La Redazione
–
Per dovere di cronaca abbiamo pubblicato l’articolo di Latina Oggi del 5 novembre, Impegni per Zannone, le decisioni del Parco, a firma di Orazio Ruggieri (con un commento ‘a caldo’ della Redazione) – leggi qui – e seppure in allegato e con molta perplessità, uno scritto di Vigorelli inviato sulla Posta del Sito il 6 novembre 2022 innescato dall’articolo suddetto: La bella favola della rana e il bue di Vigorelli (1) (satira politica, è stata definita dall’autore). Recentissimo è un secondo articolo su Zannone, a forma Orazio Ruggieri, su LT Oggi di ieri, 9 novembre (leggi qui).
Ci corre però l’obbligo di fare chiarezza sui contenuti di entrambi gli scritti. Non solo per amore di verità, ma soprattutto perché riteniamo che sia un impegno morale riportare i fatti e gli atti alla loro concretezza, senza banalizzazioni propagandistiche, tipiche della politica populista sbandierata sui social di moda oggi, e per far ciò abbiamo cercato e fatto ricorso ad una pluralità di fonti informative.
Andiamo per ordine, perché la questione è piuttosto articolata.
Il consigliere Comunale D’Amico, ha dichiarato al giornalista di Latina Oggi, che con il suo voto favorevole è stato approvato dal Consiglio Direttivo del Parco la Relazione Previsionale e Programmatica Bilancio di Previsione 2023.
D’Amico non è ancora Consigliere del Direttivo del Parco, è stato proposto, ma manca ancora la nomina (vedi in allegato la Delibera del Consiglio Direttivo del 31/10/22, che ha approvato detto bilancio preventivo 2023 e alla quale avrebbe potuto partecipare D’Amico se fosse stato già in carica).
In realtà lui ha partecipato alla riunione della Comunità del Parco (che è un organo consultivo, non deliberativo), due giorni prima della delibera del Consiglio Direttivo, quindi il 28 ottobre u.s. (vedi relativo verbale in Allegato II). La sua presenza alla riunione della Comunità era in sostituzione del Sindaco, il quale preventivamente deve inviare delega scritta ogni volta che intende farsi sostituire da qualcun altro ai pochi incontri annuali della Comunità, che ormai avvengono per lo più da remoto.
Evidentemente D’Amico non ha ancora chiaro quali siano gli Organi statutari dell’Ente Parco e la loro funzione, semplicemente li confonde, oppure, come già altre volte, continua la sua personale rappresentazione da protagonista delle vicende amministrative. Non solo, dal verbale della riunione della Comunità del 28 ottobre, non risulta che D’Amico abbia minimamente trattato aspetti che riguardassero Zannone, né da un punto di vista economico né di altro genere. Dal verbale risulta che è stato il dott. Di Fazio (Commissario della Comunità Arcipelago) a chiedere conferma che i 300.000 euro, previsti dal Protocollo d’Intesa tra il Comune di Ponza e l’Ente Parco – firmato a fine dicembre 2020 da Ferraiuolo e dall’allora Presidente del Parco Ricciardi (vedi Protocollo allegato in formato .pdf) – fossero sempre disponibili a favore del Comune di Ponza, per essere utilizzati su Zannone.
Il ruolo di D’Amico, durante quella breve riunione on line, è stato solo quello di esprimere parere favorevole, a nome del Comune di Ponza, al bilancio di previsione 2023, verosimilmente come da indicazione ricevuta dal Sindaco..
Fin qui, la satira di Vigorelli corrisponde ai fatti, a parte l’imprecisione sulla rappresentanza del Comune di Ponza nella Comunità da parte di D’Amico, come abbiamo già specificato.
D’Amico, continuando a volteggiare alto, ha inoltre riferito al giornalista di Latina Oggi che: “All’interno del documento il Parco ha preso, verso Ponza, diversi impegni per la nostra isola di Zannone”. Attribuendo a se stesso o al più all’Amministrazione di cui fa parte, i meriti di quegli impegni.
Ben diversa è la realtà.
Una prima bozza di impegni verso Zannone (a parte il protocollo del 2010 fatto da Franco Schiano, sindaco Porzio, protocollo naufragato con la successiva amministrazione Vigorelli) è rinvenibile nella terza parte della delibera del CD del PNC del 16/9/2020 (Consigliere del Parco M. Califano, Sindaco Ferraiuolo, vedi delibera in allegato III). In quella delibera che definiva l’indirizzo programmatico dell’Ente Parco per il periodo 2021-2023, il Parco parla di gestione e valorizzazione dell’isola di Zannone, iniziando in questo modo a dare sostanza al Tavolo tecnico istituito alcuni mesi prima tra il Comune di Ponza e il Parco. È da quel Tavolo Tecnico che sono poi scaturiti gli impegni (anche economici) definiti nel Protocollo di Intesa del dicembre 2020, citato sopra.
