proposto dalla redazione
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Pino Moroni è stato anche per noi alla Fiera “Più libri più liberi” a Roma, e ce ne torna con un paniere di novità
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Un grande successo di pubblico si accompagna sempre, per qualsiasi luogo, con criticità di fruizione, ma quando si tratta della Fiera nazionale della piccola e media editoria nella godibilissima Nuvola dell’Eur, tutto diventa secondario rispetto all’amore che i romani e gli italiani stanno dimostrando per i libri e le loro presentazioni tout court.
Una scelta così ampia di case editrici e di approfondimenti sulla lettura e le sue conseguenze per vecchi habitué e giovani in erba, non fa altro che bene ad una società tecnologicamente avanzata, in cui però il libro è un bene comune che lega il passato al presente (ed al futuro).
Più libri Più liberi #6. L’amore per gli animali. Come la relazione con le altre specie ci ha cambiatodi Pino Moroni del 12 dicembre 2022 – In condivisione con www.artapartofculture.net
Una lectio magistralis su “L’amore per gli animali” (Ed. Lindau) a Più libri Più liberi, importantissima per il nostro periodo storico ‘l’antropocene’ (con problemi essenziali e complessi da risolvere prima che sia troppo tardi), resa comprensibile da un filosofo, etologo, divulgatore come Roberto Marchesini. Uno studioso la cui proposta filosofica è riconducibile, con le relative particolarità, alla più ampia corrente del post-human, teoria che riconosce l’errore di mettere l’uomo al centro ed a misura di tutte le sue decisioni, come verità assolute, nel suo ruolo di dominatore assoluto dell’intelligenza e quindi di tutto il creato.
Marchesini è stato seguace di Giorgio Celli nello studio delle interazioni sociali uomo-animali, dei metodi di allevamento e dei vari temi del comportamento animale sia libero sia domesticato. I processi di apprendimento degli animali e dell’uomo dall’origine della specie ad oggi (etologia cognitiva). Nel suo ultimo saggio del 2018 Alla ricerca della mente animale riusciva già a dimostrare la costruzione dell’identità degli animali che si realizza attraverso dotazioni innate e virtualità evolutive (innato e appreso). Definendo la soggettività animale come frutto di un problema del soggetto da risolvere (come del resto per l’uomo) attraverso varie risoluzioni, differenti per ogni specie, fino a raggiungere l’obiettivo dato.
Marchesini ha sempre criticato la svalutazione a livello subalterno ed esclusivamente di servizio degli animali e l’incapacità di avere relazioni con le altre specie per uno sviluppo migliore delle personalità umane. E su queste interazioni di apprendimenti reciproci ha basato il suo ultimo libro del 2022, con sottotitolo “Come la relazione con le altre specie ci ha cambiato”. Considerando che ogni specie ha dovuto affrontare problemi differenti ed ha dovuto acquisire intelligenze profondamente differenti.
Molti dei nostri comportamenti – ha detto Marchesini – li abbiamo acquisiti dagli animali. Spesso interpretiamo i nostri corpi, il nostro destino attraverso gli animali. Lo studio del volo degli uccelli, del nuoto dei pesci. Cogliamo le divinazioni, creiamo l’altro di sé attraverso lo sciamanesimo, ci travestiamo da animali, i primi manufatti hanno forma umana, la musica è fatta di suoni animali, le pitture rupestri sono piene di animali. Chiamiamo le costellazioni Zodiaco. Ci travestiamo e sogniamo i superuomini come animali (Batman, Spyderman, ecc.).
Roberto Marchesini con i suoi cani
Malgrado ciò è avvenuto un divorzio con gli animali, siamo all’eutanasia di un amore per gli animali – ha voluto puntualizzare l’etologo -. I rapporti tra noi e loro è stato banalizzato con il loro uso, frutto dell’immagine di uno status symbol. Chi vuole adottare un animale dovrebbe prima capire che cosa è una relazione tra specie, prepararsi a capire il diverso che ha in casa. Cani sui passeggini e gatti peluche ecco l’ignoranza sulla natura. Non si sa più distinguere tra api e vespe, tra rondini e rondoni, tra galline e faraone, tra frassino e quercia. Forse siamo già alla catalessi della conoscenza.
