di Sandro Russo
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Certe canzoni della domenica “non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” (citaz. A. Venditti: Amici mai). Così stavolta. Anche a questo servono le canzoni, a creare collegamenti, echi…
Quante volte sul sito abbiamo parlato dell’America, entità mitica che non si riesce a definire. Abbiamo provato anche attraverso le canzoni. La più emblematica è quella di Simon & Garfunkel, intitolata proprio America, di sui abbiamo scritto quanto basta.
L’America ce l’ha mostrata anche Mike Vitiello, in un suo recente viaggio fotografico (leggi e guarda qui: La bella America di Mike Vitiello).
Ma mi frullava per la testa un’altra canzone… Un pezzo on the road, fatta di motel e paesaggi sterminati e brevi contatti tra le persone, tra uno spostamento e l’altro.
Finalmente l’ho ritrovata, era una ballad: The Road (1972) del cantautore statunitense Danny O’ Keefe (incisa anche da Jackson Browne nel 1977).
Qui di seguito la canzone e sotto il testo (con allegata traduzione).
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Ma come c’entra Ron [nato Rosalino Cellamare, a Dorno (prov. di Pavia) nel 1953]?
Ho dovuto superare il limite di vederlo come l’ombra (amicale e artistica) di Lucio Dalla e col tempo ho cominciato ad apprezzarlo in modo autonomo.
Ha avuto una carriera lunga e ricca di successi, tuttora in progress (la sua scheda su Wikipedia è interminabile); ho messo da parte brani scelti da sue intervista lette sui giornali
Intanto la novità:
Ron: “‘Sono un figlio’ è l’album dei miei 50 anni di musica”
Da la Repubblica del 29 settembre 2022 – a cura di redazione spettacoli
Il nuovo lavoro del cantautore anticipa un tour teatrale. Tra le tredici canzoni anche un duetto con Leo Gassmann e una cover da Finneas .
“Uno sguardo sulla vita”. È il centro del nuovo album di Ron intitolato Sono un figlio, in uscita il 30 settembre, a otto anni dal suo più recente lavoro in studio. Il disco è parte del progetto artistico per i 50 anni di carriera che comprende anche un prossimo tour teatrale e segue la raccolta dei suoi successi Non abbiam bisogno di parole, pubblicata la scorsa primavera.
Composto da 13 canzoni e dedicato a suo padre, Sono un figlio è un autoritratto in cui Ron si racconta come mai aveva fatto prima. Un lavoro che ha richiesto tempo, dalla ricerca delle canzoni che lo rappresentassero in questo periodo della sua vita alla scelta dei suoni e degli arrangiamenti che dessero profondità ai testi. Lo affiancano in questo percorso importanti autori e giovani artisti: Guido Morra, Maurizio Fabrizio, Bungaro, Giulio Wilson, Niccolò Agliardi, Edwyn Roberts, Mattia Del Forno, Cesare Chiodo, Rakele, Donato Santoianni.
Ron, il nuovo album (foto ansa)
Ci sono anche un duetto con Leo Gassmann (“trovo che abbia un grande talento e gli ho chiesto di cantare con me”), un cameo di Paolo Fresu nel brano Un’astronave nel cielo e una cover di Break my heart again di Finneas. “Mi sono reso conto che il lockdown e la pandemia avrebbero voluto che impazzissi, invece mi hanno dato modo di rallentare, di ascoltare moltissima musica, mi ha insomma aiutato”, ha detto Ron a proposito della nascita del nuovo progetto. “La musica mi salva sempre” aggiunge il cantautore. “Ogni volta che sono tornato da Sanremo, e alcuni sono stati disastrosi, tornavo con una grande tristezza ma la musica mi rimetteva sempre in piedi. È accaduto anche quando ho avuto il covid: non riuscivo a scrivere ma la musica mi ha preso per la collottola e ancora una volta mi ha rimesso in piedi”. Quindi un riferimento al modo in cui ha lavorato al nuovo album: “Sono sempre alla ricerca di cose nuove, ho scoperto tanti giovani di talento, anche internazionali, come Finneas O’Connell ed Ethan Gruska, di cui mi sono innamorato e che mi ha dato la voglia di tornare al pianoforte”.
Su Dalla
Ron, un disco in onore di Lucio Dalla: “Cantare le sue canzoni, ogni volta è un’emozione nuova”
di Ernesto Assante – Da la Repubblica del 7 giugno 2019
‘Lucio II’ è stato pensato durante una serata televisiva dedicata al cantautore e ora è un disco di 12 brani con molti duetti: da Fiorella Mannoia a Luca Carboni, Massimo Ranieri, Alice, Gigi D’Alessio, Paola Turci e altri
Basta iniziare ad ascoltare l’album, Lucio II, con la prima canzone Cara cantata da Ron e Fiorella Mannoia, per capire che il tempo può anche passare, le mode cambiare, i suoni mutare, ma le canzoni di Lucio Dalla non sono destinate a subire le ingiurie degli anni. Ed è così, bello, emozionante, intenso, tutto il nuovo album che Ron ha voluto dedicare al suo grande amico, una raccolta di dodici brani, nove dei quali cantati in duetto con Fiorella Mannoia appunto, Serena Autieri, Luca Carboni, Federico Zampaglione, Massimo Ranieri, Paola Turci, Gigi D’Alessio e Alice. E due, Tutta la vita e la leggendaria Anna e Marco, rilette con la sensibilità di Ron da solo. L’album è nato da un progetto televisivo, una serata dedicata a Dalla alla quale avevano partecipato molti cantanti italiani, “La cosa era venuta particolarmente bene”, racconta Ron, “i duetti erano davvero belli, e ho pensato fosse giusto poterla pubblicare e diffonderla. E poi, a dire il vero, mi piaceva anche l’idea di andare in giro ancora con lo spettacolo dedicato a Lucio, che mi emoziona ogni sera”.