Ancora, è in forza del Protocollo d’Intesa del 2020 che il Bilancio di previsione 2023 del Parco, riporta 300.000 € per Zannone. È sempre per effetto di quel Protocollo del 2020 che il Parco, continua nei bilanci e nelle relative Relazioni Programmatiche a sottolineare gli impegni presi con il Comune di Ponza, che prevedono anche la valorizzazione dei beni culturali (ruderi del Monastero) e beni naturalistici (biodiversità di Zannone).
D’Amico, dopo avere scorso la Relazione programmatica per il 2023 fatta dal presidente del Parco, Giuseppe Marzano, si deve essere fregato le mani ed aver pensato: il piatto è pronto non ho che da servirmi. (servirmene).
Noi riteniamo che le persone abbiamo già ben chiaro che tutto quel che D’Amico va sfoggiando sui social e adesso anche attraverso i giornali, fa parte di una narrazione non veritiera e che una programmazione come quella del Parco parte da lontano, idem per i tanti finanziamenti e opere pubbliche che lui quasi quotidianamente si attribuisce. In ogni caso lo rammentiamo per quei pochi distratti che potrebbero prendere sul serio D’Amico e i suoi proclami.
Ritornando all’articolo di Latina Oggi, il prode Danilo ha fornito anche un elenco di interventi e di somme, evidentemente prendendo spunto dalla Relazione del Presidente. Gli interventi, fatti citare dal nostro eroe, come già detto, sono quelli previsti nel Protocollo, ha solo utilizzato qualche parola diversa.
Le cifre invece sembrano del tutto campate in aria. Provate a sommare le cifre riportate nell’articolo e i conti non tornano in nessun modo. Non solo, ma un intervento, come quello previsto dal progetto per il Varo, elaborato dai Tecnici incaricati dal Parco e fermo in Comune in attesa della Conferenza di Servizi (di cui scriveremo più avanti), costa almeno tre volte i 73.000 euro dati in pasto ai giornali.
Per ciò che attiene il Faro
Il Faro è Demanio Marittimo del Ministero della Difesa, ed è in utilizzo ai Carabinieri della bio-diversità del Parco. L’unico utilizzo che ne può fare il Comune di Ponza sono visite guidate per le scuole e per eventuali escursionisti e uno spazio informativo, anche questo previsto nel Protocollo del 2020.
I lavori al Faro, non li decide certo D’Amico.
Il Parco un paio di anni fa ebbe un finanziamento di circa 400.000 euro che oggi, potrebbe in parte utilizzare anche per mettere in sicurezza almeno il relativo sbarco, difficilmente l’intera scarpata, che versa in condizioni anche peggiori del Varo. Ne fa cenno il secondo articolo di Ruggieri su Latina Oggi del 9 novembre e pubblicato sul sito oggi, articolo questa volta più corrispondente alla realtà, forse il giornalista ha parlato con il parco e non con D’Amico.
I ruderi del Monastero.
Il baldo Danilo, forse non ha chiaro che per salvare quei ruderi (oltre alla casa), bisogna con urgenza intervenire sulla frana sottostante. Anche qui il progetto è fermo in Comune come gli altri due; una prima stima provvisoria ammontava a circa 700.000 euro ai prezzi del 2020. Quei 291.000 fatti citare nell’articolo, da quale immaginifico progetto vengono? Forse il frutto di un suo sogno notturno?
Solo poche parole per chiarire la questione dei tre progetti per gli interventi su Zannone. Nell’ambito della progettazione per il restauro della Casa di caccia, i progettisti incaricati (anno 2020), chiesero una indagine geologica; fu da quella indagine geologica che apparve evidente anche ai profani, che nel versante di Zannone che guarda il Circeo, era in atto una frana recente (tanto recente che ancora non ci era ricresciuta la vegetazione, come si può vedere dalla foto sopra). Non solo, i geologici dissero che non era l’unica.
Le più gravi e urgenti erano tre: oltre a questa della casa di caccia, la scarpata del faro e il Varo; in realtà per questo ultimo non si tratta di una frana, ma di un indispensabile intervento di messa in sicurezza dal punto di approdo ai gradini della salita, per consentire ai visitatori di scendere in sicurezza (ricordiamo sempre che anche a Zannone vigono le norme del PAI).
