di Francesco De Luca
Non faccio parte della Redazione del Sito e perciò non ho intese da rispettare. Con più assiduità frequento il Sito e con i lettori del Sito voglio confrontarmi su questo tema.
Mi appare chiaro che da un po’ di tempo il Sito si sia allontanato dal fine di essere la voce pubblica e colta dell’isola di Ponza, per coniugare, accanto all’obiettivo primario, un altro più ampio, e cioè quello di presentare problemi culturali di rilievo. Siano essi politici, sociali, artistici ed economici.
Insomma mi pare che si possa dire che il Sito voglia evidenziare problematiche attuali, di spessore e tali che non possano essere trattati asetticamente. Bisogna scegliere da che parte stare.
Il che definisce il Sito come ‘di tendenza’. Antifascista anzitutto, per la realizzazione piena dei diritti delle donne, per l’estensione dei diritti sociali, contro le dittature di ogni tipo. Un Sito ‘di sinistra’, ad essere chiari.
Ebbene, per quanto mi appaia corretto e legittimo questa posizione, io vorrei discostarmi da questa ‘tendenza’. Che trovo non più rispondente ai tempi. Non ho nulla contro la ‘destra’ e nemmeno contro la ‘sinistra’, ma la distinzione a mio vedere è stata superata dai fatti.
Ci sono fattori che permeano la realtà italiana (sociale e politica) e che sono più caratterizzanti dei principi politici dichiarati.
Si prenda la ‘corruzione’. Non c’è parte politica che non sia collusa con essa. A mio vedere è più questa caratteristica qui a denotare i politici che non i principi di fondo dei partiti.
Si prenda la concezione del ‘potere’. Tutti i partiti lo intendono come ‘esercizio di scelta a fini propri’ (privati, consorterie, lobby) e non a fini pubblici ossia per il bene di tutti i cittadini.
I programmi elettorali snocciolano intendimenti a favore di settori economici e di parti sociali a danno di altri.
Il ‘bene comune’ non è più inteso come vantaggio per tutti i cittadini bensì come rivalsa di una parte sociale a danno di altra.
Questa concezione poteva valere nel secolo passato, tanto è vero che ‘partito’ si chiama l’insieme di una parte di persone, distinto da altre parti del corpo sociale e che vuole distinguersi proprio per meglio tutelare i propri interessi (sia pure sociali). Ma oggi il corpo sociale deve essere concepito come ‘un solo corpo’ giacché l’interdipendenza fra le classi sociali è totale, così come la loro permeabilità. Le ‘classi sociali’ sono da considerarsi un retaggio del passato. Considerarle statiche comporta accettare che le divaricazioni si allontanino in modo pericoloso.
Esiste la borghesia? E il proletariato? E la ‘classe media’? A mio parere: tendono a scomparire. Il che comporta o – ad una esasperazione delle differenze (il manager con uno stipendio 150 volte superiore all’operaio della sua impresa); o – ad una razionale (epperciò equa, comprensibile) diversificazione stipendiale.
Ne va della pace sociale.
Esiste il datore di lavoro? Certo che esiste… ma il lavoro che si impianta può essere disgiunto da quello eseguito dagli operai? Se la risposta è sì… allora non si è appreso che la delocalizzazione porta danni enormi alla società così come la precarizzazione dell’occupazione.
Se la risposta è no… allora l’impresa si concepisce come un unicum che comprende operai – funzionari – impresario. Distinte funzioni con l’obiettivo comune: l’efficienza dell’azienda.
L’azienda come lo Stato. L’utile per lo Stato è la sua efficienza e la sua efficacia.
Si prenda la Giustizia, la Scuola, la Sanità. La loro inefficacia produce malumori fra la gente, nella forza comunitaria, nella solidarietà.
A chi giova tutto questo? Non alla ‘destra’ né alla ‘sinistra’.
La privatizzazione dei servizi (che è un fine della ‘destra’) ha portato benefici alla comunità nazionale? No. La dimostrazione la si è avuta in Lombardia (con la sanità più privatizzata fra le regioni italiane) a contatto con l’epidemia.
