di Saverio Bombelli
Patrizia Maccotta è nostra amica e collaboratrice del sito, come dire che in fondo “fa parte della famiglia”. Siamo stati informati e le siamo stati vicini, per quanto possibile, in occasione della perdita del suo compagno Silvio, qualche settimana fa.
Silvio Salvi, architetto, era una presenza silenziosa e discreta che abbiamo incontrato al suo fianco, sia agli incontri romani che nelle riunioni campestri al loro casale di Palombara Sabina (leggi qui).
Pubblichiamo molto volentieri uno scritto che Patrizia ci ha fatto avere, con un ricordo di Silvio scritto da suo figlio Saverio, che ora ha 52 anni.
Silvio è entrato nelle nostre vite 18 anni fa
di Saverio Bombelli
Silvio è entrato nelle nostre vite 18 anni fa, rendendole migliori. Voglio dedicargli un ricordo provando a spiegare perché le ha rese migliori. Non si tratta infatti di un’affermazione retorica o dettata dall’emozione del momento.
Silvio non mi ha mai messo in difficoltà. Neanche una volta. Il semplice fatto che a una serata ci fosse lui, mi metteva di buon umore, a prescindere. Aiutava la mia omeostasi. Era impossibile non volergli bene: discreto, calmo, intelligente, sorridente, disponibile, elegante, gentile, sobrio. E infatti gli volevano tutti bene. Ma non è solo questo che spiega perché io gli abbia voluto così bene.
Nel mio personale pantheon cinematografico, Silvio potrebbe essere Obi-Wan Kenobi in Star Wars e maestro Oogway in Kung-Fu Panda. Personaggi che esprimono discrezione, calma, intelligenza e che però non sono rimasti dentro i nostri cuori esattamente per queste qualità. Sono rimasti dentro i nostri cuori per altre ragioni.
Un passo in direzione della risposta l’ha fatto Sitotaw anni fa, quando mi disse: “Papà, io lo so perché Valeria e i cugini lo chiamano Silvio anziché nonno. Perché non è un vero nonno. Però io sono adottato, quindi in realtà per me neanche nonna è una vera nonna eppure la chiamo nonna… quindi io posso chiamarlo nonno, giusto?”. Ovviamente risposi: “Sì, certo”. Ma poco dopo mio figlio tornò, stette qualche secondo in silenzio, poi fece una considerazione, definitiva: “Mmm… ci ho pensato su e ho deciso che anche io lo chiamerò Silvio”.
Sitotaw aveva centrato il punto: la terzietà di Silvio, per dirla con il linguaggio del diritto, l’alterità di Silvio, per dirla da filosofi. A cominciare dal cognome, non era come noi. Il suo essere Obi-Wan Kenobi, a noi permetteva di essere Leila, Han Solo, Chewbecca, a volte anche Darth Vader; agiva come Panoramix, mentre noi agivamo come Asterix, Ordinalfabetix, Abraracourcix. Quando a Natale immancabilmente uno di noi (in genere chi fino a quel momento aveva parlato più di tutti) diceva: “Basta, parlate tutti troppo e contemporaneamente, nessuno ascolta, così non è possibile fare un discorso”, il suo silenzio provava che si poteva fare diversamente.
Quando a Palombara arrivava il momento in cui uno di noi (in genere chi fino a quel momento più di tutti aveva creato vortice) diceva: “È il caos, smettetela!”, il suo atteggiamento composto e privo di egocentrismo indicava la strada da seguire. Silvio è stato un Maestro. Uno a cui guardi.
Non sto dicendo che fosse una persona senza difetti ed ignoro se in precedenza sia stato Shifu, Tigre, o perfino Tai Lung, non m’interessa, sto dicendo che in questi 18 anni Silvio è stato un esempio e una presenza costanti. In questo senso non lascerà un vuoto, perché la sua legacy volendolo potrà rendere piene le nostre vite. Ci mancherà la quotidianità, quella sì, altroché se ci mancherà… le “piccole” cose di tutti i giorni che in realtà non sono piccole per nulla!
Ricordo qui di seguito alcune di quelle che più mi hanno riguardato da vicino: il suo sorriso dall’automobile quando lo si incontrava sotto casa in veste di taxi-driver della sua amata Patrizia dietro ai quattro nipoti romani, le meravigliose creazioni artistiche che – quasi con ritrosia – ogni tanto sfornava, i vini della Cantina Sant’Andrea del Circeo, le imprecazioni quando un call-center lo lasciava “appeso” troppo a lungo, le vacanze europee con mia figlia e la nonna, le fette di pane tagliate a regola d’arte, la soundtrack di Palombara – Silvio… Silviooo… Silviooooo -, il viso che si illuminava quando era al telefono con i figli, il periodo in cui ogni tanto tirava fuori qualche parola di russo, i mitici siparietti in squadra con mia mamma a Taboo da sentirsi male dalle risate, le stagioni in cui ha fatto l’orto, il tratto delicato ed efficace della matita sulla carta bianca, la sua sagoma con le cuffie da DJ davanti alla TV, la mia gioia quando mi sedevo a tavola e scoprivo che aveva cucinato i carciofi.
Saverio
Liliana Madeo
19 Dicembre 2022 at 13:07
Grazie Sandro. Un pensiero sincero e carico di rispetto a Silvio, un caldo abbraccio a Patrizia e tanti tanti Auguri a te insieme con l’equipe di Ponzaracconta !