I tecnici dissero anche che senza la preventiva messa in sicurezza della frana retrostante la casa, il suo restauro non era possibile, o meglio nessun ente avrebbe mai autorizzato l’intervento. Pertanto il progetto di ristrutturazione della casa è rimasto in stand by, in attesa del progetto esecutivo per la messa in sicurezza della frana, questo ultimo è un lavoro complesso a cui hanno lavorato tecnici, molto qualificati, di diverse discipline.
Con la pandemia di mezzo purtroppo i progetti definitivi/esecutivi di tutte e tre gli interventi (del cui costo si è fatto carico il Parco, sempre per gli accordi presi nel Protocollo del 2020), sono stati consegnati al Comune di Ponza solo nella primavera del corrente anno. Da qui a catena la scadenza dei termini per l’utilizzo del finanziamento del Ministero dell’Interno, avuto nel 2019 dall’amministrazione Ferraiuolo.
Negli ultimi giorni del suo mandato, la giunta Ferraiuolo, dopo aver ricevuto il diniego dal Ministero alla richiesta del Comune di una proroga dei termini di scadenza, aveva affidato ad un legale il ricorso al Tribunale per tentare di recuperare detto finanziamento. La nuova Amministrazione tanto prodiga di informazioni per i cittadini, non ha tuttavia mai fatto sapere nulla su questo ricorso. Già più volte abbiamo posto la domanda, senza risposta, finora.
Anche dei tre progetti di intervento su Zannone, la nuova amministrazione non ha fatto mai sapere nulla. Mentre sarebbe fondamentale aprire al più presto le relative Conferenze dei Servizi. È di questo che il delegato dei lavori pubblici D’Amico si dovrebbe occupare, invece di perdere tempo a rivendicare meriti non suoi.
E veniamo agli stessi punti, ma secondo Vigorelli, il quale deve essere rimasto indietro su tanti aspetti che riguardano la situazione di Zannone negli ultimi anni, oppure per mantenere il punto, continua a raccontare i fatti secondo la sua personale interpretazione che spesso si discosta dalla realtà.
Sostiene l’ex Sindaco che la solfa del Varo, dura dal 2011 (il Protocollo di Schiano, per capirci) ma che è sempre rimasto lettera morta… Il fatto è che toccava a lui, Sindaco da giugno 2012 attuare il Protocollo di Schiano, occupandosi eventualmente della messa in sicurezza del Varo e non solo, ma Vigorelli preferì passare cinque anni (!) a litigare con il Parco, senza fare nulla per Zannone.
A parte questo, Vigorelli, preferisce ignorare che oggi per il Varo c’è il progetto pronto e pure i soldi (del Parco). Come detto sopra, per mettere in sicurezza la frana dietro la casa di caccia sono necessari ormai più di 700.000 euro, quindi i 300.000 previsti nel Protocollo del 2020 non sarebbero sufficienti.
Tanto per pareggiare i conti Vigorelli non poteva non sparare a zero anche sull’operato della precedente Amministrazione, i cui Assessori avrebbero ignorato la frana sottostante la Casa di caccia.
Così scrive all’indomani del primo articolo di Ruggieri su Latina Oggi (il testo completo è in Allegato):
“Anche qui, quando il duo assessorile Michele Nocerino-Mimma Califano presentò un bel progetto per il restauro della Villa, per fortuna l’Arch. Gianni Passariello, all’epoca responsabile dei Lavori Pubblici del Comune, fece fare un’indagine geologica che portò alla luce l’emergenza della frana, – che il duo assessorile aveva ignorato.
– Quanto ai soldi per il restauro della Villa Comunale (quasi due milioni di euro), li aveva ottenuti l’amministrazione Ferraiuolo dal Ministero dell’Interno.
Ma poiché il Comune non ha presentato un progetto nei tempi dovuti, il ministero ha revocato la somma a fine 2021. E la stessa cosa ha fatto per altri due milioni stanziati per il Bagno Vecchio e Cala Fonte.
– Ogni tanto è bene ricordare la colpevole incompetenza della passata amministrazione.”
Anche qui Vigorelli finge di non sapere quanto abbiamo già evidenziato sopra e non è la prima volta. Come pure per la questione del finanziamento.
Ci/gli chiediamo: lui che avrebbe fatto nella stessa situazione? Ma lui in quella situazione non si sarebbe mai trovato, visto che durante il suo mandato il comune di Ponza non ha ottenuto alcun finanziamento in assoluto e per Zannone è stato solo capace di litigare con il Parco senza minimamente pensare che l’isola stessa cadeva a pezzi.
