dove la socialità si dipana fra una chiacchiera, un saluto, uno scambio di cordialità e di esperienze.
L’isola ha una struttura sociale pubblica molto ristretta e trasparente. La Chiesa, la Scuola, la strada, i negozi alimentari, i bar. Sono presenze su cui si può sapere tutto perché i servizi che erogano non hanno segreti.
La Chiesa è frequentata da pochi praticanti. Di solito attempati. Posso sembrare poco deferente ma la realtà è questa, e va giudicata per come appare. Potere attrattivo della Chiesa? Quello implicito nelle funzioni religiose.
La Scuola. Anch’essa vive perché l’Istituzione segue regole nazionali rassodate. Vive di auto-referenzialità. Tutto si consuma al suo interno.
La strada non attira più nessuno. Non rappresenta un ambiente aggregativo; come lo era per la mia generazione, allorché in strada si formavano ‘bande’, ci si aggregava per squadre (di pallone), ci si organizzava per recar danno nel divertimento a qualcuno, per promuovere uscite di pesca, prove di caccia.
I negozi di alimentari sono utilizzati dalle donne di casa per comprare, visionare prodotti in offerta, conteggiare i ‘buoni acquisto, e anche per dialogare con amiche. Fra pettegolezzi, comunicazioni di segreti (conosciuti da tutti), stupori finti e bugie vere.
I locali di ritrovo, i bar, hanno poca influenza. Al contrario di ciò che è nel nostro ricordo. Perché i nostri padri passavano pomeriggi nel gioco a bigliardo o con le carte. “Vai giù al bar Amato e dì a tuo padre che è ora di ritirarsi” – intimava la mamma al figlio.
Tutto ciò porta a concludere che il ‘disagio’ trovi causa prima nella mancanza di ‘strutture’ (è la stessa conclusione cui arrivai riguardo al disagio giovanile). Il che è vero ma in parte perché le volontà degli uomini, se uniscono gli sforzi, superano gli ostacoli ‘strutturali’. La verità è che mancano le volontà degli uomini, perché i Ponzesi residenti sono pochi e avanti negli anni. E questi (gli anni) fiaccano le volontà, tolgono ad esse inventiva e vigore.
Si ritorna dunque al punto di partenza: la mancanza della gente ha grande influenza sull’origine del ‘disagio’. In cosa si concretizza? Si concretizza nella ristrettezza dei rapporti sociali. L’anno corre sui binari che le tradizioni e la cultura e la comunità hanno strutturato, ma manca la partecipazione diretta, manca la com-partecipazione. Le iniziative pubbliche languono e quelle private non sopperiscono alle carenze. La vita sociale da ‘presente’, concreta, pulsante, si trasforma in vita sociale ‘virtuale’, mediatica, asettica.
E’ possibile porre rimedio a questo? La domanda è troppo impegnativa perché possa trovare in me una risposta adeguata. Ho qualche idea, un barlume di speranza. Niente di più.
Di sicuro occorrerebbe dare a questi problemi maggiore attenzione. Proposte pratiche ce ne sono: realizzare luoghi dove poter praticare sport; organizzare spazi per permettere che le donne pratichino il ballo a fini ricreativi; promuovere corsi di ceramica; praticare lo yoga; strimpellare chitarre e batterie; leggere e commentare libri.
Il tempo libero. Tutto questo va incluso nel concetto di ‘tempo libero’. Il quale non è libero se non si concretizza in qualcosa. Diventa tempo perso. Perso alla vita.