di Giuseppe Mazzella di Rurillo
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Era il preside della facoltà di Economia e Commercio nel novembre del 1968 quando entrai per la prima volta nel nostro bel palazzo di via Partenope sul lungomare Caracciolo a Napoli con vista sul mare. Amodeo era il titolare della cattedra di Ragioneria generale ed applicata e con lui bisognava affrontare i due esami fondamentali della facoltà dei “ragionieri” ai quali tutti eravamo obbligati ad iscriverci poiché non esisteva la liberalizzazione delle facoltà che ci fu soltanto un anno dopo, nel 1969, come conquista dei moti studenteschi del ’68.
Amodeo detestava i “ragionieri” perché li riteneva studenti presuntuosi che ritenevano che già conoscessero la materia avendola già studiata per tre anni all’ Istituto Tecnico Commerciale. I suoi due esami non erano cosa facile. Erano pesanti e richiedevano partecipazione ai corsi. Infatti i suoi corsi erano frequentati da centinaia di studenti del primo e secondo anno e da decine di fuoricorso. Nessuno quindi sottovalutava l’esame con lui.
Amodeo dava dignità fondamentale alla scienza della contabilità e pretendeva per essa uguale dignità rispetto all’Economia politica, la Politica economica e finanziaria, la Storia economica, il Diritto pubblico, privato, commerciale, del lavoro, fallimentare tributario, insomma rispetto a tutto l’arco delle scienze economiche e commerciali che nel mondo neocapitalistico si ampliavano sempre di più. Gli esami fondamentali erano 23 e 2 soli complementari scelti fra una cinquantina di materie.
Amodeo era un uomo di una sessantina di anni. Non molto alto. Brutto. Con i baffi alla Hitler. Era tuttavia autorevole per ampia conoscenza della materia e per cultura generale. Gli studenti di qualsiasi pensiero politico gli portavano rispetto e lo temevano. Amodeo non temeva il confronto con una gioventù in forte mobilitazione. Le sue lezioni – nell’aula n. 1- la più ampia della facoltà – non si limitavano alla fredda spiegazione della “partita doppia” ma toccavano anche le ragioni dello sviluppo economico con un eloquio colto che imponeva l’ammirazione. Credo che fosse un uomo di “destra”. Ma nel corso di una lezione – la ricordo ancora dopo 53 anni – Amodeo sottolineò che ” in economia come nella vita la scelta è sempre fra due come nella” partita doppia”: o in ” dare” o in ” avere” o in “entrata” o in “uscita” non è data una terza via”.
La lezione di Amodeo è sempre stata presente nella mia vita e mi è venuta alla penna per le vicende politiche di queste ore in cui Renzi e Calenda vogliono fare il “terzo polo” o il “centro”. Il centro non esiste. Il centro è una invenzione italiana dove è forte la potenza della Chiesa. La scelta in politica come nella vita è o a destra o a sinistra.