di Silverio Lamonica
Qualche giorno fa, Ponza si è svegliata sotto una coltre bianca: tetti, strade, spiagge… tutte ammantate di bianco. Neve? “Nossignori – ha osservato uno dei tanti esperti che pontificano su Facebook – si tratta di gragnola!”
Per la verità, il vocabolo “gragnola” l’ho sempre associato, di solito, ai pugni che si scambiano i pugili sul ring: “E’ finito al tappeto sotto una gragnola di colpi dell’avversario!”. Più o meno così si esprimono i cronisti degli incontri di pugilato. Significa anche questo, ma il significato vero e proprio di gragnola (o gragnuola) è: un tipo di precipitazione atmosferica solida costituita da granuli di ghiaccio traslucido che cadono da una nube (Wikipedia). Quindi, la struttura di questi “granuli” molto piccoli, sarebbe diversa da quella che caratterizza i fiocchi di neve veri e propri… Non si finisce mai d’imparare!
Comunque, agli occhi di noi profani l’effetto è identico e sono certo che sarebbe stata del mio stesso parere anche la poetessa statunitense Emily Dikinson (1820-1886) autrice della seguente delicata poesia, i cui versi mi son permesso di interpretare in italiano:
A little Snow was here and there
Disseminated in her Hair
Since she and I had met and played
Decade had gahtered to Decade
But Time had added non obtained
impregnable the Rose
For summer too indelible
Too obdurate for Snows
Un po’ di neve, disseminata qua e là,
le imperlava i capelli
lei ed io c’incontravamo per giocare
nel susseguirsi delle decadi
Ma il tempo aggiunse: inespugnabile
non sarebbe rimasta la rosa,
essendo per le nevi l’estate
tanto implacabile, tanto inflessibile