Cosa voglio dire? Voglio dire che la divisione ideologica in ‘destra’ e ‘sinistra’ ha provocato e provoca fratture nel corpo sociale e danni.
Questo vuol dire che ‘destra’ e ‘sinistra’ sono identiche? No, perché hanno distinzioni attribuite loro dalla Storia ma che oggi sono inattuali. L’esperienza del dopoguerra ha dimostrato come sia la statalizzazione dei servizi come la loro privatizzazione siano dannose. Occorre una visione politica che contemperi le due scelte.
In Italia un percorso ci è proposto dalla Costituzione. La quale, nonostante gli anni rimane ancora inattuata nel suo spirito di comprensione dei bisogni dei cittadini tutti. Ogni qual volta la si si tira troppo o ‘a destra’ o ‘a sinistra’ il quadro politico genera conflitti, malanimi, disparità.
Allorché vigeva (con la sinistra) la contrattualizzazione pubblica presero corpo le agevolazioni statali, le malformità sindacali. Il posto fisso era desiderato da tutti giacché dava l’assoluta garanzia della non licenziabilità (un malanno). Le mansioni non erano al massimo perché i sindacati non pretendevano l’efficienza nei servizi bensì il potenziamento della loro influenza.
Con la privatizzazione dei contratti (con la destra) l’efficienza nei servizi non è perseguita bensì il risparmio nei salari (esempi nella malasanità, nella sicurezza sul lavoro, nelle condizioni disumane dei lavoratori agricoli stagionali).
Alla luce di queste considerazioni appare fuorviante la diatriba sul ‘primato morale’. Non l’ha avuto la ‘sinistra’ e non l’ha la ‘destra’.
Non è stata mai menzionata nei programmi dei partiti. Anzi nella coscienza collettiva si è radicato il principio che chi riesce a rubare allo Stato senza pena è uomo da stimare. Di parlamentari con condanne penali (scontate o da scontare) sono pieni i partiti.
Lo dico serenamente: un uomo che si qualifica come di sinistra mi mette ansia come un uomo di destra. Devo guardarmi le spalle, l’onorabilità e il portafoglio. E’ la qualità umana quella che mi colpisce, fa cadere la prevenzione e sollecita la simpatia.
Capisco che questa digressione sentimentale non brilli in una analisi razionale eppure oggi, con l’esperienza avuta, non è la fede politica quella che mi attrae dei miei simili.
Mi scuso coi lettori se non sono stato del tutto chiaro. Il dibattito ferve ed è ricco di stimoli. Il mio pensiero è debole. Ho un appiglio dotto nel pensiero del sociologo Domenico De Masi.
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Appendice del 6 gennaio 2023 (cfr. commento di Sandro Russo)
Poiché il sistema non accetta allegati in commenti, il file .pdf citato è allegato qui di seguito:
Lettere-a-Augias.-Da-la-Repubblica.-Sinistra-e-destra
vincenzo
5 Gennaio 2023 at 17:00
In tanti articoli tempo fa cercavo di spiegare che: “destra e sinistra rappresentano l’interesse dell’alto contro il basso, del capitale contro il lavoro, del signore contro il servo. Destra e Sinistra contribuiscono a far apparire pluralistico un sistema che in realtà nega diritto di esistenza a tutto ciò che non sia coerente con l’ordine neoliberale”.
Questo ordine liberale si serve degli Stati come teatrini in cui va in scena la democrazia teleguidata.
Si può creare la piena occupazione? Giammai quel che coerente con l’ordine neoliberale è la stabilità dei prezzi e il pareggio di bilancio.
Lo Stato non può fare spesa per i suoi cittadini, semmai può togliere il reddito di cittadinanza, per regalare armi al “comico”.
Ma come si fa a non voler capito il gioco. Qui fra poco saremo il 50% della popolazione italiana a rischio povertà e stiamo ancora a dividerci tra destra e sinistra. Tra teppisti e ruffiani.
Sandro Russo
6 Gennaio 2023 at 10:02
Rispondo a Franco De Luca su alcune specifiche affermazioni (virgolettate e in corsivo)
“Non faccio parte della Redazione del Sito e perciò non ho intese da rispettare”.
