di Enzo Di Fazio
La famiglia Vitiello nel 1929
Quella foto l’avevo subito notata.
In bella mostra alla parete della saletta antistante la cucina della casa di Anna aveva attratto la mia attenzione per la evidente datazione e per la compostezza della famiglia che ritraeva.
Andavo di fretta, quel giorno, e mi limitai a chiedere di chi si trattasse.
– E’ la famiglia di mio nonno Silverio – mi rispose Anna sorridendo, e subito dopo, con fierezza – …e questo è mio padre – indicandomi con l’indice il primo giovanotto a destra, seduto sullo scanno.
– Ritorno quando ho più tempo – le dissi – così mi racconti tutto quello che sai di questa foto.
L’occasione è capitata nei giorni scorsi che ho fatto ritorno a Ponza.
Così nella bella casa di corso Pisacane ci siamo soffermati, Anna con l’anziana mamma Maria e io, ad ammirare ed analizzare questo capolavoro d’epoca.
La foto è un po’ la sintesi di tante storie. Vi è ritratta l’intera famiglia di Silverio Vitiello con la moglie Elena Cristo.
Vi sono tutti i figli: Filippo, Eva e Civita (in piedi), Concetta, Olimpia, Guido e Francesco (seduti). Manca solo Maria Anna in quanto, all’epoca, già maritata.
E’ una foto scattata nel 1929 e le divise da ‘giovane balilla’ di Guido e Francesco testimoniano del periodo storico.
E’ una foto – racconta Anna – voluta dal regime fascista per fornire una prova tangibile della condizione di “famiglia numerosa” che in quanto tale aveva diritto a diverse provvidenze.
“Un popolo ascende in quanto sia numeroso” – ripeteva spesso Mussolini.
“Leggendo” la foto si capisce quanta accortezza sia stata utilizzata nella sua costruzione. Lo si percepisce dalla composizione.
I vasi ai due lati, uno dei quali avvolto in un panno per nasconderne probabilmente i difetti, alleggeriscono la severità del momento.
Particolare del vaso con i fiori
– Tutti indossano i vestiti più belli – mi conferma Anna.
Quelli di Civita ed Eva, sui quali spiccano un collo di pelliccia di volpe ed una collana di perle, appaiono addirittura di tendenza per quell’epoca.
La camicia di Filippo è arricchita con un delizioso farfallino.
Anche lo scanno è “vestito” per l’occasione. Lo copre un drappo ricamato, forse un tappeto damascato.
Particolare del drappo che copre lo scanno
L’espressione dei volti denuncia lo stato d’animo del momento dello scatto. C’è la fierezza del capofamiglia Silverio; la compostezza adolescenziale di Eva e Civita e l’accenno dinoccolato di Filippo (il più grande dei maschi); c’è la serietà rilassata di Guido e la preoccupazione del giovane Francesco, accentuata dalla posizione delle gambe e delle mani incrociate a mo’ di difesa.
Le labbra serrate e inespressive presenti su quasi tutti i volti sono il segno tangibile del risultato dell’opera del fotografo. Sembra di sentire – Mi raccomando, attenzione, tutti fermi e occhi fissi verso di me!”
Fanno eccezione Elena e le piccole Concetta ed Olimpia.
Sul volto di Elena si leggono la padronanza e la sicurezza della moglie e della madre ponzese, la conferma del ruolo viene anche dal cenno di un sorriso capace nella sua evidenza di stemperare la solennità del momento.
Olimpia e Concetta sembrano le meno controllate e forse anche le più contrariate, a conferma di come i bambini sappiano essere, nonostante le imbeccate degli adulti, sempre liberi e spontanei.
Da quella famiglia, ricorda Anna, sono usciti quattro fanalisti.
– Oltre a nonno Silverio, divennero nel tempo fanalisti anche zio Filippo, papà e zio Guido. Un bel contributo al servizio dei fari.
Anna mi dice subito che delle persone ritratte è rimasta solo Concetta (zia Concettina). D’istinto le chiedo di incontrarla assieme a lei per una chiacchierata da cui trarre, attraverso la rievocazione dei ricordi, fatti ed episodi legati alla vita trascorsa nei fari con il papà fanalista.
– Sicuramente – dico – avrà tante cose da raccontarci…
Conosco Concettina fin da quando ero piccolo. Abita ancora oggi sulla sommità degli Scotti.
È una di quelle persone che mio padre incontrava ogniqualvolta andava al faro della Guardia, perché la strada per il faro passa davanti casa sua, come vicino a quella casa c’è anche il piccolo giardino a cui mio padre piaceva dedicarsi nei momenti liberi dal lavoro.
Concordiamo con Anna quando andare a trovarla. Mi raccomanda solo di non avvertirla prima, per evitare che vada in ansia. L’incontro dovrà apparire casuale.
Zia Concettina, con l’età che ha, ormai non attende più alle cure dei campi… e quindi non c’è bisogno di darle “un appuntamento”.
Così decidiamo per le 10 – 10,30 di venerdì 6 luglio.
Vincenzo Di Fazio (Enzo)
[I Vitello, una famiglia di fanalisti. L’incontro con Concetta (1) – Continua]