È così anche in concerto? La magia si crea ogni sera?
“Certo, sembra di dire un’ovvietà, ma quando si sale sul palco, dietro di te arriva il suono della band, davanti a te c’è l’energia del pubblico, scatta un meccanismo magico, una sottile leggerezza vola nell’aria e tutto prende senso”.
…Ancora, da un’intervista a Web notte
Ron ricorda Lucio Dalla. L’anno che verrà sarà sempre un anno migliore
di Ron del 23 febbraio 2022
La testimonianza sull’amico di sempre
Lucio non assomigliava a nessuno. Non hai mai inseguito un modello, un’idea di artista già esistente. E neanche di uomo. Era così unico che giorno dopo giorno, anno dopo anno, non somigliava neanche a se stesso. Ogni volta che si metteva al piano non cercava solo una nuova ispirazione: entrava in una nuova dimensione. E quando la musica non gli bastava più si è dato ai testi. E quando le canzoni non bastavano più si è aperto all’arte figurativa, al teatro, alla poesia.
Non smetteva mai di scandagliare l’animo umano, le persone, quella gente che non smetteva di stupirlo. E lui si lasciava stupire da quelli che incrociavano la sua strada. Nessuno gli passava inosservato. In ognuno trovava qualcosa ed è per questo che amava la gente con un sentimento palesemente reciproco. Ogni volta che scriveva si buttava in strade sempre nuove. Il cambio era quello che contava. Lucio giocava con se stesso, con la sua follia. Lui era le sue canzoni. Non era diverso dalle sue canzoni.
Nella nostra lunga amicizia il suo cambiamento più significativo, quello che ci ha avvicinato di più, è stato quando ha iniziato a lavorare con Roversi. L’ho ammirato tantissimo. Dopo tutto il successo che aveva avuto con 4 marzo e Piazza Grande, aveva deciso di cantare un poeta, un poeta meraviglioso come Roversi, nonostante fosse lontanissimo da quello che aveva fatto fino ad allora. Ha dimostrato molto coraggio. Gli chiedevo “Ma come fai a musicare dei testi che non hanno una metrica musicale?”. Rispondeva che non era per niente facile ma era felice perché sentiva che stava facendo qualcosa di straordinario. In quel momento ho capito che la sua grandezza risiedeva anche in questo, nel lavorare tanto pur di abbracciare l’arte.
In questi dieci anni senza Lucio, i momenti in cui mi sono sentito più solo sono stati quelli in cui mi sono reso conto di non avere più alcun riferimento, nessuno che riuscisse a trasmettermi qualcosa di nuovo, nessuno da poter chiamare a qualunque ora per avere un confronto, un’impressione.
Se dovessi scegliere due canzoni che rappresentino Lucio con sufficiente precisione punterei su L’anno che verrà e Henna. In un mondo che lui già vedeva alla deriva, queste due canzoni parlavano di futuro e di speranza. Perché Lucio è stato uno che ha sempre preferito guardare al domani con grande positività e fiducia nell’uomo il quale, secondo lui, ha sempre la possibilità di essere migliore. E questo vale sempre, anche oggi che lui non c’è più a ricordarcelo. Proprio in questi giorni, con due anni di pandemia sulle spalle, L’anno che verrà sarà sempre un anno di ripartenza, un anno migliore. Henna, invece, l’ha scritta inseguendo con il cuore due aerei che gli sfrecciavano sopra la testa mentre si trovava alle Tremiti, due caccia che andavano a iniziare la cancellazione della Jugoslavia dalle cartine geografiche. Niente di più attuale. Leggi, di Franco Zecca: Una canzone nata dalla guerra, contro la guerra.
Infine torniamo alla canzone proposta all’inizio. L’ha rifatta anche Ron molto accattivante, con un arrangiamento avvolgente di violini che trovo appropriatissimo e una suggestiva invenzione per la frase refrain (di risoluzione o di uscita)…
Quella che in inglese suona:
And when you stop to let’em know you got it down
It’s just another town along the road
È resa:
Ma quando ti fermi / Convinto che ti si può ricordare
Hai davanti un altro viaggio / E una città per cantare
Una citta’ per cantare… Ron – Lucio Dalla – Francesco De Gregori
Nel 1980 esce l’album Una città per cantare, che contiene la canzone omonima, e altri brani scritti con Dalla (Io ti cercherò, Nuvole, Tutti i cuori viaggianti, tra i titoli), tranne Nel deserto (con testo di De Gregori) e Mannaggia alla musica (interamente di De Gregori); nel disco suonano con Ron, tra gli altri, Ricky Portera, Shel Shapiro, e la PFM al gran completo.
È il suo primo grande successo e in cui compare con lo pseudonimo Ron.