Cinema - Filmati

Di cosa parliamo quando parliamo d’amore

di Sandro Russo

Da Raymond Carver ho preso solo il titolo (1); per il resto ho cercato di mettere insieme pensieri miei su cose che ho letto di recente ed elaborato. Una sottospecie di epicrisi – non settimanale ma trasversale -, su film visti e letture che ho selezionato attentamente e in qualche caso anche passato sul sito.

L’amore, l’ammore, the love… Aah, l’amour!
Declinato in tutte le lingue e tema principe delle nostre vite nonché della stragrande maggioranza dei film e libri che si producono. In tutte le sue sfumature e varianti.

Ma per quanto ne facciamo una questione personale, un campo in cui nessuno si deve permettere di intromettersi, ad un’analisi appena più approfondita dobbiamo ammettere che non è per niente un’espressione libera e personale.
Siamo condizionati infatti nel modo di vivere l’amore, di esprimerlo, perfino di sognarlo, dal nostro immaginario; di figli del nostro tempo e della nostra cultura. Che in generale dipende dai film che abbiamo visto (e correlati audio-visivi, televisione in primis) e dalle canzoni che ascoltiamo (parole e musica, ma soprattutto le parole).

Non è sempre stato così. Ogni tempo ha il suo proprio immaginario e il suo modo di esprimerlo. Tanto per fare un esempio, nell’Ottocento – primo Novecento esso era plasmato dai romanzi e dalla poesia, che erano ben più importanti, allora, rispetto a oggi. Prima ancora erano i dipinti (specie a soggetto religioso) a veicolare immagini e idee.
Basta pensarci, per convincersene.
Come si esprimevano allora un trasporto amoroso, o anche la pena d’amore?
Ma con le parole del giovane Werther (Goethe), o con i trasalimenti di Leopardi o con le folgorazioni di Emily Dickinson..! Questo le classi colte, ma poi, pur con volgarizzazioni e travisamenti, qualcosa si diffondeva più in basso nella “scala sociale” e informava lo spirito del tempo. Così come nel nostro tempo l’immaginario alto si travasa nei bigliettini all’interno dei Baci Perugina (idea pubblicitaria geniale, peraltro!).
Noi della nostra generazione abbiamo per anni vissuto di rendita con le parole d’amore di Jacques Prévert… Ma i tempi cambiavano in fretta e, quasi senza accorgercene, ci siamo trovati a pensare, desiderare, immaginare “come nei film”. A fantasticare il trasporto di un bacio “come” quello tra Vivien Leigh (Rossella O’Hara) e Clark Gable in Via col vento, il bacio di Casablanca, o quello sulla prua del Titanic, perfino quello timido e ritroso alla fine dello spaghetto di Lilli e il Vagabondo (2).

In fondo all’articolo la famosa sequenza dei baci in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore (1988): tirati fuori dalla scatola con i fotogrammi tagliati, che i proiezionisti d’altri tempi rimuovevano dalle pellicole per non indurre in tentazione (!) gli spettatori, specie nei piccoli paesi del sud [da un approfondimento sul ‘Bacio nel Cinema’ fatto al Corso di Gianni (grazie!)].

Ma l’immaginario non si limita al bacio; investe tutta la gamma di espressione dei sentimenti.
Alessandro Alfieri nella sua presentazione dei Beatlesleggi qui e qui (la terza puntata è in uscita) – ha sottolineato come e perché il gruppo inglese sia stato così importante come evento mediatico e per l’impatto sul costume, oltre che dal punto di vista musicale. Attualmente molta parte dell’immaginario poetico è veicolato dalle “canzonette”.

E di come questo modo di sentire si riversi nella scrittura si può leggere in un recente articolo di Gabriele Romagnoli sull’intelligenza artificiale e perfino, su tutt’altro tema, nel modo in cui Saverio Bombelli, il figlio di Patrizia Maccotta affettuosamente ricorda Silvio: con le parole e le immagini di tanti film.

Che dire poi delle difficoltà di coppie che certo si amano (o si amavano) ma si ritrovano distanti per modo di sentire, per differenze di cultura, per provenienza da mondi diversi, penso alle coppie miste), quando la naturale alchimia di coppia è sopraffatta o non fa in tempo a crearsi un immaginario comune (esperienze, viaggi, letture).

Si dirà. Ma allora chi non ha studiato, chi non legge, non vede film e non ascolta canzoni  non ha la capacità di esprimere i propri sentimenti?
Ce l’ha sì; abbiamo detto che lo spirito del tempo alla lunga permea tutti gli strati sociali e culturali, poi c’è la televisione, i bigliettini dei Baci Perugina, ma è un fatto che la ricchezza/complessità del modo di esprimere i propri sentimenti è soprattutto culturale.
All’estremo opposto (e come controprova) abbiamo l’esempio dell’ominide della canzone del Banco del Mutuo Soccorso (leggi e ascolta qui), che sicuramente è innamorato… ma non può né sa dirlo.

750mila anni fa… L’amore

Se fossi mia davvero, 
di gocce d’acqua vestirei il tuo seno 
poi sotto i piedi tuoi 
veli di vento e foglie stenderei 
Corpo chiaro dai larghi fianchi, 
ti porterei nei verdi campi e danzerei, 
sotto la luna, danzerei con te. 

Lo so la mente vuole 
ma il labbro inerte non sa dire niente, 
si è fatto scuro il cielo, 
già ti allontani resta ancora a bere, 
mia davvero, ah fosse vero 
ma chi son io, uno scimmione 
senza ragione, senza ragione senza ragione, 
uno scimmione, fuggiresti, fuggiresti 
uno scimmione, uno scimmione, senza ragione 
tu fuggiresti, tu fuggiresti…

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Da YouTube, la sequenza dei baci, da Nuovo Cinema Paradiso:

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YouTube player

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Note

(1) – Il titolo

(2) – I baci
– Titanic – Dato che la storia la conosciamo molto bene, i baci che Rose (Kate Winslet) e Jack (Leonardo DiCaprio) si scambiano nel film ci sembrano ancora più struggenti;
– Via col vento – La proposta di matrimonio più insolente del cinema coronata da un bacio appassionato: ecco quello tra Rossella O’Hara (Vivien Leigh) e Rhett Butler (Clark Gable);
– Casablanca – Il bacio tra Rick Blaine (Humphrey Bogart) e Ilsa Lund Laszlo (Ingrid Bergman): «Suonala ancora Sam!»;
– Lilli e il vagabondo – Tenerissimo il bacio – casuale – tra il Vagabondo e Lilli, intenti a mangiare un piatto di spaghetti con le polpette in un romantico ristorante italiano.
Guarda la Gallery di 25 foto su elle.com: I baci più belli e famosi della storia del cinema

Immagine di copertina: Catherine Deneuve in Dio esiste e vive a Bruxelles di Jaco Van Dormael, del 2015

1 Comment

1 Comments

  1. Gianni Sarro

    24 Dicembre 2022 at 17:45

    Bell’articolo Sandro! Buone feste a tutti.
    gs

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