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Passa l’estate e… quell’amore là… quello… Quale? Quello riposto nell’angolo più lontano della memoria.
Non fu un amore … piuttosto un innamoramento giovanile. E infatti ritorna in superficie oggi che con l’età, all’amore si dà un valore più ponderato.
Si era ragazzi e le comitive erano le più inclusive. Qui a Ponza ci si incontrava piccoli e grandi, giovanette e signorine. Insieme alla Caletta. Tuffi, giochi a palla, nuotate alla scogliera, gare di apnea per scovare i patelle riale (haliotis tubercolata lamellosa) (1).
Ore in acqua, fino a quando le labbra diventavano livide. E spruzzi e calate e sguardi e battute, spinte e slanci, e abbracci.
C’erano bionde e brune, spiritose, timide, chiassose, così come c’erano giovanotti che nel fisico avevano il punto di forza per farsi notare, e ragazzi intraprendenti in ogni sfida, e adolescenti timidi nelle retrovie ad osservare più che ad osare.
Un humus psicologico e sentimentale in cui gli sguardi parlavano, i silenzi agivano, il toccarsi furtivo e casuale dava sussulti.
Le amicizie erano preziose, gli incontri irrinunciabili, e il tempo frammezzato fra il mattino avanzato e la prima sera. Fra la Caletta e Sant’Antonio, fra la rena della spiaggetta e il passeggio intorno al bar d’u Surecillo, col jukebox, ’u summariello a far da cornice, e il pigro scendere delle ombre.
Quell’amore là… è nato ascoltando C’è gente di Sergio Endrigo, assaporando col cornetto le trepidazioni d’essere vicino a lei… di parlarle.
Di cosa ? Cosa ci dicevamo ?
Dicevamo che a settembre saremmo tornati in città per studiare… e il professore avrebbe insistito con Virgilio e… che ci saremmo scritti, qualche volta.
Un intrattenersi senza scopo evidente e senza futuro.
Non fu un amore… ma il cuore stava facendo le sue prove d’avvio.
Con le piogge di settembre, come oggi, finì quell’ordito di affetti.
(1) – Silverio Guarino ha scritto delle patelle reali (ndr)