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I regimi totalitari hanno sempre avuto preveggenza e molta considerazione per la cinematografia come mezzo di condizionamento delle masse, sia in modo manifesto che più sottile, utilizzando tutte le tecniche di persuasione.
Non è un caso che la frase di copertina di questo articolo (e del documentario che presenta), posta sotto l’immagine del Duce in posa di cine-operatore, sia in realtà di Lenin (1870-1924), cioè del comunismo ai suoi albori, fatta propria dai regimi fascista e nazista; per quella capacita che hanno i regimi totalitari di scambiarsi i metodi di coercizione che sicuramente funzionano.
Testimonia l’attenzione del regime fascista anche la nascita in quegli anni della Mostra internazionale d’arte. cinematografica (chiamata comunemente ma impropriamente Mostra del cinema di Venezia), fortemente voluta dal regime. Dopo l’Oscar, è la manifestazione cinematografica più antica al mondo: la prima edizione si tenne tra il 6 e il 21 agosto 1932 (mentre l’Academy Award si svolge dal 1930, in serata unica).
Quindi antesignano fu il regime marxista-leninista che raggiunse apici insuperati di teorizzazione con Sergej Ėjzenštejn (1848-1948): “Il cinema deve arare le coscienze, come l’aratro la terra”. Però poi Stalin passò ad “arare” lo stesso regista che morì giovane, di infarto, a cinquant’anni pare, in seguito alla notizia che il grande capo aveva ordinato il sequestro e la distruzione del suo film Ivan il Terribile parte III (dopo che anche le prime due parti avevano avuto gestazione e distribuzione difficile).
Del regime nazista sono note le dettagliate riprese delle armate con la croce uncinata che marciavano marziali incontro alla morte (delle loro vite individuali e di quelle dei loro nemici; questa è la sensazione che si riceve guardando le immagini. Donna di punta della cinematografia del regime fu Leni Reifensthal (1902-2003), cui Hitler nel 1936 affidò la realizzazione di un film celebrativo delle Olimpiadi di Berlino. Olympia: per cui girò 400.000 metri di pellicola. Il risultato finale è considerato il film più importante della regista, una importante testimonianza dell’estetica nazista ma anche in assoluto uno dei migliori film dedicati allo sport.
Bugie e propaganda, un doc racconta la strategia del Duce
di Silvia Fumarola – Da la Repubblica di sabato 22 ottobre 2022
– Suscita domande e riflessioni il documentario Mussolini ha fatto anche cose buone? Propaganda di ieri e fake news di oggi, il 27 ottobre alle 21.15 in su Sky Documentaries, in streaming su Now.
– Il racconto di Pietro Suber e Luca Cambi indaga sulla creazione del personaggio
Gioele Dix, all’anagrafe David Ottolenghi, è il filo conduttore e il narratore di un viaggio che esplora gli anni del fascismo e la figura di Benito Mussolini. Alla fine racconta di suo nonno Maurizio, ebreo, un ragazzo elegante nella foto incorniciata. «Gli piaceva il piglio di Mussolini» spiega l’attore «pensa che il Duce possa fare molte cose buone. Nel 1938 le leggi razziali lo trasformano in un cittadino di serie B, nel 1943 scappa in Svizzera con moglie e figli, tra cui mio padre. Meno male che è stato capace di ricredersi in tempo, perché altrimenti non starei qui».
Ideato da Pietro Suber (che lo ha scritto con Luca Cambi), diretto da Simona Risi — prodotto da 3D Produzioni — ripercorre il fascismo indagando la creazione del personaggio Benito Mussolini, attraverso la propaganda e la “fabbrica del consenso”. «È un percorso che ho iniziato una decina di anni fa» spiega Suber, «quando raccontai la storia di Pietro Terracina e Sami Modiano (leggi qui), amici per 70 anni. Poi ho realizzato un altro documentario in occasione degli 80 anni delle leggi razziali, 1938 Quando scoprimmo di non essere più italianieLili Marlene — La guerra degli italiani, su storie meno raccontate della Seconda guerra mondiale. I testimoni sono fondamentali, c’è tanto lavoro di ricerca».
Diviso in capitoli, il nuovo lavoro segue l’ascesa di Mussolini — dalle bonifiche (parlano i discendenti di chi bonificò l’Agro pontino), all’introduzione della previdenza sociale, alla propaganda attraverso le foto e il cinema.
Fondamentali le figure degli storici, da Francesco Filippi, autore del libro Mussolini ha fatto anche cose buone (Bollati Boringhieri) a Alessandro Barbero, Claudio Siniscalchi, Giordano Bruno Guerri, Carlo Greppi, Roberto Chiarini, Guido Melis.
La cinematografia è l’arma più forte. «C’è molto razzismo nella cinematografia italiana» osserva Siniscalchi, «diventiamo un Paese razzista, potremmo chiamarlo “razzismo coloniale”».
Nel film Harlem gli ebrei vengono indicati come “falsi bianchi”, diventerà poi il più censurato di sempre.
Ada Algranati ricorda come la sua fosse «una famiglia spensierata prima del 1938. Eravamo ebrei, io ero Piccola italiana, mio fratello era balilla e mio padre aveva il brigidino, il segno all’occhiello dei fascisti se no non poteva essere direttore di banca. Il 5 maggio 1938 vado come Piccola italiana a salutare a Firenze Mussolini e Hitler, non sapendo che l’estate sarebbero arrivate le leggi razziali. Oggi se sento la voce del Duce in tv mi vengono i brividi».
David Cassuto racconta che quando la madre tornò dopo la deportazione, non la riconobbe. Il dolore è incancellabile.
Giordano Bruno Guerri dice che «il fascismo affascina le giovani generazioni per ignoranza».
Suber, si rivolge ai giovani? «Spero che questo documentario faccia discutere. Tanti hanno avuto un fascista in famiglia, e quel periodo resta un tabù».
Note
Tornando a Mussolini e al cinema, non si può dimenticare lo studio semiologico e fisiognomico-posturale che ha condotto qualche anno fa (nel 2020) su questo sito Stefano Cecini (storico e cinefilo) nella serie (quattro articoli) in cui analizza i movimenti e la postura di Mussolini rispetto al Hitler, in momenti diversi della loro parabole personali.
Viene tracciato per immagini il percorso del rapporto tra i due dittatori attraverso brevi cenni sugli incontri più significativi: il primo a Venezia che apre la serie; quindi la famosa visita di Hitler in Italia, del maggio del 1938; l’incontro del Brennero con l’estremo tentativo di Mussolini di evitare la guerra globale; infine l’ultimo incontro che precede quel fatale 10 giugno 1940, la data in cui il nostro Paese entra nel secondo conflitto mondiale.
E le posture sono assolutamente significative: dal Mussolini spavaldo e trionfante della visita di Hitler a Roma al Duce stanco e dimesso degli ultimi incontri.
– 1. Mussolini e Hitler due dittatori a confronto
– 2. Il famoso incontro di Roma del maggio 1938
– 3. L’incontro del Brennero
– 4. L’ultimo incontro