Qualora poi fosse vero che l’amministrazione Ambrosino si sia spesa presso il Ministero per riavere i soldi e potrebbe recuperare solo il finanziamento per Cala Fonte e non per Zannone, un simile risultato sarebbe oltremodo incomprensibile, poiché i gravi motivi che hanno impedito di utilizzare in tempo utile il finanziamento per Cala Fonte sono ancora più fondati per la casa di caccia, come abbiamo evidenziato sopra.
Considerato inoltre che trattandosi di una proprietà pubblica che andrà irrimediabilmente perduta (oltre ai ruderi) senza gli adeguati interventi, l’amministrazione Ambrosino non potrà lavarsene le mani, soprattutto se non si sta adoperando adeguatamente in tutte le sedi: Ministero, Tribunale e Regione Lazio (a quanto ci è dato sapere la Regione si stava impegnando per finanziare la messa in sicurezza della frana dietro la casa di caccia).
Nel frattempo, anche il Sindaco potrebbe attivarsi per avviare le Conferenze di Servizi dei progetti giacenti (per gli interventi su Zannone), o pensa come D’Amico che sia possibile fare giusto qualche intervento tampone?
Questo scritto è dedicato unicamente agli aspetti tecnici, sui due articoli citati all’inizio; gli stessi tuttavia hanno implicazioni politiche non di poco conto, pertanto a breve tratteremo anche di quelle.
Allegati
La rana Danilo D’Amico. Di Piero Vigorelli
ALL. II. ZANNONE. PNCIR Verbale Riunione 28 ottobre 2022.pdf
Protocollo Zannone. 23 dic. 2020. 5 pagg.pdf
PN CIRceo delibera n 13 del 16 9 2020
Deliberazione del Consiglio Direttivo 31 10 22
[Tutte le verità e le bugie su Zannone. (1) – Continua]
vincenzo
22 Novembre 2022 at 11:05
Chi comanda a Zannone?
Ho letto con attenzione le verità esposte dall’amica Mimma su Zannone, per cui gli chiedo senza alcuna polemica:
Cara Mimma perché non ti sei battuta per fare una lista elettorale e continuare la tua azione amministrativa? Tu probabilmente potevi essere la donna che cercava Gennaro Di Fazio per guidare il Comune e la cercava senza sapere che ce l’aveva accanto a se. Mimma come hai fatto a non convincere Ferraiuolo, Marcone, Aversano, Mazzella, De Martino (se avevi tutti questi argomenti) per ripresentare“la casa dei Ponzesi ” e continuare quelle opere pubbliche che tu con grande orgoglio oggi rivendichi come traguardi quasi raggiunti dalla tua amministrazione?
Mimma, tu e il gruppo della “casa dei ponzesi” vi siete bocciati da soli, siete voi che avete deciso di non presentarvi alle elezioni. Non presentandovi alle elezioni avete dichiarato il vostro fallimento politico e quindi programmatico. Voi per primi non avete creduto nel vostro lavoro. Non siete mai diventati una squadra che lavorava per obiettivi condivisi. In queste condizioni di competizione interna non siete riusciti a darvi un nuovo capo che potesse continuare l’azione politica. Quello che dico a te vale anche per Gennaro e per qualsiasi altro di voi che oggi borbotta fuori dal “Palazzo”.
Oggi Mimma ritorna – nelle vesti di giornalista – a spiegarci quello che lei e la sua amministrazione hanno fatto.
E noi l’abbiamo capita questa azione amministrativa.
Per quanto riguarda Zannone: la scelta politica di Mimma e della amministrazione Ferraiuolo è stata quella di collaborare con il Parco del Circeo per dare a Zannone una sua rifondazione strutturale e organizzativa.
Mimma ci spiega che si era arrivati vicini ad agguantare il “malloppo” per riportare al suo splendore la villa (casa di caccia) che negli anni sessanta fu la meta dei Signori Casati. Ma non solo: con quei soldi circa 2 milioni di euro e con quelli che da sempre il Parco aveva accantonati, si poteva mettere in sicurezza il convento cistercense ( non benedettino come giustamente corregge il nostro Vigorelli ) e fare opere di mitigazione al Varo e al Faro.
Tutto era stato scritto nel nuovo accordo di Programma.
Nel frattempo, Piero Vigorelli e Franco Ambrosino in Consiglio Comunale tuonavano contro questo accordo perché lo ritenevano “l’ennesima presa per i fondelli dei burocrati ambientalisti di Circeo”.