Od ancora prevalenza del fatto che solo noi siamo comprensibili, non gli animali. L’animale da sempre ha voluto dialogare con noi, ci ha sempre interpellato anche quando lo abbiamo ucciso. Così ha continuato Marchesini allargandosi alla letteratura di genere – quella che Leopardi chiamava ‘vaghezza’ era in fondo la loro maniera di interrogarci su cose che noi abbiamo capito meglio di loro. Loro ci hanno sempre dato, noi abbiamo dato luogo anche a maltrattamenti e sadismo.
Oggi che abbiamo cani e gatti in casa dovremmo capire che hanno già una loro natura e noi li vogliamo snaturare. Il cane è uno stoico sempre pronto all’avventura a fianco dell’uomo, non desiste mai pronto anche al sacrificio. Il gatto è un epicureo nel suo stile di vita, viene ad osservare quando si fa qualcosa e solo se ci si ferma si accoccola vicino o sopra l’uomo. Il cane è un maratoneta fa squadra in maniera complementare. Insegna all’uomo a fare attività fisica, ricordando l’uomo paleolitico. Il gatto invece vive in un mondo infantile, è quello che si è adeguato all’urbanizzazione ed al benessere. Ha grande personalità ma è anche un meditativo, un pigro.
Oggi vige l’utopia dell’autonomia, dell’autarchia, – ha detto ancora Marchesini – ma non si può trovare il senso della vita se non in maniera comunitaria. Senza donazione reciproca di ogni tipo siamo destinati a finire soli e vuoti. Le cose più importanti sono le relazioni. Purtroppo viviamo in un momento di narcisismo della persona. Ci siamo emancipati dalle relazioni e dalle partecipazioni con le persone e con le specie. Avremmo bisogno di una nuova educazione sentimentale, perché la cosa peggiore non è quella di combattere qualcuno, ma è quella di ignorarlo. Ignorando gli altri uomini, la natura e le altre specie, se muoiono o si estinguono non ce ne accorgiamo nemmeno. Il concetto di autarchia ontologica, di autosufficienza è oggi un grande errore. E produce solitudine, alienazione, distacco dalla realtà. Il nostro distacco dagli altri e dalla natura hanno creato un deficit di empatia, fondamentale in tutte le relazioni.
È necessario ricominciare dai bambini, ad insegnare loro a conoscere la realtà e non solo le immagini della realtà che vengono dalla tecnologia, importante che riconoscano le piante, gli insetti, le erbe e tutta l’alterità, perché è solo quella che attraverso le emozioni può creare nuove identità, emancipazione da una vita fatta solo di cose e non di conoscenza.
Ritornando al titolo come le relazioni abbiano cambiato l’uomo occorre ribadire che l’essere umano non è stato mai isolato ma ha avuto sempre relazioni con tutto il creato e soprattutto le altre specie, cosa che oggi sta scomparendo, come sta scomparendo gran parte dell’immaginario (elemento essenziale dell’intelligenza che ci rende umani) sostituito dalle tecnologie, una carrellata di imitazioni riproposte nelle macchine. Le macchine si ispirano a noi ma non sono soggetti primari. Gli animali sono soggetti in quanto portatori di interessi, sono entità proiettate nel mondo attraverso i desideri. La Zooantropologia è la disciplina che parte da come gli animali e le altre specie abbiano contribuito a far dell’uomo quello che è.
Noi uomini siamo animali da un punto di vista fisico, biologico, ontologico – ha continuato nella sua disamina di un sistema malato, Marchesini – I desideri degli animali non sono delle cose ma delle azioni come correre, lavorare, mangiare, riposare. Quello che dà piacere non sono le cose ma le azioni per raccoglierle (perché noi siamo stati sempre raccoglitori). Ancora raccogliamo nella natura le icone, tutto quello che emerge da un ambiente, conchiglie, vegetali, fiori, sassi, ecc. Ma abbiamo purtroppo anche un’altra parte di noi la mania imitatrice. Oggi cerchiamo le icone nel computer. Viviamo in situazioni fatte di giochi elettronici, di web, di social, di immagini riflesse e non di realtà, che da sempre è quella che forma gli apparati di conoscenza e l’intelligenza dell’uomo. “Non facciamo che le simulazioni prendano il posto della realtà” ha ammonito ancora l’etologo.
Vorrei finire con due concetti del prof Marchesini: “non è l’animale che c’è in me ma l’animale che sono”, ed ancora “parliamo tanto di problemi della Biosfera, ma anche qui la Biosfera siamo noi”.
Nota sull’Autore
Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e “Centro Sperimentale di Cinematografia”, www.artapartofculture.net e www.ponzaracconta.it.