Franco, questa definizione è fuorviante e offensiva Non siamo una conventicola di lobbisti, ma una spontanea e libera associazione di persone unite da un “comune sentire” sui grandi temi sociali e etici.
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“Il che definisce il Sito come ‘di tendenza’. Antifascista anzitutto, per la realizzazione piena dei diritti delle donne, per l’estensione dei diritti sociali, contro le dittature di ogni tipo. Un Sito ‘di sinistra’, ad essere chiari”.
Sì, in questo senso siamo un sito ‘di sinistra’, definizione che rivendico/rivendichiamo con orgoglio. Penso a quanto aborrirei un sito con le stesse caratteristiche rovesciate: Fascista, che proponga un’idea di paese in cui le donne non abbiano diritti, in cui il popolo debba sottostare all’autorità di un solo dittatore o di un piccolo gruppo al comando: Un sito ‘di destra’, per essere chiari!
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“Non ho nulla contro la ‘destra’ e nemmeno contro la ‘sinistra’, ma la distinzione a mio vedere è stata superata dai fatti”.
Io invece avrei molte cose contro la ‘destra’. Basta por mente ai regimi in cui quella ideologia si è realizzata (il Cile di Pinochet, un nome a caso). E non tiriamo fuori il consunta argomentazione della Russia di Stalin che sotto una vernice di socialismo aveva un’impronta fortemente autoritaria e (se vogliamo applicare la categoria che dici obsoleta), di ‘destra’.
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“In Italia un percorso ci è proposto dalla Costituzione. La quale, nonostante gli anni rimane ancora inattuata nel suo spirito di comprensione dei bisogni dei cittadini tutti. Ogni qual volta la si si tira troppo o ‘a destra’ o ‘a sinistra’ il quadro politico genera conflitti, malanimi, disparità”.
Su questo siamo d’accordo, ma la Costituzione è per definizione antifascista e quelli che la vorrebbero gettare alle ortiche sono le destre (come parte politica).
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“Lo dico serenamente: un uomo che si qualifica come di sinistra mi mette ansia come un uomo di destra. Devo guardarmi le spalle, l’onorabilità e il portafoglio. E’ la qualità umana quella che mi colpisce, fa cadere la prevenzione e sollecita la simpatia”.
Consiglierei a Franco di uscire dalla letteratura e entrare nel possibile… Allora, lui sta camminando ’aret’u curredure, di notte. Davvero sarebbe uguale se avesse dietro le spalle uno di Casa Pound accompagnato da La Russa o invece (un nome a caso) Michele Serra?
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Quanto a prendere troppo sul serio le distinzioni “Destra e Sinistra”, ne avevamo già dissertato approfonditamente nei commenti a una canzone della domenica (Gaber la cantava nel 1994), proposta da Enzo Di Fazio a dicembre 2019 (leggi e ascolta qui) e (sotto) un florilegio dei commenti (per non ripetere cose già scritte).
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N.B. – Poiché il sistema non accetta allegati in commenti, il file .pdf citato: Lettere a Augias. Da la Repubblica. Sinistra e destra” è allegato in calce all’articolo di base
Francesco De Luca
6 Gennaio 2023 at 12:36
Caro Sandro, mi dispiace se ho suscitato un qualche sentimento di ‘offesa’. Se l’ho fatto me ne scuso. L’intendimento mio era quello di sottolineare una certa distanza da quella che appare a me la linea del Sito. E l’ho sottolineato per non dare adito a detrattori (eventuali) di pensare che il mio fosse uno ‘strappo’.
Evidentemente mi sono espresso male o sono stato male interpretato.
Il Sito è libero da ogni condizionamento. Il mio articolo lo dimostra, ancor più il tuo rilievo e, al massimo grado, le mie scuse.
Per il resto, ogni lettore legge e valuta.
Biagio Vitiello
6 Gennaio 2023 at 14:29
È vero che il sito ha una connotazione politica “di sinistra”, ma vivendo in una democrazia ci scrive anche chi non è di sinistra.