Il progetto di Mimma però era “pianificato”. C’era un problema in più: la casa di caccia era stata risucchiata in una zona sottopasta a dissesto idrogeologico. Mimma ci dice che si è proceduti – colpa anche della pandemia e dico io del vaccino che ha rallentato i riflessi – a trovare architetti disponibili e geologi esperti ma le relative progettazioni sono arrivate fuori tempo massimo e si sono persi i finanziamenti stanziati.
Mimma esorta, oggi l’ Amministrazione Ambrosino di fare “ferro e fuoco” per recuperare quei soldi, proprio come Vigorelli faceva “ferro e fuoco” nei confronti di Ferraiuolo perché procedesse spedito per l’uscita del Parco del Circeo.
Io ho fatto un elogio a Ferraiuolo, proprio per la sua coerenza, nel giustificare le sue imprese come Sindaco ripetendo in varie forme la famosa frase: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Per cui riconosciamo a Mimma come e a tutti gli amministratori che ci provano: che non è facile risolvere i problemi a Ponza. Troppe sono le competenze coinvolte, irrisori sono i finanziamenti pubblici, non ci sono risorse tecniche e professionali per preparare in tempi record progettazioni ma soprattutto non c’è una visione politica isolana condivisa.
Quindi consapevole di questa realtà drammatica che cosa chiedo a chi si cimenta a fare l’amministratore e politico locale?
Chiedo che rimanga modesto, che non si vesta da uomo di potere, perché il periodo della poltrona passa in fretta e sarà poi la realtà isolana – che peggiora – a dimostrare senza alcun equivoco che si è sbagliato.
Io adesso domando a tutti gli amministratori passati e presenti:
Cosa succede se un barcaiolo sbarca a Zannone un gruppo di turisti e disgraziatamente si stacca un pezzo di montagna al Varo e qualcuno rimane ferito?
Cosa succede se qualche raccoglitore di funghi si fa male sbarcando al Faro?
Se un volontario ambientalista, animato da buoni propositi decidendo di pulire i sentieri, apporre cartelli esplicativi di storia e botanica per cui si intrufola anche nella villa di caccia e un pezzo di calcinaccio gli cade in testa?
Qualcuno mi ha detto che ci sarebbero delle indagini, articoli sul giornale, sequestro dei siti e poi una lunga causa dove vengono chiamati a rispondere il Comune proprietario, il Parco gestore ma anche l’operatore turistico, il singolo raccoglitore o il volontario.
Ecco mentre i medici litigano il malato muore.
Il dissesto idrogeologico non si ferma è implacabile e provoca una progressiva degradazione della casa di caccia, dei resti del convento, della flora e della fauna di Zannone.
Per questo io chiedo che il Comune decida una linea politica, che possa prevedere la collaborazione con il Parco; che passi però attraverso la convocazioni di conferenze di servizi per trovare soluzioni operative che abbiano progetti e finanziamenti.
Che si produca, intanto, un regolamento che stabilisca come, quando, in che modo e se possa essere visitata e frequentata Zannone.
L’isola di Zannone non può restare in questo limbo di accessibilità non organizzata e irresponsabile. Se l’azione politica del Comune non ha riscontri operativi da parte delle altre istituzioni interessate: che si proceda a chiudere Zannone a qualsiasi sbarco. Così vediamo cosa succede!
Vedete io diversi anni fa consigliai ad un nuovo amministratore un’azione del genere da fare per Chiaia di Luna. Dissi: “Tu sei un nuovo amministratore, non hai responsabilità per le azioni passate. Per aprire Chiaia di Luna, i tuoi predecessori hanno visto spendere soldi pubblici e non sono riusciti ad aprirla o a mantenerla aperta. Di chi è la colpa? Lo decida la magistratura.”
Quell’amministratore non ha seguito il mio consiglio, mi disse che il mio modo di pensare era da classico comunista “tanto peggio tanto meglio” ma anche perché, era convinto, che in cinque anni portava a termine la missione di aprire Chiaia di Luna. Aveva delle idee, dei progetti, proprio come Mimma li aveva per Zannone e anche per Chiaia di Luna.
Sono passati 12 anni e Chiaia di Luna rimane chiusa, come ne sono passati molti di più per Zannone e le cose sono peggiorate: qualcuno oggi pensa e dice sotto voce che la casa di caccia non sia più recuperabile.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare ma noi smettiamola di fare chiacchiere facciamo saltare il tappo delle deresponsabilizzazioni.